“Ho letto ripetutamente il comunicato del segretario cittadino della Lega Nord di Asti e, sinceramente, ho avuto difficoltà a trovare qualche nesso logico in quanto esposto. Cosa c’entra lo Ius soli con la prostituzione? A parte il fatto che la Giunta Brignolo, a differenza di molti altri Comuni (fra cui Calamandrana, Torino, Firenze, Orbassano) ancora temporeggia sul  conferire la cittadinanza onoraria a figli dei migranti nati in Italia, le esperienze citate di Bologna e Torino mi sembrano campate in aria. A Bologna la Polizia Municipale ha obbligato le donne che si prostituivano in strada a compilare un questionario truffaldino, poi ha girato i dati al Ministero delle Finanze che ha proceduto con accertamenti sui beni posseduti dalle prostitute e in base ad una valutazione del tutto arbitraria, ha poi inviato delle cartelle esattoriali. Dopo le prime proteste su questa pratica alquanto singolare e ambigua, l’operazione è stata annullata. Suona strano che la Lega Nord, che da anni si batte contro la tassazione arbitraria da parte della Stato e Equitalia, adesso invochi controlli fiscali serrati e inesorabili… e se invece che alle prostitute, questo metodo inquisitorio venisse applicato ad artigiani, commercianti e partite IVA? Probabilmente alla Lega Nord non sarebbe più tanto  gradito. La possibile riapertura delle Case Chiuse a Torino, invece mi suona nuova. Sono anni che con l’associazione Piam onlus Asti lavoriamo sulla prostituzione e contro la tratta di esseri umani, gestendo progetti regionali di cui anche il Comune di Torino fa parte. Esiste da anni un tavolo di coordinamento regionale su queste tematiche e, se non mi sono distratto un attimo, mi risulta che gli interventi del Comune di Torino nell’ambito della prostituzione, siano gli stessi messi in campo ad Asti: contrasto allo sfruttamento, protezione, assistenza e inserimento sociale per le vittime della tratta, monitoraggio del fenomeno, azioni di prevenzione e informazione. Azioni, queste, che sono le uniche a poter garantire la sicurezza sociale di tutte/i, grazie al funzionamento di un sistema anti tratta e sfruttamento integrato ed efficace. Un sistema ben collaudato e che molte altre regioni ci invidiano, ma che da due anni a questa parte è al collasso, perchè la Giunta Regionale del Piemonte, guidata da Cota (Lega Nord), ha incassato dallo Stato i fondi per gli interventi contro la tratta, ma ha valutato che questa non fosse una priorità e non li ha girati (come da convenzione regolarmente sottoscritta) agli enti e alle associazioni individuati per attuare i programmi di protezione e inserimento sociale per le vittime di tratta, ma bensì spesi per altre attività a me ignote (o forse per i rimborsi elettorali ai consiglieri regionali?). Allo stato attuale la rete anti tratta piemontese è allo stremo, con grande difficoltà anche per le Forze dell’Ordine che non hanno più a disposizione le case di fuga per le donne che denunciamo gli sfruttatori e grande giubilo per  trafficanti e ruffiani, che si trovano il campo libero. Chiudo facendo presente che da mesi Piam onlus ha inoltrato al Comune di Asti una proposta seria e operativa per mettere in campo lo zoning, l’unica pratica attualmente riconosciuta per garantire sicurezza a chi si prostituisce, evitare conflitti con la popolazione residente e contrastare lo sfruttamento”. Alberto Mossino, presidente Piam onlus