carlo lissi e maria cristina omes“Ci sarà chi parlerà, a proposito del triplice omicidio di Motta Visconti, di folle raptus. Noi non ci esprimiamo, ma la presunta follia mal si accorda con la lucida dissimulazione del massacro, messa in atto subito dopo. Però bisognerebbe che ci interrogassimo, soprattutto gli uomini si interrogassero, su un uomo qualunque, “per bene”, che uccide sua moglie e i suoi due bambini piccolissimi, poi si lava del loro sangue e va a vedere una partita di calcio con gli amici senza suscitare alcun sospetto, e poi sostiene la sceneggiata della scoperta del dramma contando di farla franca. Bisognerebbe pensare a quanta indifferenza sociale ci circonda, se un uomo e una donna, probabilmente in crisi, non sono stati intercettati da nessuno. Bisognerebbe cominciare a dire che ogni uomo deve sentire su di sé il rischio potenziale di diventare un maltrattante, e prevedere percorsi di prevenzione a partire dalle scuole. E magari prevenzione anche per le ragazze, perché imparino a chiedere aiuto, a spezzare il silenzio. Ci appelliamo a coloro che possono agire per il bene collettivo, che possono quindi realizzare iniziative concrete di contrasto alla violenza. Ma ci appelliamo anche ai cittadini e alle cittadine qualunque, anche di una piccola città come la nostra, perché Motta Visconti è come dire Asti o Canelli o Villanova: non giriamo sempre la testa da un’altra parte, non pensiamo sempre “non sono fatti miei, non voglio rogne”. Una coppia in crisi magari si lascia e basta, tutto finisce lì. Due che litigano magari alzano la voce e si insultano e poi nessuno alza le mani. Però potrebbe anche andare peggio, e quando si sente il livello che si alza bisognerebbe alzare anche qualche antenna. E avere un po’ di coraggio, esporsi. Certo è più facile e rassicurante pensare che il male è tutto esterno a noi, come pateticamente faceva il sindaco di Motta Visconti davanti alle telecamere: “non può essere che una rapina”. Uno da fuori, un delinquente, un alieno. Quando parliamo di sicurezza pensiamo solo a questo. Guardiamo anche dentro le nostre normali case. Basta ‘lavare i panni in casa’, perché è lì che avvengono i delitti più efferati. Occorre uscire da questa logica, altrimenti ci troveremo altre volte a parlare di donne ammazzate: e come si legge sempre più spesso, ammazzate insieme ai loro ingombranti  bambini”.  Coordinamento Donne Cgil Asti