In occasione della Nona Giornata Nazionale dell’Economia, la Camera di Commercio di Asti ha presentato questa mattina il Rapporto 2011 sull’economia provinciale, una fotografia dettagliata sul tessuto produttivo, sul mercato del lavoro, sul reddito delle famiglie, sulla bilancia commerciale della provincia di Asti (import-export).

L’analisi evidenzia luci ed ombre del sistema economico locale. Se da una parte l’Astigiano si segnala a livello nazionale per la vivacità dell’iniziativa imprenditoriale, dall’altra parte desta allarme l’elevato tasso di disoccupazione soprattutto nella fascia giovanile: tra gli astigiani sotto i 35 anni la percentuale dei senza lavoro arriva al 36 per cento.

Alla luce di questo dato il presidente Mario Sacco ha lanciato una proposta: “ Sottoporrò al nostro consiglio la costituzione di un Comitato per l’imprenditoria giovanile. Dobbiamo mettere attorno ad un tavolo giovani che siano espressione di tutte le categorie economiche, esponenti del mondo della scuola e delle istituzioni e capire insieme che cosa fare per dare un concreto sbocco lavorativo e professionale a coloro che rappresentano il futuro di questo territorio”.

SINTESI RAPPORTO 2011

Demografia delle Imprese
Al 31 dicembre 2010 le aziende iscritte al Registro Imprese della Camera di Commercio di Asti erano 26.079 (+128), pari ad un incremento dello 0,5% sul 2009, superiore alla media regionale (+0,2%) e nazionale (+0,4%).

Una conferma della vivacità imprenditoriale del territorio che si pone all’attenzione nazionale anche per densità del numero di imprese rispetto alla popolazione: 11,7 ogni cento abitanti, più della media piemontese (10,5) e nazionale (10,1).

Le nuove iscrizioni sono state 1.670 corrispondenti ad un tasso di natalità del 6,4%, a fronte di 1.554 cessazioni, pari ad un tasso di mortalità del 6%, con un tasso di sviluppo dello 0,4%: si inverte finalmente il trend negativo iniziato nel 2006.

Il settore agricolo – 8.000 imprese registrate che rappresentano quasi il 30% del sistema imprenditoriale astigiano – registra un saldo negativo del 2,9%.

Il comparto manifatturiero conta 2.320 imprese e fa rilevare, rispetto al 2009, un incremento dell’1,2% (+28 imprese). A trainare la crescita sono le attività di riparazione, manutenzione e installazione di macchine ed apparecchiature (tasso di sviluppo del 13,1% sul 2009).

Il settore delle costruzioni registra nel 2010 un saldo positivo del 2,1% (+ 83 iscrizioni).

Anche il commercio appare in lieve ripresa: +0,60% rispetto all’anno precedente.

Particolarmente positiva la performance del settore ricettivo/ristorazione che sfiora le 1300 unità, segnando un incremento del 5% sull’anno precedente (+61 unità).

Allargando l’analisi al decennio 2001-2010, emerge come il numero complessivo di imprese iscritte alla Camera di Commercio di Asti si sia ridotto del 4,3%, per un totale 1.158 unità. Al calo netto dell’agricoltura, che perde quasi un quarto delle imprese, fanno da contrappeso il settore delle costruzioni che guadagna su scala decennale il 23,9% (778 imprese), il comparto turistico con quasi 500 nuove imprese (+60%) ed il vasto settore dei servizi che arriva a totalizzare quasi 4.500 imprese (+18,4%).

Le imprese artigiane
Le imprese iscritte all’Albo Artigiani della provincia di Asti alla data del 31/12/2010 erano 7.019 (+1,6% sul 2009) pari al 26,9% del sistema imprenditoriale astigiano.

In termini assoluti, l’artigianato ha prodotto nel 2008 (ultimo dato disponibile) valore aggiunto per 990 milioni di euro, il 19,5% del totale provinciale. Di questi 323 milioni sono da attribuire alle attività manifatturiere, 288 milioni alle costruzioni e 380 milioni ai servizi.

