Mamuthones , cavallo morto al Palio di Asti 2013Gentili signori e signore, il 17 settembre avuto hanno inizio gli eventi facenti parte della kermesse folcloristica del Palio di Asti che culmina Domenica 20 con la corsa dei cavalli. Ho letto il programma http://www.palio.asti.it/programma.shtml, che si apre con il saluto del Presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino: parole da politico trite e ritrite, riciclate in ogni occasione, inneggianti alla tradizione, alle radici, al turismo. Il Sindaco Fabrizio Brignolo dà il meglio di sé, come ogni volta che si affronti l’argomento palio: è lui quel Sindaco che nel 2013, il giorno dopo la morte di Mamuthones, cancellando con un colpo di spugna il dolore del giorno prima, si mostrò esaltato sugli spalti a celebrare la conquista del Palio. Quest’anno non poteva farsi sfuggire il binomio tra EXPO e Palio, due baracconi che vivono dello stesso “cibo”: il denaro. Il giro d’affari che ruota attoro a EXPO è arrivato fino al Palio di Asti quindi si entra nel gior e si gita. Lui che è il primo cittadino, è il primo a girare. Annuncia la prossima apertura del Museo del Palio finanziato da fondi regionali, statali ed europei: mentre la cultura subisce tagli in ogni ambito, i nostri soldi finanziano un museo in cui si celebrano, tra l’altro, corse di cavalli. Chissà se nel museo troveranno spazio i nomi delle vittime animali dimenticate l’anno successivo perché sostituite come strumenti seriali. Nel museo di potranno vedere “filmati emozionali”: che cosa c’è di più “emozionale” di un cavallo che muore per divertire la folla? E’ una scena che tocca le corde emotive e che resta impressa per sempre nella mente di chi a vedere una simile scena non si diverte affatto. L’Assessore a Palio, Manifestazioni e Cultura Massimo Cotto sul Palio si è espresso in modo tale da far pensare a che la sua idea di cultura sia per lo meno discutibile. Mi chiedo come faccia un amministratore che della cultura dovrebbe essere il motore a non rendersi conto della arretratezza culturale che contraddistingue una corsa di animali. Sono in prima linea nella difesa di tutto ciò che è cultura e incoraggio il magnifico spettacolo che cortei storici, sbandieratori e validi artisti offrono ma affiancare a tutto ciò i cavalli sfruttati a vita e frustati in una corsa in piazza definendola uno spettacolo culturale è fuorviante. La cultura non è un calderone in cui infilare di tutto un po’ per interesse o per scarsità di idee. Dice bene l’Assessore “Correre il Palio nell’anno del Signore 2015 significa avere in una mano il senso dell’epica e nell’altra il senso del limite.” Si concentri proprio sul limite, quel limite culturale che una città manifesta ogni volta che fa correre animali, di qualsiasi specie essi siano. Quale significato culturale può celare una simile corsa? Come scrive l’Assessore, so bene che il Palio non è “una semplice corsa di cavalli”: lo sostengo ogni volta che contesto questo genere di manifestazioni ma, guarda caso, quella “semplice corsa di cavalli” difficilmente viene messa in discussione, proprio perché è un serbatoio di soldi, in barba alla vita degli animali che continuano a morire per divertimento. L’Assessore vuole “innaffiare le culture ogni giorno” per mantenerle in vita: allora guardi alla vita, non alla morte. I cavalli che al Palio perdono la vita rappresentano la morte e i suoi arzigogolati discorsi non restituiscono loro la vita. Il Palio “pianta più bella di una città” deve essere potata: dare un taglio alla corsa dei cavalli è la cosa migliore che possa fare il giardiniere della cultura Massimo Cotto. Sono d’accordo col ritratto che fa del borghigiano: “Palio significa passione cieca e assoluta il borghigiano vero è come l’ultras del calcio: è intransigente, perché non è interessato all’obiettività, solo a tenere vivo l’amore per i suoi colori. Ma la cosa meravigliosa è che questo atteggiamento, che altrove può presentare dei limiti di base, qui diventa vertice di bellezza.” C’è una gran bellezza in questa dimostrazione dei borghigiani al Palio di Siena? https://www.youtube.com/watch?v=sfKvI4AEAWE Le manifestazioni di massa sono solitamente eterogenee, anche quelle dichiaratamente pacifiche e nonviolente; la mela marcia si può trovare ovunque tuttavia non passa inosservata questa imponente rissa tra persone fanatiche, esaltate, eccitate, frutto di un pathos tribale da PALI – I – OLITICO che credo l’Assessore si auguri non accada mai nella civilissima Piazza Alfieri. Il suo timido riferimento alla “sicurezza degli animali” (si è accorto che ci sono anche loro!) si sgretola quando scrive che “Il fantino vero non corre sul suo cavallo, corre con il suo cavallo.” Crede forse l’Assessore di rovesciare con un giochetto lessicale una pratica secolare di dominio dell’essere umano sul cavallo, disgraziato animale tra i più sfruttati? Crede che non sia ampiamente noto tutto ciò che ruota attorno alle corse di cavalli? E dai cavalli passa all’urbanistica: “Il nostro centro storico è fra i più invidiati d’Italia” ma si ricordi che occasionalmente ci scappa il morto per divertimento a insanguinare l’urbanistica dell’invidiato centro storico: al Palio 2013 ho visto ad Asti il peggiore centro storico d’Italia e ancora me lo ricordo. Nel variegato programma del Palio trova spazio la cerimonia della benedizione del cavallo e del fantino: la Chiesa è spesso presente agli appuntamenti in cui gli animali sono sfruttati a scopo ludico o commerciale (processioni, corse, palii, fiere…) soprattutto per celebrare festività patronali. Lo sfruttamento animale non ha confini: dal sacro al profano, coinvolge a 360 gradi. E non manca l’attenzione al mondo dell’infanzia:“Anche i più piccoli hanno il loro giusto spazio… A loro… è dedicata una suggestiva sfilata in costume… i piccoli sfilanti assisteranno alle prove dei rispettivi cavalli e fantini. Annamaria Manzoni è psicologa e psicoterapeuta, ipnositerapista e grafo analista; iscritta all’Ordine degli Psicologi della Lombardia, collabora con il Tribunale dei Minori di Milano e con il Tribunale di Monza; autrice di libri e di articoli su riviste di psicologia. Si è fatta promotrice di un documento sottoscritto da oltre 650 psicologi che mette in guardia sugli spettacoli che utilizzano animali http://annamariamanzoni.blogspot.it/p/documento-psicologi.html Dunque lo spettacolo sta per incominciare e, in rispetto dei morti, è bene ricordare quelli di Siena (50 cavalli morti dal 1970 a oggi), quelli di Asti (11 cavalli morti dal 2003 a oggi), e poi Ferrara, Buti, Ronciglione, Perugia, Savigno, Belpasso, Piazza Armerina, Acate, Feltre, Fucecchio, Servigliano, Floridia, Sedilo, Pistoia; recentemente ci hanno lasciato Quintana, vittima del Palio di Bomarzo e Quativoglio del Palio di Castel del Piano. Palio che vai, cavalli morti che trovi: su questo si dovrebbe riflettere. Cordiali saluti. Paola Re