“Grande sconcerto ha sollevato in città l’inchiesta per appropriazione indebita che vede protagonista l’ex Direttore dell’ATC. Il totale dei fondi sottratti lievita di giorno in giorno, al momento in cui scriviamo si parla di 7 milioni di euro. Del resto, lo stesso indagato avrebbe ammesso che la ‘pratica’ durava da anni. Com’è potuto succedere? Quali sono (se ci sono) le procedure di controllo interno all’Ente? Si sta parlando non solo di soldi pubblici, ma di soldi dell’Agenzia Territoriale per la Casa, quell’ente che tutti meglio conoscono come le ‘Case Popolari’. Per poter avere accesso ad una casa popolare occorrono requisiti piuttosto rigidi, sia di reddito che di situazione famigliare. Tant’è che da anni si sta cercando di potenziare la cosiddetta edilizia sociale (detta anche social housing o hounsig sociale, per gli esterofili), una via di mezzo tra il libero mercato, ormai per molti non più accessibile, e le Case Popolari, riservate alle fasce di inquilini più in difficoltà. La rigidità di accesso, il controllo dei requisiti, la giusta severità, erano riservate solo agli aspiranti assegnatari? Non valevano per chi doveva gestire i soldi dell’Ente? Non è mai tollerabile rubare, è ancora più odioso rubare ai poveri, perché questo è quello che si è fatto. Va tenuto presente che ad Asti nel 2013 vi erano circa 800 persone nella graduatoria di attesa per l’ assegnazione di un alloggio popolare e nello stesso anno ci sono state solo 53 assegnazioni; mentre le famiglie considerate in emergenza abitativa sono circa un centinaio. A queste famiglie sono da aggiungere le 40 famiglie coinvolte nelle quattro occupazioni in corso di edifici dismessi. Noi pensiamo che il problema di non avere un tetto per una famiglia, specialmente se con bambini, sia ancora più grave che non avere un lavoro, anche se spesso uno conseguente all’altro. In questi casi, gli atti di illegalità nell’occupazione di stabili abbandonati sono spinti da motivazioni profonde che interrogano tutti noi su come ci saremmo comportati se ci fossimo trovati nelle stesse condizioni. L’illegalità dell’ex direttore ATC non ha certo quelle giustificazioni. La passata Amministrazione Comunale, per motivi ideologici e per calcolo elettorale, ha aggravato l’emergenza abitativa ad Asti. Va dato atto all’attuale Amministrazione di Asti di essersi fatto carico del problema abitativo, cercando di immaginare soluzioni, cercando di soccorrere i più bisognosi, pur nel generale calo di risorse per gli Enti Locali. Anche noi, come Cgil, abbiamo fatto RESPONSABILMENTE la nostra parte. Ad esempio collaborando per ottenere la disponibilità di edifici dismessi da parte del Demanio Militare, delle Ferrovie, dell’ASL, che il Comune di Asti potesse usare per sopperire alle urgenze più drammatiche e tramite la contrattazione sociale destinando risorse utili ad impedire ulteriori sfratti. L’ATC, in una delle ultime riunioni della Commissione Casa, aveva invece buttato benzina sul fuoco, minacciando la decadenza per gli assegnatari morosi di edilizia popolare. Abbiamo scoperto in quel contesto che da anni permaneva una situazione di mancato pagamento dei canoni, tollerata dall’Ente e poco conosciuta al di fuori. Improvvisamente Atc adombrava il pugno di ferro, proprio nel momento più acuto della crisi, con la prospettiva di centinaia di famiglie buttate fuori di casa. La minaccia è poi rientrata, abbiamo ragionato su piani di rientro e contributi pubblici. Alla luce dei fatti che si vanno scoprendo, sorge il legittimo sospetto che le supposte morosità fossero invocate per coprire sottrazione di fondi. Sarà la Magistratura, com’è doveroso, a far luce sulla incredibile vicenda. Proprio per questo abbiamo dato mandato ai nostri legali per la costituzione di parte civile tramite la Federconsumatori non appena il procedimento penale sarà stato formalizzato. Quanto sopra, dal punto di vista legale. Dal punto di vista politico, morale e umano, esprimiamo la nostra più ferma condanna. Tutti i giorni nelle nostre sedi passano persone angosciate per la perdita del lavoro, e il rischio perdita della casa arriva subito dopo. Che si possa pensare di arricchirsi indebitamente sulle spalle di questa gente, lascia senza parole. Inoltre un interrogativo: se questi ammanchi sono stati frutto di aumenti ingiustificati di spesa a carico degli inquilini, quanto recuperato sarà ad essi restituito? Oppure, se non altro, usato per alleviare le sofferenze di chi oggi non riesce ad avere un tetto per la propria famiglia?” Cgil Asti