tra canapo e realtà - gazzetta d'asti“Gentilissimi,

ho visto sul sito del giornale Il Canapo la conferenza “Tra canapo e realtà”  tenutasi ad Asti. Avrei voluto partecipare personalmente perché sono interessata al Palio di Asti, nello specifico della corsa dei cavalli, ma non sono proprio riuscita a venire. Probabilmente  la visione in streaming presenta qualche lacuna e qualche imperfezione ma credo di avere colto il senso di ciò che ho visto e alcuni interventi mi hanno fatto riflettere.

Video streaming by Ustream Le parole dell’Assessore Alberto Pasta: niente di nuovo sotto il sole, cioè affari e interesse sulla pelle dei cavalli mercificati e sfruttati. L’Assessore ha sciorinato i suoi soliti numeri vincenti, riferendosi agli incassi della settimana paliesca, con l’intenzione di tranquillizzare l’economia della città. Penso che, da amministratore, abbia usato la trasparenza di pronunciarsi con numeri veritieri. Aggiungo solo che sono andata al Palio di Asti per la prima volta quest’anno, non a vedere la vergognosa corsa dei cavalli (quest’anno trasformata nel funerale di Mamuthones), ma a manifestare il mio dissenso nel presidio autorizzato, e ho visto una città che non sembrava affatto rappresentare il paese di Bengodi con benessere, turismo, ristorazione… Insomma che, sarà stato il tempo poco clemente e la pioggia battente, ma ho visto una città desolante. Comunque questa è solo la mia personale percezione dell’Asti paliesca: i numeri sono numeri… nonostante io tenda a prenderne le dovute distanze pensando a quel detto secondo cui i numeri sono come i lampioni per gli ubriachi che vi si appoggiano per stare in piedi, più che per farsi luce. Se vogliamo fare un esempio più illustre, pensiamo a ciò che disse Robert Kennedy nel celeberrimo discorso all’università del Kansas nel Marzo 1968 a proposito del PIL. Rifacendomi alle sue parole e applicandole al Palio di Asti, non considererò mai come successo economico qualcosa che comporta morte, sofferenza, sfruttamento di esseri senzienti. L’Assessore Pasta, molto sicuro di sé, ha sbandierato la regolarità con cui si svolgono tutte le operazioni legate al palio. Sono certa che sia tutto regolare ma è la regola in se stessa che è malata. E quando l’ho sentito parlare di “giustizia paliesca” che quest’anno è stata applicata squalificando il fantino che ha causato la morte di Mamuthones, mi ha preso lo sconforto perché, pur rispettando le regole della giustizia, non è così che la civiltà progredisce. Non è con la regola “occhio per occhio, dente per dente” che si risolvono i problemi del Palio: occhio per occhio, si diventa ciechi. Ho sentito parlare l’Assessore di un futuro Museo del Palio: non vedo l’ora di visitarlo, se non altro per vedere se si avrà il coraggio di esporre l’elenco e le immagini delle vittime del palio, quelle ufficiali, ovviamente, perché di quelle non  ufficiali si sa poco o nulla. Ciò che mi ha più stupito in questo incontro, proprio perché mi aspettavo tutt’altro quadro, è stato l’atteggiamento dei rappresentanti del M5S: il Consigliere Comunale Davide Giargia e il deputato Paolo Romano. Non vivendo ad Asti, non seguo nei dettagli la politica locale, quindi neanche quella del M5S del quale ho percepito, a livello nazionale, una certa sensibilità nella tutela dei diritti degli animali. E’ vero ciò che è stato detto e cioè che parecchie questioni relative agli animali, tra cui la corsa nel Palio, vengono decise a livello locale: dunque qui sta il problema astigiano. E’davvero deludente che i rappresentanti del M5S locali siano così favorevoli a questa vergognosa corsa e si preoccupino solo della sicurezza dei cavalli. E’ chiaro che questa corsa di cavalli è così radicata ad Asti che non basta il tintinnio di cinque stelline a sradicarla ma una presa di posizione si afferma in base a un principio e solo ora ho capito il principio dei pentastellati. Aldilà di questo principio, condivisibile o meno, ho ascoltato le parole del deputato Paolo Romano: “E’ nella natura del cavallo correre, purché lo faccia in sicurezza” . Non pretendo che il deputato abbia profonde conoscenze etologiche degli equini o di qualsiasi altro animale ma, se non le ha, si astenga da certe affermazioni che non gli giovano affatto, rivelando solo la sua ignoranza… sanabile… perché all’ignoranza c’è sempre rimedio. Bastano minime conoscenze della lingua italiana, quelle delle scuole elementari per comprendere cosa sia la “natura”: essa è il contrario dell’artificio.  