“Non abbiate paura!” è una citazione del Vangelo che ci sembra appropriata anche discutendo di gestione di una comunità civile. Crediamo (e speriamo) che i toni delle dichiarazioni fatte nel Consiglio Comunale e riportate negli articoli della stampa locale circa l’arrivo di 12 migranti a Nizza non corrispondano a quello che alberga nel profondo del cuore delle persone che rappresentano le nostre comunità! Capiamo che se non si conoscono i migranti che arrivano si possa essere spaventati, per questioni tecniche ma non per questioni di principio. Se è vero che i valori cristiani sono alla base della nostra cultura i casi sono due: o abbiamo cambiato cultura o la paura è più forte della speranza. L’insegnamento evangelico sull’accoglienza è chiaro.

Se negli anni passati avessimo chiuso le porte a tutti coloro che arrivavano da fuori, Nizza non sarebbe quel che è oggi, le scuole non avrebbero i numeri che hanno, le squadre di calcio non sarebbero quel che sono, i nostri figli sarebbero ancor più soli in un mondo di anziani. Col tempo rischiamo di ricordare solo le esperienze negative mentre quelle positive diventano normalità, non ci accorgiamo più che il compagno di studio/lavoro è in realtà nato fuori dai confini.

E’ fastidioso subire un’imposizione, sarebbe meglio organizzarsi con il giusto assetto per governare al meglio una situazione difficile. La politica estremizza tutto per mettere in difficoltà l’avversario, spesso è vissuta (e riportata dai media) come battaglia, ma se rimanesse nei binari della collaborazione critica, se con pacatezza ci si confrontasse con altre esperienze che hanno già accolto immigrati, si scoprirebbe che si possono affrontare i nodi critici avendone guadagni sociali, culturali ed economici (magari trovando fondi per rimettere a nuovo qualche locale in nome dell’accoglienza, agevolando acquisti locali comprando frigo, mobilio, vestiti… creando occasioni culturali…).

Il nostro è solo un invito a non avere paura e utilizzare le risorse emotive per capire come volgere l’imposizione in un vantaggio, piuttosto che sprecare energie per difendersi da un ipotetico pericolodescritto come apocalittico, ma che potrebbe essere controllato senza grandi difficoltà (una decina di persone rispetto una comunità di 10.000 cittadini ce la si può fare). Chiudersi a riccio ci illude di tenere fuori dalla porta problemi che rientrano dalla finestra peggiorati.

Esistono operatori e cooperative brave a gestire queste situazioni, bisogna scegliere bene, la Prefettura se impone deve anche supportare, dare risorse per coordinare al meglio l’accoglienza e verificare come va. Anche le radici cristiane della nostra cultura ne gioverebbero perché sarebbero praticate, non solo proclamate: sarà deformazione, ma la buona notizia (il Vangelo) è poter intravedere un mondo migliore di convivenza e solidarietà, una visione che dà pace e fa superare le difficoltà con autorevolezza, viceversa la paura se si impossessa di noi dà inquietudine, agita e solitamente è cattiva consigliera”.

La Presidenza Diocesana dell’Azione Cattolica