“Devo una spiegazione ai tanti Astigiani che, sorpresi, mi hanno domandato perché a Passepartout 2012 la discussione, le domande, le analisi dei contenuti di ogni lectio magistralis saranno rinviate al giorno successivo, in assenza del relatore.

Approfitto dell’ospitalità di questo giornale per spiegare le diverse motivazioni: vediamole.

I festival, i saloni del libro, gli eventi culturali sono sempre affollati, gremiti, mentre, purtroppo, le librerie sono sempre più vuote.

Leggere, studiare, approfondire sono attività solitarie per loro natura, impegno faticoso e individuale, senza riscontri immediati ma assolutamente necessario, che perciò va incentivato.

Al contrario la partecipazione ai festival è un fatto collettivo, dove conta esserci e dove il riconoscimento è immediato e reciproco. In quei momenti entrano in gioco i fattori tipici della “società dello spettacolo”: l’oratore sul palcoscenico diventa l’eroe di una buona causa, una star, le sale sono stracolme per una cultura esibita, scrosciano gli applausi ed è il successo: soddisfatti gli organizzatori e i loro sponsor e tanto basta.

Ma basta davvero?

E le librerie sempre più vuote? Le scuole sempre meno formative? Il prevalere degli slogan sui ragionamenti, nei media come nel sociale? Cosa c’entra, mi direte voi, questo discorso generico e pessimista?

C’entra eccome, intanto perché è una semplice constatazione (basta verificare i dati di vendita dei libri) e poi perché oggi non c’è luogo di vacanza, città, paese o proloco che non proponga il suo evento culturale con costi relativi e successo assicurato.

Del resto nessuno si permette di discutere i festival, le mostre, la cultura: sarebbe come sparare sulla Croce Rossa!

Perché allora affrontare il dibattito il giorno successivo?

Per rimuovere l’aspetto divistico, la relazione carismatica con l’oratore che impedisce ogni vero approfondimento, per liberare la critica, l’analisi e il confronto dai tempi stretti, dai riti asfittici delle domande di rito: sussiegose o spesso stravaganti.

Vogliamo che si possa parlare liberamente e a lungo, con tutta franchezza , senza star o capoclasse; e se prenderemo la strada dell’approfondimento allora la partecipazione cambierà di segno e su questo punto sentiamo fortemente il sostegno che ci stanno dando le varie testate locali.

Non sarà più soltanto un ‘esserci’ con il suo coro di suggestioni e applausi, sarà uno sforzo per dare e ricevere, come quelle discussioni che attardano i ragazzi fino a notte fonda, che sollevano più domande di quanto non forniscano risposte, ma spingono al sapere, all’approfondimento.

Allora, forse, ad Asti si venderanno più libri.

Certo, sarà un piccolo, piccolissimo passo, ma secondo me è ora di uscire dalla sterminata platea degli ‘eventi’, è ora che una città sia protagonista del suo festival.

Grazie dell’attenzione”.

Ottavio Coffano