Oggi, martedì 12 marzo, Unioncamere Piemonte, Confindustria Piemonte, Intesa Sanpaolo e UniCredit hanno organizzato il convegno “Competitività del sistema Piemonte per vincere la partita dell’export. Scenari globali, economia piemontese e imprese”, durante il quale Roberto Strocco, coordinatore dell’Area Studi e Sviluppo del Territorio di Unioncamere Piemonte, ha analizzato lo scenario economico regionale 2012, con un focus sui risultati della performance congiunturale del periodo ottobre-dicembre 2012, e Luca Pignatelli, responsabile dell’Ufficio Studi economici di Confindustria Piemonte, ha presentato le “Previsioni del primo trimestre 2013 e outlook 2013”. Le indagini presentate confermano il perdurare della fase recessiva iniziata a fine 2011. I risultati negativi registrati dall’indagine di Unioncamere Piemonte nel quarto trimestre 2012 trovano corrispondenza nelle previsioni per il primo trimestre 2013 registrate dal sondaggio di Confindustria Piemonte: la crisi continua a mordere, seppur non si prevede un ulteriore peggioramento. La crisi colpisce in misura trasversale tutti i settori, le tipologie di impresa e le aree territoriali, sia pure con intensità diverse. Ha aperto i lavori Antonio Nucci, Direttore Regionale Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria di Intesa Sanpaolo, che ha poi passato la parola a Claudia Porchietto, Assessore al Lavoro e Formazione Professionale Regione Piemonte. Giovanni Foresti, economista del Servizio Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, ha poi tratteggiato lo scenario macroeconomico mondiale e nazionale, mentre Zeno Rotondi, Head of Italy Research UniCredit, è intervenuto sul tema di “Imprese piemontesi e internazionalizzazione”. È seguita una tavola rotonda dal titolo “Made in Piemonte: la sfida dei mercati esteri” che ha posto al centro del dibattito le eccellenze del territorio piemontese viste come strumenti di crescita e sviluppo internazionale: moderati da Francesco Antonioli del Sole 24 Ore, sono intervenuti Gianfranco Carbonato, Presidente di Confindustria Piemonte; Ferruccio Dardanello, Presidente Unioncamere Piemonte; Thesy Kness Bastaroli del Börsen Zeitung; Antonio Nucci, Direttore Regionale Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria di Intesa Sanpaolo; Vladimiro Rambaldi, Deputy Region Nord Ovest UniCredit; e Edith Ravaux, Console Generale di Francia a Torino e Genova. “Stiamo vivendo un momento di straordinarie difficoltà ormai da oltre un anno. Il nostro sistema imprenditoriale è sottoposto a dura prova, soffrendo gli impatti negativi derivanti dal crollo della domanda interna. A livello nazionale e regionale, però, la domanda estera continua a rappresentare, seppure con minore vigore rispetto agli anni pre-crisi, la nostra àncora di salvezza, un appiglio solido a cui possiamo fare riferimento grazie alla buona proiezione internazionale delle nostre imprese. La via della ripresa e della crescita della nostra economia passa quindi, necessariamente, attraverso l’export. Dobbiamo, quindi, continuare a lavorare con impegno per sostenere il nostro sistema imprenditoriale più internazionalizzato e, allo stesso tempo, dobbiamo lavorare al fine di ridurre tutti quegli ostacoli strutturali che rappresentano un peso oneroso per le nostre aziende” afferma il Presidente di Unioncamere Piemonte Ferruccio Dardanello. Nel commentare i dati dell’indagine, il Presidente di Confindustria Piemonte Gianfranco Carbonato osserva come manchino le condizioni per avviare una vera ripresa: “La domanda interna resta molto debole e ha scarsi margini di rilancio; il clima di fiducia è fortemente condizionato dall’aumento della disoccupazione, dall’incertezza sugli scenari futuri e, non ultimo, dalla persistente situazione di instabilità politica. Ancora una