“Giovedì scorso ho partecipato all’interessante incontro che si è tenuto al circolo di Valmanera per difendere un patrimonio astigiano quale il Crossodromo internazionale di Valmanera.
Oltre quanto già sottolineato dai commercianti di Valmanera in merito alle perdite che un’eventuale chiusura comporterebbe per le loro attività, è stato toccante ascoltare il racconto del ragazzo che gestisce l’impianto e che per poter fare questo, per poter lavorare nel campo che è anche la sua passione, ha lasciato il precedente lavoro, ha fatto investimenti ed oggi si trova senza la possibilità di lavorare e con ancora dei debiti da restituire.
Cosa direbbero questi che si definiscono ambientalisti, se al posto del campo da motocross ci fosse una piccola fabbrica, che come è ben facile immaginare, solo con il riscaldamento nel periodo invernale inquinerebbe ben più di tutte le moto che frequentano la pista in tutto l’anno?
Vorrebbero far chiudere pure quella lasciando delle persone senza lavoro?
Anche alla luce di tutto questo, non si può permettere che Asti perda uno dei suoi (ormai pochi) fiori all’occhiello, che porta gente anche dall’estero nella nostra città, la fa conoscere in tutto il mondo e crea indotto, specialmente in un momento di crisi come questo.
Allo stesso modo è impensabile credere possibile quanto affermano taluni che dicono che la pista potrebbe essere facilmente spostata da un’altra parte.
Si tratta di parole dette da chi evidentemente non ha idea di quanto afferma.
E’ semplicemente impossibile, a meno di riuscire a trovare un altro posto altrettanto adatto ed avere a disposizione un budget di qualche milione di euro.
Il crossodromo e l’oasi ambientale possono tranquillamente coesistere, così come coesistono piste per auto e moto con parchi in alte parti in Italia.
La pista di Valmanera va difesa, così come il diritto di chi ha una moto da cross e non potrà più usarla in sicurezza all’interno di una pista, con i mezzi di soccorso pronti ad intervenire in caso di necessità, senza, per poter inseguire la propria passione, dover essere costretto ad andare a fare fuoristrada su stradine e sentieri, rischiando veramente di creare danni all’ambiente, oltre a pericolo per se e per gli altri.
La politica deve fare la sua parte, specialmente in un momento di crisi come questo, in una città dove non c’è più nulla, dove tutto, dallo sport al lavoro, scappa o muore.
Il Comune DEVE prendere posizione a tutela di una realtà che non chiede nulla, è sport e crea lavoro”.

Pierluigi Dezzani