Il Consigliere regionale Angela Motta ha presentato un ordine del giorno, votato oggi all’unanimità dall’Assemblea, con il quale si chiede alla Giunta di prevedere, nell’ambito degli strumenti di programmazione e gestione delle risorse idriche regionali,  la realizzazione di studi di fattibilità e di ogni altro approfondimento tecnico finalizzato a realizzare una rete di nuovi invasi sul territorio piemontese; a definire un programma di concertazione e condivisione con i territori; a sollecitare i soggetti gestori e concessionari al fine di realizzare interventi di manutenzione degli impianti in essere;  ad effettuare una ricognizione delle reti idriche esistenti, che, in numerosi casi, soffrono di forti dispersioni. “Il prolungato momento di siccità che ha colpito tutto il nostro Paese – spiega Angela Motta – è il sintomo emblematico di un cambiamento climatico complessivo in atto già da tempo e che rischia di acuirsi sempre più nei decenni a venire. Ciò ha imposto alle amministrazioni pubbliche misure straordinarie: la Regione Lazio, ad esempio, ha disposto lo stop dei prelievi dal lago di Bracciano, mentre a nord, nel Delta del Po, è stato chiesto al sistema irriguo di rinunciare a quote percentuali di prelievo già concesse e ai grandi laghi di erogare portate sufficienti per alimentare il Po stesso. Nonostante il Piemonte sia tradizionalmente una regione ricca di acqua, dal 1° gennaio 2016 ha registrato un calo delle precipitazioni del 26% rispetto alla norma e l’intero sistema idrico risulta ormai essere in sofferenza cronica, dal momento che viene utilizzato per una pluralità di consumi (idropotabili, industriali, energetici, agricoli, zootecnici). Solo pochi giorni fa, le preoccupazioni crescenti dei Sindaci della Langa Astigiana hanno portato alla richiesta dello stato di calamità per l’area, che ha visto anche un razionamento dell’acqua nelle ore notturne. Il Piano di Tutela delle Acque (PTA), approvato nel 2007 dal Consiglio Regionale, rappresenta il principale strumento di programmazione e pianificazione finalizzato all’equilibrio e alla tutela dei corpi idrici. Pertanto – conclude Motta – ritengo siano necessari approfondimenti adeguati per valutare l’effettiva possibilità di realizzare una rete di nuovi invasi. Non solo, tali approfondimenti sono indispensabili anche per eventuali nuovi invasi in un’ottica di condivisione con la popolazione interessata, in modo da fugare timori sull’impatto ambientale negativo, o conseguenze dell’espropriazione di terreni, che inevitabilmente la realizzazione di una nuova opera può suscitare sul territorio in cui andrà a collocarsi”.