“Riflessioni dalle Valle Belbo. Potrebbero titolarsi così le convergenti convinzioni di Fiorio e Perazzo che esprimono la granitica certezza che Stefano Rodotà non rappresentasse il “nuovo”. L’uno rifacendosi alla data di nascita, comunque più di un settennato in meno rispetto a Napolitano, l’altro ritenendolo addirittura più casta di Napolitano. Ignorando bellamente, entrambi, che la novità di Rodotà stava proprio nel fatto di essere, da sempre, un soggetto estraneo alle logiche del “Palazzo” pur avendolo a lungo frequentato. Pur condividendo le valutazioni di Perazzo sul duo Grillo-Casaleggio e anche quelle sul Pd, trovo sbagliato confondere la novità con la data di nascita o con il non aver avuto a che fare con la storia politica e parlamentare del nostro Paese. Non si inventa un Presidente della Repubblica prelevandolo dalla cosiddetta società civile, l’esperienza parlamentare è un valore non necessariamente un peccato. Vorrei dire infine a Massimo Fiorio che appare decisamente più casta Lui che non Rodotà, dove per casta  intendo l’adeguamento dei propri convincimenti alla maggiore possibilità di essere eletto/confermato in un ruolo di prestigio/privilegio (vedi la sua “evoluzione” dal “correntone” DS, contrario alla nascita del PD, a Dalemiano di ferro, Bersaniano di piombo e, infine, Napolitaniano di bronzo). E’ più casta aver sostenuto, come ha fatto Rodotà, le istanze del movimento referendario del 2011 sui Beni Comuni o le battaglie della FIOM sui diritti dei lavoratori e sulla democrazia nei luoghi di lavoro o l’aver votato, seppure in modo sofferto (quanto?), tutte le controriforme del governo Monti come ha fatto Fiorio? Io non ho dubbi, preferisco le scelte di Rodotà!” Giovanni Pensabene