volta le uniche, concrete opportunità nascono dalla capacità delle imprese di rafforzare la propria presenza sui mercati esteri. Da questo punto di vista la nostra indagine conferma una crescente polarizzazione tra aziende ben posizionate all’estero e imprese legate soprattutto al mercato domestico”. “Lo scenario presentato oggi conferma quanto sia determinate il presidio dei mercati esteri in un biennio in cui si stima che la domanda internazionale crescerà del 6%, mentre quella italiana sarà inferiore all’1% – rileva Antonio Nucci, Direttore Regionale Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria di Intesa Sanpaolo -. Il fattore premiante per le imprese sarà puntare maggiormente su innovazione, qualità e internazionalizzazione per trovare sbocchi sui mercati a maggior sviluppo, valorizzando le eccellenze industriali e produttive locali. Le banche possono svolgere un ruolo importante nell’accompagnare le aziende che vogliono percorrere questa strategia di sviluppo. La sfida per l’economia piemontese è aumentare i casi di successo anche attraverso i progetti di rete e le altre forme di aggregazione in grado di accrescere la massa critica e il livello di competitività. Vorrei ribadire la disponibilità del nostro Gruppo a sostenere i processi di crescita delle imprese, anche di quelle più piccole, che sono le prime a subire gli effetti della crisi, sottolineando nel contempo l’urgenza di politiche economiche volte a favorire la ripresa degli investimenti e a contrastare la riduzione dei consumi in atto”. “Secondo l’indicatore UniCredit-RegiosS, che misura il tasso di crescita tendenziale dell’attività economica a frequenza mensile, l’economia piemontese mostra una sostanziale convergenza con tutto il Nord Ovest e l’Italia nell’ultimo anno, rispetto a quanto osservato nel periodo di crisi del 2008-2009. Una dinamica simile emerge anche confrontando l’andamento dell’economia del Piemonte con quella delle principali regioni esportatrici (Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna). L’attuale convergenza delle quattro regioni riflette l’andamento delle esportazioni, che in Piemonte sono cresciute del 5,7% tra il quarto trimestre del 2011 e il terzo trimestre del 2012, un tasso inferiore solo a quello dell’Emilia Romagna (6,1%). Come mostra l’analisi dell’Ufficio Italy Research UniCredit, il Piemonte ha saputo più delle altre regioni esportatrici catturare negli ultimi anni la domanda più dinamica dei paesi emergenti. Nel 2013 può rafforzarsi sui suoi mercati a più alta crescita attesa, ma anche rivolgersi a paesi che per caratteristiche socio-demografiche ed economiche rappresentano interessanti mercati di sbocco per le sue produzioni” dichiara Vladimiro Rambaldi, Deputy Region Nord Ovest UniCredit. “Per invertire l’attuale congiuntura sfavorevole – spiega l’assessore al Lavoro e Formazione Professionale della Regione Piemonte Claudia Porchietto – è indispensabile intervenire su due fronti: politica interna e comunitaria. Sul fronte nazionale è fondamentale che la politica si torni ad occupare di crescita e sviluppo del territorio. Le Regioni fino ad oggi hanno fatto la propria parte ma con risorse e competenze del tutto limitate rispetto alle macro necessità delle imprese: le quali chiedono una revisione delle politiche sul credito e sulla pressione fiscale. Allo stesso tempo è però indispensabile intervenire anche a livello comunitario: lavorando da un lato su un federalismo solidale di Stati e dall’altro con tavoli europei per rilanciare alcuni settori strategici per il nostro continente e che oggi sono a rischio di estinzione”.   IV TRIMESTRE 2012: I DATI A CONSUNTIVO DI UNIONCAMERE PIEMONTE La variazione grezza complessiva annua della produzione industriale è del -4,7%  PIEMONTE: Il 2012 in sintesi  

