La crisi ha falcidiato l’imprenditoria giovanile: dal 2008 al 2012, sono mancati all’appello 331.000 imprenditori under 40. Alla fine dello scorso anno il bilancio è da brividi: l’Italia ha perso il 16% dei giovani capitani d’azienda rispetto a 5 anni prima. I dati emergono dall’Osservatorio sull’imprenditoria giovanile realizzato dall’Ufficio studi di Confartigianato e presentato alla Convention nazionale dei Giovani Imprenditori di Confartigianato organizzata a Roma il 3 e 4 maggio. Tra i giovani colpiti dalla grande recessione vi sono quelli che hanno scelto di fare impresa. Nel nostro Paese il calo dei giovani capitani d’azienda è più accentuato rispetto alla diminuzione media dell’8,9% verificatasi nell’Ue a 27. Infatti, nel confronto con gli altri maggiori Paesi europei i lavoratori indipendenti italiani under 40 mostrano un calo più intenso rispetto a quello rilevato in Germania (-9,3%) ed inferiore solo a quello osservato in Spagna, dove tra il 2008 e il 2012 si sono ridotti di oltre un quarto (-27,0%). Mentre in Francia e nel Regno Unito il numero dei giovani imprenditori è addirittura aumentato (rispettivamente del  7,2% e del 3,2%). Secondo l’Osservatorio di Confartigianato, nonostante tutto, l’Italia rimane sul gradino più alto del podio europeo per numero di imprenditori e di lavoratori autonomi tra i 15 e i 39 anni: sono 1.736.400 e staccano nettamente il Regno Unito che ne conta 1.319.700, la Polonia con 1.046.100 e la Germania che si ferma a 959.100. Nel nostro Paese, quindi, il 19,2% dei giovani occupati under 40 lavora in proprio, una percentuale quasi doppia rispetto al 10,3% della media europea. Nel dettaglio la propensione a ‘fare impresa’ dei giovani italiani è superiore all’11,5% della Spagna, al 9,7% del Regno Unito, al 7,5% della Francia, e al 5,9% della Germania. Circa il 30% dei giovani imprenditori italiani sono artigiani. I ‘capitani’ under 40 delle piccole imprese sono infatti 576.177. E anche per loro la crisi si è fatta sentire con una diminuzione, tra il 2008 e il 2012, del 5,6%, pari a 34.425 imprenditori in meno. In pratica, negli ultimi 5 anni, la crisi ha fatto scomparire 4 giovani imprenditori artigiani al giorno. Marco Nardin, Presidente dei Giovani Imprenditori di Confartigianato, chiede “risposte concrete al Governo, al Parlamento, alla politica. La scomparsa di tanti giovani imprenditori è causata dalla crisi, ma anche da un sistema Paese che è ostile al fare impresa. Siamo penalizzati dall’enorme costo del lavoro, dalla burocrazia che costa 31 miliardi l’anno alle imprese, dal costo del denaro, dalla carenza delle nostre infrastrutture, da un fisco oppressivo. Dobbiamo renderci conto che in Italia, se muoiono le imprese, muore l’intero Paese”. E proprio per simboleggiare l’effetto della crisi, durante la Convention dei Giovani Imprenditori di Confartigianato, sono state posizionate in sala decine di sagome bianche per ricordare i giovani imprenditori vittime della recessione. “Oggi – ha detto Nardin – accanto a voi, in questa sala siedono idealmente i nostri colleghi imprenditori che non hanno potuto intervenire fisicamente alla nostra Convention. Sono i nostri colleghi che hanno dovuto chiudere l’impresa, quelli che hanno dovuto restare in azienda per non perdere un’opportunità di lavoro, quelli che non possono nemmeno permettersi un viaggio a Roma perché devono difendere il futuro delle loro famiglie e dei loro collaboratori”.