“Le dichiarazioni di questi giorni, attribuite ad alcuni esponenti di istituzioni del Cuneese e dell’Albese, in merito al progetto di candidatura dei paesaggi vitivinicoli piemontesi, mi hanno lasciato sorpreso e addolorato.
Sorpreso perché ero certo che tra i territori coinvolti in un progetto così importante ci fosse sinergia vera e non solo di facciata. Addolorato perché sembra essere venuto a galla il peggiore spirito campanilistico di sempre, quello che condanna ancora oggi il Piemonte, una delle regioni italiane con indiscusse eccellenze in tanti campi, dall’agroalimentare alla meccanica, dal tessile all’automobile, a restare terra di campanili e lotte tra Comuni. Come quella che sembra essersi consumata in questi giorni.
A chi, da Alba e dalla provincia di Cuneo, non ha trovato di meglio da fare che sparare contro le province vicine di Asti e Alessandria, definendole di fatto non adatte a far parte del progetto Unesco, vorrei ricordare alcuni elementi di storia recente che non possono essere ignorati né distorti.
Il progetto di candidatura dei paesaggi vitivinicoli piemontesi a Patrimonio dell’Umanità tutelato dall’Unesco è partito più di dieci anni fa da Canelli. Fu proprio il Comune canellese a proporre l’iniziativa indicando nelle cattedrali storiche, quelle dove 150 anni fa nacque il primo spumante d’Italia, il punto focale dell’idea.
In pochi mesi il Comune, le storiche aziende spumantiere canellesi e la Provincia di Asti, di cui in quel periodo ero presidente, prepararono un dossier che fu inviato alla Regione Piemonte e quindi al Ministero. Tengo a precisare che la Provincia di Asti fu la prima a stanziare risorse per un progetto che allora era allo stato embrionale.
Da Roma fecero notare che per essere più valutabile e in grado di attirare l’attenzione dell’Unesco, il progetto avrebbe dovuto essere allargato ad una zona più ampia, come tutta la fascia vitivinicola tra Albese e Alessandrino, comprendente grandi vini come Barolo e Barbaresco, Gavi e Brachetto, e vitigni celebrati, come il nebbiolo e il cortese.
Dall’Astigiano la proposta di allargamento fu accolta con entusiasmo. La sinergia tra le tante docg vinicole piemontesi avrebbe certo fatto bene all’iniziativa.
Bene, allo stato delle cose che si sono lette sui media in questi giorni sembra proprio che ci eravamo sbagliati. La corsa in avanti di alcuni esponenti cuneesi che, con le loro dichiarazioni, sembrano volere escludere dal progetto Unesco proprio coloro che lo inventarono e proposero, non può non essere, se confermato, un attacco miope e controproducente all’unico modo che il Piemonte ha per essere competitivo in campo nazionale e internazionale: l’unità di intenti, lo spirito di squadra, la sintonia dei territori e dei loro amministratori in nome di un bene comune. Come accade in altre regioni italiane e del mondo.
Invece mi sembra che il particolare, l’orticello davanti a casa, il cortile del proprio condominio, siano più importante di quello che c’è “fuori le mura”.
Mi auguro che si faccia un passo indietro e si riannodino i fili di una collaborazione proficua e duratura. Ne va del futuro di un progetto in cui ho creduto come presidente provinciale e in cui credo come parlamentare”.

Roberto Marmo