Le vere nuove imprese
Le nuove imprese iscritte nel Registro Imprese nell’anno 2009 (ultimo dato disponibile) ammontano a 1.481. Di queste soltanto 712, pari al 48,1%, corrispondono a imprese di nuova costituzione; le restanti 769 derivano da trasformazioni, scorpori, separazione o filiazione d’impresa.

Gli imprenditori extracomunitari
Alla fine del 2010 in provincia di Asti si contavano 1.714 imprenditori extracomunitari. Il trend di crescita su base annua, pari al 9,8 per cento, è quasi raddoppiato; su scala decennale (2000-2011) sfiora il 302% (da 566 a 1.714).

Il primo e principale settore di intervento è l’edilizia, dove operano 579 extracomunitari (erano 117 nell’anno 2000).

Seguono le attività di commercio al dettaglio (319 contro le 48 del 2000), e la ristorazione con un boom di 133 imprenditori con passaporto extracomunitario, quasi 100 in più rispetto a dieci anni fa.

Il quarto settore è l’agricoltura con 130 imprese a fronte delle 80 registrate nell’anno 2000.Gli imprenditori cinesi registrati alla Camera di Commercio di Asti sono complessivamente 52 di cui 20 impegnati nella ristorazione e 10 nel commercio al dettaglio.

L’imprenditoria femminile
Al 31 dicembre 2010 le imprese femminili in provincia di Asti erano complessivamente 6.443, il  24,7% del totale iscritto alla Camera di Commercio di Asti. Il trend annuale evidenzia un calo di 29 unità, pari ad una flessione dello 0,45%.Sotto il profilo dell’attività, le imprese femminili sono maggiormente diffuse in agricoltura (39%), nel commercio (22%), nei servizi di ristorazione (6%), nelle attività manifatturiere (5%) e nei servizi immobiliari (5%).

Le donne che ricoprono cariche nel mondo imprenditoriale astigiano sono complessivamente 13.606 e comprendono 4.755 titolari, 4.206 socie, 4.024 amministratrici.

Industria manifatturiera: andamento congiunturale

Nell’ultimo trimestre 2010 la produzione industriale della provincia di Asti è cresciuta del 11,4% rispetto all’analogo periodo dell’anno 2009 e del 7% rispetto al trimestre precedente.

Dopo un 2009 fortemente negativo, la produzione industriale astigiana nel 2010 ha registrato per quattro trimestri consecutivi variazioni positive, superiori di oltre 10 punti percentuali rispetto all’anno precedente. Il trend positivo del 2010 è un significativo indicatore per l’avvio della ripresa, anche se ci vorrà tempo per recuperare i livelli produttivi del passato. Al primo posto troviamo le industrie elettromeccaniche e della lavorazione del metallo che registrano un aumento produttivo del 25,4%, seguono le industrie chimiche e della gomma (+19,4%). In calo invece la produzione alimentare e delle bevande che segna una contrazione del 4,5%.

L’occupazione
Secondo la rilevazione ISTAT, in provincia di Asti nell’anno 2010 gli occupati – dipendenti, lavoratori autonomi, lavoratori atipici, imprenditori e tutto coloro che percepiscono reddito da lavoro – in età compresa tra i 15 e i 64 anni, erano 92.500, l’1,8% in meno rispetto all’anno precedente. Il tasso di occupazione (rapporto tra occupati e la corrispondente popolazione di riferimento) è pari a 64,9% e supera di 1,4 punti percentuale la media piemontese e di 8 punti la media nazionale. I lavoratori dipendenti rappresentano il 72,6% del totale, il restante 27,4% è costituito da imprenditori e lavoratori autonomi. La provincia di Asti evidenzia una maggiore incidenza del lavoro indipendente rispetto alla media piemontese (25,7%) e nazionale (25,2%).

