Nel primo semestre 2010, in Piemonte sono stati attivati 308.614 contratti di lavoro. Si è verificato un aumento del 4,4 per cento rispetto allo stesso semestre del 2009 ma, guardando allo stesso periodo del 2008, la ripresa è ancora lontana; i dati mostrano come la variazione percentuale negativa sia del -20 per cento, dato piuttosto sconfortante. Per quanto riguarda la qualità della “ripresina”, va sottolineato come l’occupazione sia cresciuta soprattutto in ragione del forte ricorso delle aziende ai contratti di somministrazione (+52,2 per cento) e al lavoro di tipo intermittente (+51,5 per cento).
La crescita, inoltre, non ha interessato i soggetti più deboli del mercato del lavoro: donne, giovani e immigrati.
Nonostante la risalita avvenuta rispetto al 2009 (+18 per cento), il settore più colpito è quello dell’industria che dal 2008 a oggi registra un  -37 per cento, seguito dal settore dei servizi che scendono di circa il 14 per cento, mentre l’agricoltura mantiene un andamento positivo registrando una media del +13 per cento rispetto al 2008 e un +4,7 rispetto al 2009; in questo settore il dato che colpisce significativamente è il +28 per cento della provincia di Biella.
Guardando ai dati a livello provinciale, la crescita dei contratti stipulati, fra il 2009 e il 2010, riguarda l’intero territorio piemontese, sebbene ci siano differenti dimensioni degli incrementi. È Vercelli (+20 per cento) è la provincia che registra il maggior aumento, seguita dal Verbano-Cusio-Ossola (+10,8); queste due sono anche le province che dal 2008 hanno avuto il minor ribasso: rispettivamente hanno perso -3,8 per cento e -0,2 per cento. Le province più lontane dalla ripresa sono, invece, Alessandria (+1,6 per cento) e Asti (+2,9 per cento), che rispetto al 2008 hanno però perso circa il 21 per cento e il 24 per cento.
CATEGORIE DI CONTRATTO – Confrontando i dati del primo semestre 2009 e 2010, un segnale positivo viene dall’aumento del numero di contratti cui corrisponde un aumento (+2,3 per cento) del numero di persone coinvolte nei rapporti di lavoro. Pare che questo miglioramento riguardi solo gli uomini (+6,1 per cento); il numero delle donne infatti continua a diminuire (-1,5 per cento), nonostante il numero di contratti stipulato aumenti per entrambi i sessi, sono rispecchiate le differenze di genere: in misura maggiore per gli uomini (+5,2) che per le donne (+3,7). Disparità maggiori si hanno nella provincia di Alessandria dove a un aumento del 6,2 per cento di uomini corrisponde una diminuzione del -4,3 per cento di donne coinvolte, a Torino (+4,7 per cento uomini e –2,7 per cento donne), a Novara dove a un aumento del 6,2 per cento di uomini assunti corrisponde un -1,4 per cento di donne e a Cuneo (+9,9 per cento uomini e -1 per cento donne); viceversa accade nelle province di Biella (-1,4 per cento di uomini e +13,9 per cento donne) e Verbania (-0,9 per cento di uomini e +2 per cento donne).
Nella provincia di Asti, nonostante un aumento del numero di persone coinvolte, sia uomini che donne, diminuisce il numero delle procedure di assunzione femminili (-1,8 per cento).
Guardando alle fasce di età, i più colpiti dalla crisi sembrano essere i giovani, il numero di assunzioni per gli under 34 aumenta solo del 3,6 per cento (dell’1,1 per cento per i giovanissimi sotto i 24 anni), mentre per gli over 35 l’aumento è di circa il 13 per cento.
Particolarmente critica è la situazione nell’Astigiano dove si registra quasi un -11 per cento di assunzioni per i giovani sotto i 34 anni di età, mentre nel biellese la fascia d’età più colpita è quella che va dai 15 ai 24 anni.
Forte tendenza inversa si verifica nella provincia di Vercelli, dove proprio per i giovani si registra il maggior aumento del numero di assunzioni (+42,1 per cento).
La fascia d’età mediamente più favorita è quella che va dai 35 ai 49 anni, tranne che nella provincia di Alessandria dove risulta essere l’unica colpita negativamente (-0,8 per cento).
Sono i lavoratori italiani a essere maggiormente interessanti dall’aumento dei contratti, soprattutto nelle province di Alessandria, Asti, Biella e Verbania dove per gli stranieri si hanno dati fortemente negativi rispetto agli italiani. Fra i lavoratori stranieri, in particolare, sono quelli extracomunitari che mostrano il calo più consistente.
TIPOLOGIE DI CONTRATTO – Riguardo alle tipologie contrattuali e alla dinamica dei contratti, si osserva che la crescita degli avviamenti è fortemente influenzata dall’aumento dei contratti di somministrazione (+52, 2per cento) e i contratti di lavoro di tipo intermittente (+51,5 per cento), dato, quest’ultimo, che spicca positivamente in modo molto forte nelle province di Verbania (+149,8 per cento) e Vercelli (+106,9 per cento).
Il maggior uso dei contratti di somministrazione può essere posto in relazione alla ripresa del settore metalmeccanico, dove questa tipologia contrattuale rappresenta circa la metà dei rapporti di lavoro avviati (Cfr. Agenzia Piemonte Lavoro).
La parziale rimonta dell’industria si inscrive in un contesto di crescente precarietà dell’impiego.
Le assunzioni a tempo indeterminato sono in netto calo in tutte le province (-17,3 per cento), soprattutto in quelle di Torino e Biella (circa il -20 per cento). A questo decremento non corrisponde un pari aumento dei part-time e dei tempi determinati (che assommano a circa +13 per cento). Spicca positivamente sempre la provincia di Vercelli, con un aumento delle assunzioni a tempo determinato di +31,7 per cento e dei part- time di +16,7 per cento, mentre registrano segno negativo le assunzioni part-time nelle province di Cuneo (-9,3 per cento), Asti (-6,6 per cento) e Verbania (-0,7 per cento).

 

 

I dati di questa analisi sono stati diffusi dall’Ires Lucia Morosini, associazione no profit che lavora sia a supporto della Cgil regionale Piemonte sia su incarico di enti pubblici e privati producendo periodicamente focus e brevi commenti su temi di attualità socio-economica. Si tratta di analisi statistiche e di ricerca sociale elaborate sulla base di dati e informazioni aggiornati.
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