I prodotti del settore tessile non realizzati prevalentemente in Italia non possono essere etichettati con il marchio made in Italy. La tracciabilità è essenziale per promuovere e sostenere le vere produzioni made in Italy”. E’ la posizione espressa dai rappresentanti di Confartigianato e Cna intervenuti oggi all’Audizione presso la Commissione Industria del Senato sul disegno di legge in materia di riconoscibilità e tutela dei prodotti italiani. Confartigianato e Cna sottolineano l’importanza di norme a tutela del made in Italy nel tessile, calzaturiero e pelletteria, settori che danno lavoro complessivamente a 1.080.000 addetti, di cui 620.000 nella produzione, realizzano un valore aggiunto di 27,4 miliardi l’anno, pari all’11% delle imprese manifatturiere, ed esportano prodotti per 41,9 miliardi, pari all’11,5% dell’export totale. Il settore moda ha un saldo commerciale positivo di 15,9 miliardi.
Le imprese del sistema moda – fanno rilevare le Confederazioni – hanno subito negli ultimi anni gli effetti più gravi della crisi e della concorrenza sleale di chi pretende di mettere il marchio made in Italy su prodotti realizzati all’estero.
Per questo gli esponenti delle Confederazioni dell’artigianato e delle Pmi considerano indispensabili norme che valorizzino il nostro patrimonio manifatturiero e che consentano ai consumatori di riconoscere l’origine e la qualità di ciò che acquistano. L’etichetta ‘made in Italy’ deve tutelare chi investe, produce e dà lavoro in Italia e deve dare la certezza di distinguere la reale provenienza dei prodotti”.
E’ necessario – sostengono – che le normative  nazionali ed europee si  allineino a quanto già avviene in molti altri Paesi, come USA, Giappone, India, dove esistono leggi che consentono ai consumatori di conoscere con certezza l’origine dei prodotti. Serve una legge che difenda dalle contraffazioni la qualità del ben fatto in Italia e che valorizzi la cultura e la tradizione produttiva profondamente radicata nei territori del nostro Paese”.
Inoltre, i rappresentanti di Confartigianato e Cna ritengono necessario che il sistema di tracciabilità dei prodotti sia attuato su base volontaria, prevedendo tuttavia forme di incentivo per le imprese che lo adottano. A questo proposito, le Confederazioni ricordano che si sta diffondendo presso le imprese del settore il sistema volontario di tracciabilità ITF, Italian Textile Fashion, organismo di coordinamento delle Camere di Commercio per la valorizzazione e la tutela della filiera moda.