Uno dei dati più drammatici che emergono dal Compendio delle statistiche sull’artigianato piemontese, aggiornato a fine giugno scorso, si riferisce alla cosiddetta generazione bruciata. E’ quella dei neet (not in education, employement or training), giovani tra i 15 e i 29 anni che non solo non studiano né seguono attività formative, ma che hanno perduto ogni speranza e non cercano più alcuna forma di occupazione.
Il dato piemontese è davvero impressionante: 102.906 giovani, il 16,7% del totale di questa classe d’età.
Molti e significativi gli altri dati del Compendio che confermano la gravità di una crisi dalla quale non si sa come si potrà uscire e che è conclamata dal terzo trimestre di recessione, ovvero con produzione negativa.
Ma l’attento esame delle statistiche offre vari spunti di riflessione: il numero delle aziende  e quello degli occupati, anche se in calo, confermano la capacità del comparto dell’artigianato di essere il più flessibile e resistente ai morsi della crisi.
Mentre c’è la conferma di una caduta verticale degli ordinativi che affluiscono alle aziende, altri indicatori significativi riguardano la cassa integrazione in deroga, estesa anche all’artigianato  che ha dimostrato di funzionare da valido ammortizzatore sociale, e gli avviamenti al lavoro tramite i contratti di apprendistato, modificati in senso migliorativo solo alcuni mesi fa ma che comunque appaiono capaci d’iniziare al lavoro molti giovani.