Produzione industriale grezza          -4,7% rispetto all’anno precedente

Ordinativi interni                          -6,2% rispetto all’anno precedente

Ordinativi esteri                           +1,5% rispetto all’anno precedente

Fatturato                                   -4,2% rispetto all’anno precedente

Fatturato estero                         -1,2% rispetto all’anno precedente

Prosegue, nel IV trimestre 2012, la fase recessiva che ha colpito il sistema manifatturiero piemontese, allungando così la serie di risultati negativi in atto a partire dal IV trimestre 2011: dopo quattro trimestri consecutivi caratterizzati da flessioni via via più intense, nel periodo ottobredicembre 2012 la produzione industriale ha registrato, infatti, una variazione tendenziale grezza del 4,1%. Il calo realizzato nell’ultimo trimestre dell’anno, facendo seguito alla flessione dello 0,4% registrata nell’ultimo trimestre del 2011 e a quella più accentuata dei tre periodi successivi (con variazioni pari rispettivamente a -3,6%, -5,4% e -5,7%) risulta in lieve attenuazione.

La contrazione della produzione industriale si associa ai risultati per lo più negativi realizzati da quasi tutti gli altri indicatori congiunturali. Gli ordinativi interni diminuiscono del 5,6% rispetto al periodo ottobre-dicembre 2011, quelli esteri, dopo la lieve flessione registrata nel corso del trimestre precedente, manifestano una sostanziale stabilità (+0,4%). Cala il fatturato: infatti, le imprese manifatturiere piemontesi registrano, mediamente, una diminuzione tendenziale del fatturato totale pari al 3,8% e per quanto concerne quello estero una variazione negativa dello 0,7%.

Sono questi alcuni dei risultati emersi dalla 165ª Indagine congiunturale sull’industria manifatturiera realizzata da Unioncamere Piemonte in collaborazione con gli Uffici studi delle Camere di commercio provinciali. La rilevazione è stata condotta nel mese di gennaio-febbraio 2013 con riferimento ai dati del periodo ottobredicembre 2012, e ha coinvolto 1.244 imprese industriali piemontesi.

Si evidenzia come, per via delle modifiche metodologiche introdotte a partire dal I trimestre 2011, i risultati successivi all’ultimo trimestre del 2010 non siano statisticamente confrontabili con quelli delle precedenti rilevazioni.

L’andamento negativo della produzione dell’industria manifatturiera piemontese interessa quasi tutti i principali comparti. Il panorama settoriale continua, infatti, a essere costellato di segni negativi. I comparti del legno (-11,9%), del tessile-abbigliamento (-8,3%) e dei metalli (-6,0%) registrano la flessione più elevata. Le industrie elettriche ed elettroniche realizzano una contrazione in linea con il dato medio regionale (-4,0%).

Più contenuti i cali registrati dai settori della chimica e delle materie plastiche (-2,4%), dell’alimentare (-1,5%) e dalla meccanica (-1,3%). I mezzi di trasporto, dopo la flessione del 2,6% concretizzata nel corso dello scorso trimestre, manifestano una situazione di sostanziale stazionarietà (+0,2%).

Il segno negativo accomuna, inoltre, tutti i territori, anche se con intensità differenti. Biella risulta la provincia con la flessione più marcata della produzione industriale (-12,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente). Registrano una performance peggiore rispetto al dato medio regionale anche le province di Asti (-8,0%) e di Vercelli (-5,2%). Il capoluogo piemontese realizza una variazione in linea con il dato medio piemontese (-4,0%). Le province di Novara e Alessandria rilevano una contrazione pari, rispettivamente, al -3,7% e al -3,6%. Meno intense risultano, invece, le flessioni registrate dalle altre province piemontesi: il Verbano Cusio Ossola manifesta una diminuzione della produzione del 2,6%, mentre la provincia di Cuneo una contrazione pari allo 0,4%.

I TRIMESTRE 2013: I DATI PREVISIONALI DI CONFINDUSTRIA PIEMONTE All’indagine hanno risposto circa 1000 imprese di tutti i settori e dimensioni

Dalla rilevazione non emergono variazioni rilevanti rispetto ai mesi precedenti. I principali indicatori sulle aspettative delle imprese piemontesi sono in leggera flessione; il ribasso nella maggior parte dei casi è minimo, il che esclude un ulteriore peggioramento della recessione. Solo l’export presenta valori cautamente confortanti.