E’ certamente nelle “natura” del cavallo correre, ma correre senza essere spronato, eccitato, domato, frustato. Al contrario, è nell’ “artificio” del palio, far correre cavalli spronati, eccitati, domati, frustati. Non è difficile capire le differenza: ci arriva chiunque, anche chi non è deputato. Se poi il deputato Romano, è favorevole alla corsa dei cavalli al Palio, quello è un altro discorso, ma si guardi bene dal dire che quella è la “natura” del cavallo perché direbbe una sciocchezza. Comunque ormai l’ha detta. Inoltre, il deputato Romano ha sbandierato più volte il Trattato di Lisbona, giusto per far sapere che conosce un briciolo di legislazione, (spero meglio della lingua italiana): sembra che quel Trattato sia la panacea di tutti i mali ma, come ha ricordato una signora che è intervenuta, esiste la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Animale (1978) sottoscritta pesso la sede dell’UNESCO, a cui non ci si riferisce mai, forse perché è troppo ingombrante, infatti l’articolo 10 prevede che nessun animale debba essere usato per il divertimento dell’uomo e che le esibizioni di animali e gli spettacoli che li utilizzano sono incompatibili con la dignità dell’animale: concetti che poi sono calpestati dalle varie leggi nazionali e anche dal M5S che dichiara di schierarsi a favore dello spettacolo “corsa di cavalli” al Palio di Asti.. Vorrei che il M5S all’opposizione avesse il coraggio di stare dalla parte degli oppressi, gli animali, anche se non è facile convivere con una maggioranza che li sfrutta.  Prima o poi questo spettacolo distorto crollerà e crollerà anche addosso a quelle cinque stelle spente, anzi, accese a intermittenza, a seconda di come conviene. Sono lieta che il consigliere Davide Giargia abbia fatto un timido tentativo di focalizzare l’attenzione sugli sbandieratori, quello che considero il momento più emozionante del Palio. Se si valorizzasse la loro arte più della corsa dei cavalli, sono certa che, oltre a fare del bene ai cavalli, se ne farebbe agli sbandieratori. E’ come nel caso del circo con o senza animali: quest’ultimo sta prendendo sempre più piede e sta destando interesse su una crescente parte di pubblico che preferisce la competenza e la professionalità di artisti umani a numeri di animali schiavi. La strada da seguire è quella: palio con artisti, non con animali.   Ho ascoltato con attenzione il signor Giuseppe Raggi che ha parlato della struttura che si occupa del recupero dei cavalli del Palio. Sono incantata da ogni centro di recupero di animali umani e non umani perché penso che ogni essere senziente, se le sue condizioni fisiche e mentali glielo permettono, può dare e ricevere amore fino all’ultimo istante della sua vita. E’ il messaggio che ha voluto dare il signor Raggi parlando dei cavalli del centro. Tuttavia sono perplessa sul fatto che il signor Raggi promuova con entusiasmo la corsa dei cavalli al palio. Io credo che nei centri come il suo debbano arrivare meno cavalli possibili, non perché debbano finire nei macelli, ma perché non dovrebbero esserci corse di cavalli, né al palio, né in qualunque altro posto. Quando il signor Raggi chiede se bisogna abolire qualsiasi attività col cavallo, io rispondo sì, se si tratta di attività che lo sfruttano, lo mettono in pericolo, lo portano alla morte. Il problema va risolto a monte, non a valle: il suo centro è una soluzione a valle e, pur essendo lieta che esista perché salva la vita dei cavalli, non risolve il problema.   Durante la conferenza, ho sentito più volte nominare i comitati per il palio che lavorano tutto l’anno e che hanno bisogno di spazi per riunirsi. Credo che siano sinceri quegli Astigiani che definiscono il palio un profondo momento di aggregazione e sostengo la loro idea, soprattutto oggi che di questi momenti c’è un gran bisogno: faccio parte di comitati e associazioni che si occupano di animali, ambiente, cultura, antifascismo, antirazzismo, antimilitarismo, e so che il solo fatto di riuscire a riunirsi è una gioia e una soddisfazione ma ha chiesto una signora intervenuta alla conferenza “I cavalli sono necessari all’aggregazione?”. Se lo sono, allora bisogna occuparsi dei cavalli bisognosi di cure e di affetto, per esempio quelli del centro di cui ha parlato il signor Raggi o di tanti altri centri. Credo che i cavalli che corrono al palio, definiti dal signor Raggi “delle formula uno” siano visti come macchine da lucidare a nuovo ma quando non servono più, vengono rottamati. Chi sostiene che i cavalli servano all’aggregazione, credo che si riferisca alle formula uno che corrono, non a quelli da rottamare che all’aggregazione non servono più.   Tra tutti gli interventi ascoltati, è evidente che mi trovo pienamente d’accordo con Elisa Ghidella del coordinamento “Sì al palio ma senza cavalli”: sapevo dell’esistenza di questo coordinamento e penso che ne seguirò gli sviluppi augurandogli fin da ora di svolgere il suo lavoro con successo.  Sono felice che sia nato proprio con questo nome a indicare che il palio lo vogliamo tutti, animalisti e non animalisti. Sono i cavalli che corrono la nota dolente. Dal momento che nessuno li ha mai interpellati a riguardo, nemmeno coloro che li possiedono e dicono di amarli, ci proviamo noi animalisti e antispecisti a interpretare il loro pensiero perché li abbiamo visti liberi, lontani da frusta, fantini, canapo, folla vociante, soldi, scommesse… tutte cose che con la loro natura non c’entrano nulla..  e abbiamo avuto il vago sospetto che liberi stiano meglio. Cordiali saluti”. Paola Re