Mancano pochi mesi alle amministrative di primavera, in cui si tornerà a votare per eleggere il sindaco e rinnovare il consiglio comunale. Incontriamo Giorgio Galvagno in un momento in cui la sua popolarità sembra consolidarsi, almeno stando al sondaggio di Datamonitor sul gradimento dei sindaci tra i loro concittadini, che gli assegna un indice del 56,1%, in crescita dello 0,6% rispetto a un anno fa.
Siamo all’ultimo bilancio di fine anno prima delle elezioni. Vede più luci o più ombre?
Se fossi convinto che sono più le ombre, non esiterei a farmi da parte. In realtà sono soddisfatto di tutta la fatica e il lavoro fatto in questi anni. Ovviamente avrei voluto fare di più, ma pensando al punto di partenza, una città con le casse vuote e molto maltrattata, ai tagli ai trasferimenti statali subiti in questi anni, chi ha un minimo di obiettività non può non riconoscere che il nostro sforzo è stato enorme. In questi anni abbiamo realizzato e messo in cantiere opere per oltre 50 milioni di euro, senza fare debiti, un gigantesco programma di manutenzione straordinaria a strade, piazze, edifici pubblici e scuole che ha migliorato l’immagine e la qualità della vita in città. Solo nell’ultima riunione di giunta abbiamo dato il via libera a lavori per 300.000 euro, che verranno cantierizzati nelle prossime settimane e riguardano soprattutto gli ingressi della città: tre nuove rotonde, all’uscita del casello Asti ovest, davanti al Salera, in corso Alessandria all’accesso della Comdata, la manutenzione di molte strade frazionali, una nuova illuminazione in corso Alessandria, il rifacimento dei marciapiedi di corso Torino dall’Esselunga al casello autostradale.
Le amministrative si avvicinano. Mentre il centro sinistra si prepara alle primarie con gerarchie che sembrano abbastanza definite, nel centro destra c’è molta incertezza. Lei si ricandida o no?
Deciderò a fine gennaio. Certo non voglio imporre a nessuno la mia candidatura. Se ci saranno le condizioni non mi tirerò indietro. Ai partiti che mi sosterranno chiederò indipendenza e libertà di azione politica. Non è più il tempo del piccolo cabotaggio, la politica deve fare un salto di qualità, rinnovarsi non tanto nell’età, quanto nell’entusiasmo e nella competenza, premiando chi ha idee e decide di mettere la propria esperienza al servizio della collettività. Penso a un rinnovamento generale, non certo a un giovanilismo di facciata, che coinvolga però non solo le cariche elettive, ma anche gli enti a nomina pubblica e le società private. La nostra società ha bisogno di forze nuove.
E le voci di parte del Pdl che appoggerebbe la Cotto?
Ne sono indifferente. Ho concorso molto per l’elezione di Mariangela in Regione e certo il suo naturale bacino elettorale è nel centro destra. Mi auguro sostenga un candidato che proviene dal nostro schieramento.
Capitolo Lega Nord. I fatti romani hanno influenzato anche l’alleanza con il Pdl in Comune o non è cambiato nulla? Lei crede alle voci di una candidatura Verrua contrapposta al Pdl dopo cinque anni di lavoro fianco a fianco?
Premesso che ho un ottimo rapporto con Verrua e con gli altri assessori, credo che la scelta si giochi a Roma o a Milano più che ad Asti. In questi anni ho lavorato bene con Verrua e credo lui con me. Tutto però è possibile, non mi stupisce né di preoccupa. Tanto credo che si andrà al ballottaggio e si dovrà per forza scegliere da che parte stare. Quello sarà il momento decisivo.
Qual è la cosa di cui va più fiero in questi quattro anni e mezzo da sindaco?
L’aver riportato la città ad alti livelli di funzionalità e cura, intervenendo su strade, marciapiedi, asili, scuole. Sono poi positivamente stupito dal risveglio della cultura, testimoniato dalla corsa agli abbonamenti per la stagione teatrale, dal fermento delle tante iniziative organizzate in città, che abbiamo stimolato con gli investimenti sulla nuova biblioteca, su palazzo Ottolenghi, favorendo la formazione di un quadrilatero che comprende anche il Michelerio e palazzo Mazzetti. La città sta diventando una macchina culturale, e di questo sono orgoglioso, così come delle iniziative a sostegno del piccolo commercio locale.
E il rammarico maggiore, l’incompiuta che pesa di più?