Il saldo ottimisti-pessimisti sulla produzione industriale relativo al primo trimestre del 2013 è pari a -22,6%; 2,2 punti in meno rispetto alla precedente rilevazione. Il dato è negativo, ma ancora distante dai minimi del 2009, quando si sfiorava il -60%. A livello settoriale emerge un saldo meno pessimistico per le aziende metalmeccaniche rispetto alle non metalmeccaniche.

Le previsioni sugli ordini export presentano un lieve incremento, e il dato è al di sopra del punto di equilibrio per il secondo trimestre consecutivo. In dettaglio, per il primo quarto del 2013 il saldo ottimisti-pessimisti sugli ordini export è del +2,5%.

Le aspettative delle imprese piemontesi sugli ordini totali rimango stabili rispetto al periodo precedente; il dato si attesta al -19,1% per la prima parte del 2013.

Le imprese che prevedono di fare investimenti per ampliamenti e per sostituzioni, rispettivamente 18,2% e 38,2%, sono sicuramente meno rispetto a quelle che si possono osservare in un periodo di sviluppo economico “normale”, ma restano comunque costanti rispetto alle ultime indagini. Nessuna variazione anche per quel che riguarda i ritardi degli incassi, segnalati da circa il 60% delle aziende. Investimenti e ritardi degli incassi pagano le conseguenze di un mercato del credito ancora instabile e ricco di incertezze.

Il tasso di utilizzo della capacità produttiva rallenta di 1,5 punti percentuali, attestandosi al 68,8%. Anche in questo caso il dato è poco incoraggiante, e sottolinea lo stato recessivo in cui si trova l’economia piemontese, che normalmente a pieno regime sfrutta la capacità degli impianti al 75%.

Il saldo relativo all’occupazione perde 2,7 punti percentuali, passando da -14,8 a -17,5 e confermando le difficoltà del mercato del lavoro piemontese. Indicazioni analoghe si osservano dall’indicatore relativo alla cassa integrazione, che evidenzia come il numero di imprese che hanno intenzione di far ricorso alla cassa integrazione sia in aumento; in dettaglio, il dato passa dal 31,7% al 34,1%.

Ancora una volta è importante sottolineare l’importanza dell’export, capace di favorire le aziende che nel tempo sono riuscite a differenziare i propri mercati di sbocco, e a non basarsi esclusivamente sul mercato interno, dove a oggi la domanda è ferma. A conferma di ciò segnaliamo come le aziende piemontesi che dichiarano di esportare meno del 10% del fatturato presentano un saldo sulla produzione in calo del -34,7%; le aziende che esportano più del 60% del fatturato si fermano al -8,4%. A tale dato si collega anche il miglior andamento delle aziende più strutturate (saldo produzione -14%) rispetto alle aziende più piccole (saldo produzione -27%): le aziende con più di 50 addetti sono notevolmente più ottimiste sugli ordini export rispetto alle aziende di dimensioni più ridotte, rispettivamente +11,7% e -3,5%.

SCENARIO MACROECONOMICO MONDIALE E NAZIONALE

Secondo i dati presentati da Giovanni Foresti, economista del Servizio Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, il ciclo economico internazionale presenta indicazioni di leggera ripresa, anche grazie al recupero dei flussi commerciali. La crescita mondiale per il 2013 dovrebbe raggiungere livelli simili a quelli dello scorso anno (+3,2% vs. +3,0%); solo nel 2014 avremo una ripresa più consistente (+4,2%). La crescita sarà trainata dai paesi asiatici, OPEC e dagli Stati Uniti, mentre l’Eurozona rimarrà in recessione. Negli Stati Uniti il freno della politica fiscale verrà controbilanciato dalla politica monetaria fortemente espansiva della Fed, dal graduale riequilibrio dei bilanci delle famiglie e dalla ripresa del settore dell’edilizia residenziale.

