GIOVANNI PENSABENE“Ho letto con un certo stupore la replica che Luca Durandi ha dedicato agli interventi di Bonino, Mortarino e Malandrone. Lo stupore è  legato al fatto che supponevo che le motivazioni addotte da Mortarino e gli altri fossero condivise dall’ottimo agronomo Durandi. La campagna “stop al consumo di suolo agricolo” nasce, tra le altre cose, dalla considerazione della fragilità del nostro territorio imputabile in larga misura all’abbandono dell’attività agricola, soprattutto nelle aree marginali, ed alla cementificazione e impermeabilizzazione di migliaia di ettari sottratti ogni anno al settore primario. Non si tratta di scegliere tra cinghiali e volpi, a quattro e due zampe, ma di gestire un patrimonio collettivo come il territorio su cui viviamo la cui tenuta ha implicazioni che travalicano le aspettative, più o meno legittime, di chi ne risulta catastalmente proprietario. Il fatto che Asti disponga di un patrimonio edilizio ad uso residenziale eccedente la domanda non è per nulla ideologico, sta lì a dimostrare che il settore è saturo e che il rilancio dell’edilizia non può passare attraverso le nuove costruzioni ma deve essere orientato, con l’intervento pubblico, verso il recupero e il miglioramento dell’efficienza energetica. Il Comune di Asti tra il 2000 e il 2010 ha perso oltre 1000 ettari di Superficie Agricola Utilizzata e non si tratta di terreni a scarsa produttività, considerando che la gran parte della superficie abbandonata riguarda seminativi e vigneti. Credo che lo sforzo delle amministrazioni pubbliche debba essere rivolto al recupero, dove possibile, delle superfici coltivabili a fini agricoli e comunque alla manutenzione complessiva del territorio (regimazione delle acque, manutenzione delle strade, contenimento dei movimenti franosi ecc..) piuttosto che pensare a nuove cementificazioni per soddisfare il bisogno di residenzialità diffusa che può essere soddisfatto recuperando il patrimonio edilizio in abbandono, anche nelle aree frazionali. Malandrone fa bene a ricordare che su questi temi l’Amministrazione Comunale tace, alimentando non solo i suoi incubi ma anche il sospetto che non sappia cosa dire o, peggio ancora, che sia immobilizzata da spinte contrapposte”.   Giovanni Pensabene