astiss università gazzetta d'asti“L’intervento di Gianfranco Imerito ha senza dubbio il merito di porre all’attenzione generale il tema dell’Università ad Asti. Detto questo ci sarebbe da chiedergli perché i temi che solleva   oggi, che accompagnano l’Università astigiana fin dalla sua nascita, non li abbia affrontati   mentre era assessore alla Cultura, fino ad un anno e mezzo fa. Il mio intervento non vuole essere comunque polemico con Imerito ma affrontare i temi che egli solleva. Sicuramente ha ragione  quando dice che l’Università di Asti dovrebbe concentrare i suoi sforzi su quei corsi che possono   meglio caratterizzarla nel panorama regionale e nazionale. Trovo molto meno convincente il suo  ragionamento “kilometrico”, per una serie di ragionamenti. Il primo, e forse il più importante, è   che una sede universitaria ha senso se risponde alle esigenze presenti sul territorio. Da questo punto di vista trovo che non solo i corsi di laurea che egli individua come “azzeccati” rispondano positivamente alla domanda, ma anche iniziative non prettamente didattiche come ad esempio   il Centro studi e ricerca sulla Collina, realtà originale ed unica nel panorama nazionale, perché Università non è solo didattica ma anche ricerca, finalizzata a migliorare le condizioni di vita e le   opportunità di lavoro di un territorio. A questo proposito la disattenzione degli Enti Locali rispetto  al Centro è davvero grave. Il secondo ragionamento, altrettanto importante, muove da quella che   considero una errata valutazione operata da Imerito, e anche da altri in questi ultimi anni, ovvero   considerare la sede universitaria astigiana al servizio della sola città di Asti e non anche della sua   Provincia. Se non fosse così si considererebbe che da Vesime o da Roccaverano ci sono un po’ di   più dei 50 Km che separano Asti da Torino. Se non fosse così si considererebbe che le Ferrovie   dello Stato, grazie al disimpegno della Regione Piemonte, hanno falcidiato e reso economicamente   molto più pesante il collegamento con Torino. Se non fosse così si considererebbe che i governi   degli ultimi 10 anni, ancora una volta coadiuvati dalla pessima Regione Piemonte, hanno di fatto   cancellato il diritto allo studio, soprattutto per i fuori sede. Bene dunque aprire una discussione   sull’Università ad Asti ma facciamolo mettendo al centro il diritto allo studio e soprattutto   coinvolgendo nella discussione i diretti interessati, gli studenti”. Giovanni Pensabene