Nell’Eurozona nel 2013 anche la Germania registrerà una crescita modesta mentre i paesi periferici subiranno un nuovo e significativo calo del PIL. Su questo scenario continua a pesare un elevato grado di incertezza, legato alla difficoltà di valutare l’impatto sulla dinamica della domanda interna di una crisi finanziaria e di fiducia senza precedenti. Se non interverranno nuovi elementi destabilizzanti, l’Eurozona potrà tornare a crescere nel 2014, quando il freno al ciclo derivante dalla politica fiscale dovrebbe allentarsi e l’accelerazione della domanda mondiale dovrebbe dare nuovo impulso alle esportazioni europee. L’apprezzamento del cambio effettivo (di oltre il 5% negli ultimi sei mesi), sembra essersi fermato e dunque i rischi per l’export sembrano limitati.

Il 2013 sarà un altro anno difficile per l’economia italiana. Stretta fiscale, condizioni fiscali ancora tese, nuova contrazione del reddito disponibile reale delle famiglie continueranno a pesare sulla domanda interna. Il commercio estero resterà l’unica fonte di crescita. I dati di gennaio hanno confermato la vivacità dell’export italiano verso i paesi extra-UE. Su base annua, le esportazioni verso questi mercati hanno registrato un aumento del 17,7% con punte del 20,2% negli Stati Uniti, del 25% circa in Cina e Giappone, del 26,1% nei paesi OPEC e del 32,2% nei paesi ASEAN. Si conferma pertanto la centralità dei mercati internazionali come focus strategico imprescindibile per l’industria italiana e piemontese nei prossimi anni. Tuttavia, la sfida dell’export non è facile e può essere vinta solo dalle imprese più attive in termini di innovazione, certificazioni ambientali e di qualità, marchi.

 

IMPRESE PIEMONTESI E INTERNAZIONALIZZAZIONE

Secondo le analisi presentate dall’Head of Italy Research UniCredit Zeno Rotondi, la migliore performance delle esportazioni piemontesi si spiega con una tendenza più marcata e crescente negli ultimi anni a sostituire il mercato europeo con quelli dei paesi extra UE: dal 2007 infatti la quota di vendite di prodotti e servizi piemontesi dirette verso queste destinazioni è cresciuta del 5,9%, una variazione superiore a quelle registrata per le altre regioni esportatrici esaminate.

Le stime pubblicate da SACE per le esportazioni italiane forniscono alcune indicazioni circa i mercati ed i settori a più alto potenziale di crescita. Considerando i principali mercati di sbocco dei beni e servizi piemontesi, quelli a più forte espansione saranno Cina, Svizzera, Brasile, Turchia e Stati Uniti. Vi sono tuttavia altre destinazioni che mostrano un elevato potenziale di crescita, ma che ancora non figurano tra le principali destinazioni dell’export regionale. Si tratta di paesi di grandi dimensioni, caratterizzati da un rapido aumento dei consumi interni, da bassi livelli di debito e da rating positivi, quali Egitto, Indonesia, Filippine, Messico e Corea del Sud. Per quanto riguarda i settori di specializzazione delle esportazioni piemontesi invece, si segnalano elevati tassi di crescita per meccanica strumentale, prodotti in metallo e computer / elettronica / tecnica, apparecchiature elettriche e industria della gomma e della plastica.

Dal punto di vista microeconomico, i dati del IX Rapporto UniCredit relativi alle piccole e medie imprese della regione mostrano come tra le realtà più grandi la presenza all’estero sia più consolidata rispetto al resto del Paese, ma anche una più diffusa internazionalizzazione di data recente tra le aziende di dimensioni minori. Di contro, la diversificazione geografica delle attività estere è tuttora principale appannaggio delle medie imprese, sebbene in Piemonte le piccole abbiano più frequentemente in essere attività con più paesi.

Nell’approccio ai mercati esteri risultano decisive le relazioni con soggetti esterni (partecipazione a fiere di settore, contatti segnalati da altre imprese), ma tra gli operatori più piccoli conta anche la ricerca diretta via Internet. Sembrano invece ancora poco sfruttate le opportunità offerte in questo ambito dalle banche.

Per quanto riguarda infine la distribuzione, in Piemonte è più marcato rispetto alla media nazionale l’uso di canali commerciali tradizionali e, tra le piccole, la distribuzione tramite agenti in loco.