strada fortino“La deliziosa colazione all’aperto, caffè, the, latte e pasticcini, servita ieri mattina, in arredo da  dehors, dalle famiglie “occupanti” l’edificio di Salita al Fortino, ha avuto indubitabilmente il senso  di riconciliare in luogo pubblico ciò che in luogo pubblico è stato reso drammaticamente  inconciliabile. Vale a dire l’urbanistica e la funzione dell’abitare, l’attività immobiliare e il diritto alla  casa. Non a caso erano presenti i digos, i carabinieri, l’ufficiale giudiziario nonché l’avvocato della  proprietà. Non a caso erano assenti il sindaco, l’assessore alle politiche sociali e l’assessore  all’urbanistica, ruoli di funzionario pubblico nei quali oggi si condensa il trentennale proposito di  consegnare l’identità, lo sviluppo, la programmazione delle funzioni cittadine, ai fautori della  rendita fondiaria e delle più rapaci speculazioni edilizie.  Tutti i presenti ieri mattina, sulla soglia di casa, hanno simbolicamente certificato il fatto che  otto famiglie “sotto sfratto” hanno dovuto agire un atto di disobbedienza civile, l’occupazione, per  riprendersi il diritto di parola e la libertà di organizzare lo spazio delle loro vite. In questi frammenti  di umanità, bisogni, sentimenti e relazioni, si condensa il trentennale proposito di espropriare i  cittadini dei loro diritti costituzionali, della loro sovranità. Pratiche di cittadinanza interrotte perché  consegnate irresponsabilmente al mercato e a leggi dettate dalla possidenza a difesa della  possidenza. L’ultima, la cosiddetta Lupi/Renzi, criminalizza il movimento di lotta per la casa,  vietando il riconoscimento della residenza e l’allacciamento delle utenze, alle persone che occupano  illegalmente un edificio.  Questo è l’ordine del discorso, con una agenda dei problemi l’un l’altro legati e con pratiche  sociali conseguenti, da una parte e dall’altra. Come dovrebbe essere evidente a tutti quelli che  dicono di non voler trasformare un gravissimo problema sociale in problema di ordine pubblico.  Non serve l’ordinaria amministrazione, sono tossici i legalitarismi e i riflessi d’ordine educatamente  trattenuti, peggiorano i danni sociali di questa situazione i silenzi, il prendere tempo, aspettare che  quest’ultimo sia scandito dagli appuntamenti dei processi. Non a caso questa mattina un elegante,  sobrio nel linguaggio, avvocato della proprietà, ha concesso agli occupanti tre mesi per  riconsegnare l’edificio alla immobiliare ed abbia ribadito di non avere alcun interesse ad un  confronto con chicchessia sull’uso dell’edificio.  Come già è stato detto, sono i “moderni” statuti della proprietà e del lavoro che vanno rimossi o  radicalmente corretti. Bisogna separare, nel senso della Costituzione (art.42), diritto di proprietà e  diritto a costruire. Dalla parte delle famiglie, delle persone a cui è negato il diritto ad abitare, dalla  parte del movimento che si oppone ad un ulteriore esproprio di diritti, ad ulteriori ferite alla dignità  delle persone, questo cammino è già stato intrapreso, come è evidente.  La richiesta di un “tavolo di confronto”, che è circolata anche stamattina, implica pertanto degli  interlocutori autorevoli e credibili. Nonostante tutto, dalla parte dei cittadini e delle associazioni che  questa mattina, con la loro presenza hanno mostrato di voler sostenere le ragioni delle famiglie  occupanti, tale richiesta è stata reiterata. Ci auguriamo che sia raccolta al più presto”. Carlo Sottile, portavoce del Coordinamento Asti Est