Il piano parcheggi che non è decollato per la crisi che ha fatto venir meno gli investimenti privati. E’ vero che abbiamo creato circa 1.500 nuovi parcheggi, ma non sono partiti i parcheggi sotterranei in piazza Medici e alla colli di Felizzano. Ci stiamo però attrezzando per sopraelevare l’ex scalo Babilano, nei pressi della stazione, un intervento che finanzierà direttamente il Comune.
In quest’ultimo anno trasporti e viabilità sono state spine nel fianco, penso al porfido e ai bus…
Guardi, quella del porfido è una vera bufala. Le strade e le piazze di mezza città sono in porfido, che dovevano fare? Ricoprirle di asfalto o cercare di mantenerle in ordine? La seconda ipotesi è di gran lunga preferibile e abbiamo agito di conseguenza: rafforzando e compattando le coperture esistenti per evitare incidenti e utilizzando tecniche che ci consentiranno risparmi futuri. Non è vero che abbiamo finanziato il porfido di piazza Alfieri con i soldi dell’alluvione: nel 1998 il comune aveva dovuto restituire allo Stato venti miliardi delle vecchie  lire  relativi a fondi stanziati e non utilizzati per i rifacimenti post alluvione. Siamo riusciti, con l’approvazione di una leggina che già caldeggiavo quando ero in Parlamento, a farcene restituire quasi la metà, 4 milioni di euro, con il vincolo di destinarli a opere pubbliche. Dovremmo ricevere applausi, non critiche, ma credo che finirà come per il verde pubblico: prima critiche feroci, mi chiamavano addirittura “magnolia” in tono spregiativo, con il tempo però tutti si sono ricreduti.
Per quanto riguarda i bus, il discorso è diverso. Abbiamo modificato le linee per ragioni meramente finanziarie, visti i tagli dei contributi regionali. Poi però, verificato il disagio di anziani e meno abbienti, non me la sono sentita di penalizzare proprio coloro che soffrono di più in un periodo di crisi come questo, e d’accordo con l’Asp abbiamo cercato di potenziare il servizio, pur mantenendo il riassetto delle linee. Da quel momento non ho più ricevuto nessuna lamentela e di questo sono proprio contento.
Dopo un anno di proclami, la Regione ha fatto marcia indietro sulla riforma sanitaria, accettando il confronto con l’opposizione. E’ una buona notizia per Asti?

Certo, l’ospedale di Asti non verrà più accorpato ma potenziato. E’ stata accolta la nostra idea di creare reti di servizi sanitari e centri di acquisto comuni, rispettando le peculiarità dei vari nosocomi. L’avevo detto chiaro, sarei stato pronto a dimettermi se la Regione avesse perseverato nell’idea di accorpare gli ospedali.
Che ne pensa invece della riforma delle province proposta dal ticket Saitta-Cotta?
Sono assolutamente contrario all’accorpamento di Asti con Alessandria, perderemmo il nostro ruolo di capoluogo e tutto il nostro territorio ne verrebbe mortificato. Come ho già detto anche al vostro giornale vedrei bene una provincia che unisce la pianura alessandrina e il cuneese, e poi una grande area del centro, che comprende Alba, Asti, Langhe, Roero, Monferrato e acquese, le terre del vino, le winelands piemontesi, il più grande distretto vinicolo del mondo. Me lo lasci dire, è una piccola rivincita su chi mi derideva per Enolandia. Ora non è più solo un’opportunità economica, ma un’esigenza istituzionale, per salvare la nostra identità. Chiederò agli astigiani di impegnarsi per questo progetto che ritengo fondamentale per il nostro futuro e mi impegno, se non verrò rieletto, ad appoggiare chiunque sosterrà questo progetto”.
Infine, in questo tempo di crisi, cosa si sente di augurare agli astigiani per il 2012?
Che abbiano fiducia. Asti, nonostante la crisi dell’indotto Fiat che ha falcidiato il nostro tessuto industriale, è piena di gente laboriosa, e tra loro metto anche gli immigrati. Un tessuto sano, che ci farà uscire dalla crisi, ne sono convinto. Invito la politica ad assecondare gli sforzi dei nostri concittadini, con scelte coraggiose, indipendenti dai giochi di bottega. Nei momenti difficili bisogna unire le forze e abbandonare il piccolo cabotaggio che non ci porta  da nessuna parte”.
Massimiliano Bianco