Interveniamo anche noi a proposito dello sgombero di strada Fortino, dove, com’è risaputo, il 19 luglio scorso, tre famiglie, (15 persone, con donne e bambini) sono state allontanate dalle loro abitazioni, con grande dispiegamento di polizia, digos, agenti in tenuta antisommossa, vigili del fuoco, croce rossa, ambulanze, assistenti sociali e così via. Non è mancato il blocco delle vie di accesso alla struttura. Ora la proprietà, una società immobiliare, è soddisfatta; ha recuperato la sua palazzina, che, vuota dagli anni 90, era stata occupata nel 2013 da otto famiglie. Da allora, si erano succeduti numerosi ordini di sfratto, che ogni volta avevano portato ad un rinvio di qualche mese. La soluzione che la giunta appena insediata ha immediatamente adottato è stata seguire un cliché sperimentato in altri sfratti: smembrare i nuclei familiari, destinando donne e bambini ad una struttura lontana chilometri dalla città, e i padri al dormitorio comunale, con buona pace delle politiche di sostegno, a parole, alla famiglia. Complimenti alla giunta, all’ assessore, per questa esibizione muscolare. Che si sarebbe potuto e dovuto fare? Sentiamo dire dall’assessore: abbiamo proposto alle tre famiglie delle soluzioni, non le hanno accettate. Ma quali sono queste soluzioni? Vediamo nel dettaglio come funziona il regolamento dell’Agenzia Casa del Comune: alle famiglie in emergenza viene proposto il pagamento, da parte del Comune, di alcune mensilità (otto, attualmente, forse saranno portate a dodici, ma per ora nulla è accertato), più caparra iniziale, in un alloggio in affitto. E ci troviamo subito di fronte al primo problema: chi accetta di affittare un alloggio a famiglie senza reddito di lavoro certo? Secondo problema: nel caso un alloggio venisse trovato, dopo le mensilità pagate dal Comune ( non cambia molto, se saranno otto o dodici), alla prima mensilità non pagata, può scattare la procedura di sfratto. A questo punto, non vengono più attivate le, poche, garanzie offerte a chi è sotto sfratto la prima volta ( inserimento nella graduatoria delle emergenze, sorta di canale parallelo alla graduatoria ufficiale ATC). E arriviamo al problema principale, da cui si dipanano gli altri: il lavoro. Che non c’è, come ben sappiamo, soprattutto per loro, gli ultimi, italiani e stranieri, i primi a subire gli effetti della crisi, i primi a perderlo quel lavoro e a non ritrovarlo più, se non sotto forma di precariato, del tutto inidoneo a fornire le garanzie a chi dovrebbe accettare di affittare una casa. Quali possibili soluzioni a questa situazione drammatica? Dal 2010 ad Asti vi sono state quattro occupazioni di immobili vuoti da parte di famiglie in emergenza abitativa. Le occupazioni non si decidono a cuor leggero, non sono una passeggiata, sono sempre seguite da denunce, da processi, anche a carico delle associazioni che appoggiano le famiglie nella loro difficile decisione, che prendono in assenza di alternative. L’amministrazione sostiene di aver agito lo sgombero per l’urgenza di sanare una situazione di illegalità. Ma le associazioni che sono a contatto quotidiano con le situazioni più drammatiche ribattono che non tutto ciò che è legale è giusto e affermano con forza il diritto alla casa per tutti. Noi scriventi sosteniamo questa posizione. Sappiamo che negli anni le associazioni che si battono perché tale diritto si concretizzi hanno ripetuto alle varie amministrazioni che si sono succedute le loro possibili soluzioni: uso degli immobili vuoti, utilizzo di alloggi sfitti (circa 2000 ad Asti, secondo dati dello stesso comune), salvaguardando quelli di piccoli proprietari, ma indirizzandosi verso le grandi proprietà di banche ed immobiliari. Hanno suggerito di usare gli strumenti dei comodati d’uso, offerti chiedendo come contropartita l’autorecupero e la manutenzione degli immobili. Tutte soluzioni sperimentate con successo altrove. Hanno sempre trovato di fronte muri di gomma: sono soluzioni che spaventano gli amministratori, attenti spesso a non inimicarsi i poteri forti di sempre, più che a tutelare come sarebbe loro compito le situazioni di maggior fragilità dei cittadini. I firmatari del presente comunicato si associano alle denunce fatte in questi giorni dai volontari delle associazioni che erano presenti allo sgombero, ma anche da semplici  cittadini, come si legge nelle lettere inviate ai giornali. E ne sostengono con forza le richieste. Agiranno a livello istituzionale una attiva vigilanza affinché nuovi episodi non si aggiungano a questa triste pagina e sulle soluzioni messe a disposizione delle famiglie. La Federazione astigiana di Rifondazione Comunista, Astipossibile, Sinistra italiana, Associazione A Sinistra, il gruppo consiliare Uniti si può