Il terziario assorbe 54.400 lavoratori, seguito dall’industria che dà occupazione a 22.100 unità lavorative, dalle costruzioni con 9.400 lavoratori ed infine dall’agricoltura (6.700 unità).

Le persone in cerca di occupazione sono 6.200, pari ad un tasso di disoccupazione del 6,3%, il più alto registrato dal 2004 ad oggi. Nella classifica delle province piemontesi Asti si colloca al quarto posto, preceduta da Cuneo (3,4%), Alessandria (5,1%) e Vercelli (5,7%).

Si osserva un elevato aumento della disoccupazione giovanile: il tasso di disoccupazione per i giovani da 15 a 24 anni di età si attesta infatti al 26,9% +6 punti rispetto all’anno precedente. Anche la classe di età da 25 a 34 anni, con un tasso di disoccupazione dell’8,6% +2 punti rispetto all’anno precedente.

Cassa integrazione
Secondo i dati Inps, in provincia di Asti nel 2010, sono state autorizzate 1.443.206 ore di cassa integrazione ordinaria e 3.342.469 ore di cassa integrazione straordinaria e in deroga per un totale di 4.786.675 ore, complessivamente il 39,7% in meno rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente.

La tendenza rilevata nel primo trimestre 2011 registra un calo intorno al 42%. Rispetto al primo trimestre 2010 cresce del 30% il ricorso alla cassa integrazione ordinaria e cala dell’82% il ricorso alla cassa straordinaria e in deroga. Entrambi i dati si discostano molto dall’andamento regionale e nazionale che vede calare in modo rilevante la Cig ordinaria e in modo lieve la Cigs.

La ricchezza prodotta
La ricchezza prodotta nell’Astigiano (valore aggiunto a prezzi correnti) nel 2009 ammontava a 5 miliardi e 175 milioni di euro. Nella classifica regionale Asti si colloca al quinto posto in Piemonte, preceduta da Torino, Cuneo, Alessandria e Novara. Il 70,3% della ricchezza è prodotta dal settore terziario, il 18,4% dall’industria, l’8,7% dalle costruzioni. L’agricoltura contribuisce al valore aggiunto provinciale soltanto nella misura del 2,6%. Considerato l’elevato numero di imprese agricole appare evidente la bassa redditività del settore.

L’artigianato astigiano ha prodotto valore per 990 milioni di euro, pari al 19,5% del totale provinciale. L’incidenza è più alta della media regionale (14,7%) e nazionale (12,8%).

Il reddito lordo procapite delle famiglie (dato 2009) ammonta a 16.981 euro e registra un calo del 7% rispetto all’anno precedente. In Piemonte  Asti si pone al penultimo posto seguita dal Verbano-Cusio-Ossola. Il reddito procapite astigiano è inferiore alla media piemontese (19.033 euro) e leggermente superiore alla media nazionale (16.863). Il patrimonio medio per famiglia (dato 2009), calcolato sommando i valori delle attività reali e finanziarie, depurate dall’ammontare dei debiti verso gli altri settori, ammonta a 409.986 euro, in linea con il valore registrato nel 2008. Nella graduatoria nazionale la provincia di Asti si colloca al 38° posto.

Il commercio internazionale
I dati Istat ancora provvisori riferiti all’anno 2010, evidenziano in provincia di Asti esportazioni per un valore di 1 miliardo e 183 milioni di euro, il 18,7% in più rispetto all’anno precedente. L’incremento pur superiore alla media regionale (+16%) e nazionale (+15,7%) non è sufficiente a recuperare il calo del 23,7% subito nei precedenti dodici mesi su scala provinciale. Si tratta tuttavia della migliore performance annuale registrata dal “made in Asti” sui mercati internazionali nell’intero quindicennio 1996-2010.

Il primo settore per valore esportato è il comparto metalmeccanico-elettronica con 719 milioni di euro pari al 60,7% dell’export totale; in quest’ambito l’indotto auto ha venduto all’estero per 150,4 milioni di euro (+37,2% sul 2009) mentre l’enomeccanica (e macchine di impiego generale) è salita a 244,4 milioni (+14,8%). Il comparto alimentare ha venduto all’estero per 292,7 milioni di euro (24,7% del totale): le sole bevande hanno totalizzato 212,7 milioni di fatturato, in salita del 11,7% rispetto al 2009.

Terzo per valore è il settore della chimica, gomma, plastica con un export di 99,1 milioni di euro (8,4% del valore esportato complessivamente dalla provincia).

I Paesi della Comunità Europea costituiscono il maggiore mercato di sbocco assorbendo il 65,6% dell’export astigiano, l’Europa extra Ue rappresenta il 7,5% del totale. L’America Settentrionale si conferma il terzo mercato di sbocco con acquisti per 70,3 milioni di euro (5,9% del totale). Al quarto posto nella classifica dell’export si piazza l’Estremo Oriente (3,7% del totale), seguito dall’Africa (3,4%).Analizzando il trend delle esportazioni per Paese, balza all’occhio l’ottima performance del made in Asti sul mercato tedesco: nel 2010 ha acquistato merci per un valore di 217,6 milioni di euro, il 30,7% in più rispetto all’anno precedente. La Germania diventa così il primo sbocco commerciale per l’Astigiano, superando la Francia che ha fatto acquisti per 213,5 milioni (+16,2% sul 2009). Al terzo posto per valore esportato si conferma il Regno Unito con 89,8 milioni di euro, stabile sul 2009, mentre al quarto posto si piazza la Spagna con 65,4 milioni (+11,2%).

Seguono a ruota gli Stati Uniti: 64,2 milioni il valore esportato, con un balzo in avanti del 58% rispetto al 2009.

Eccezionale il risultato delle vendite in Austria: il valore è cresciuto in un anno del 121% andando a sfiorare i 60 milioni di euro. La top ten dei mercati esteri vede al settimo posto la Polonia con 45,5 milioni (+27,1%), all’ottavo posto il Belgio (31,3 milioni, +37,1%), al nono posto la Federazione Russa (29,3 milioni, +12,7%) e la Svezia (27,6 milioni, +33,2%).

Il valore delle importazioni su scala provinciale è stato nel 2010 di 855,3 milioni di euro (+9,9%).

Il 52% dei beni importati rientra nel comparto metalmeccanico ed elettronico; il 18,3% nel comparto chimica-gomma-plastica; l’8,6% è costituito da abbigliamento, il 7,5% da prodotti alimentari. I principali Paesi di approvvigionamento sono l’Unione Europea (64,7%), in particolare la Germania,  la Francia, il Belgio, la Spagna, la Polonia.

Dal continente asiatico proviene il 17,7% delle importazioni. La Cina è stata nel 2010 il principale fornitore con 114,5 milioni di euro, il 50,6% in più rispetto al 2009. Non trascurabili gli acquisti in Tunisia: 22,1 milioni di euro, +29% sull’anno precedente. Questi due dati sono molto probabilmente legati a fenomeni di delocalizzazione della manodopera in paesi a basso costo.

Le previsioni 2011-2013
Gli scenari previsionali delle economie locali al 2013, elaborati da Unioncamere-Prometeia sulla base dei conti provinciali ISTAT, evidenziano per la provincia di Asti un percorso lento e difficile, sicuramente più faticoso rispetto all’andamento regionale nel suo complesso e a quello nazionale.

I tassi di crescita del valore aggiunto che per gli anni 2009-2010 si attestano a -1,5, lasciano intravedere un lieve miglioramento nel 2011 passando a -1,3, ma bisognerà attendere il 2013 per raggiungere un risultato di segno positivo, se pur molto contenuto (+0,2).

Per quanto riguarda il tasso di disoccupazione per la provincia di Asti emerge la tendenza ad un progressivo contenimento con una previsione che va dal 6,3% del 2010 al 5,5% nel 2013.