La prossima settimana prenderanno il via le prime fiere del tartufo, occasioni molto importanti per la promozione di un prodotto che costituisce un’eccellenza del nostro territorio. Diversi sindaci piemontesi hanno lamentato una mancanza di pianificazione e comunicazione delle risorse regionali da destinarsi a tali fiere, il che ha messo in difficoltà gli organizzatori. L’assessore regionale Roberto Ravello quest’oggi, rispondendo all’interrogazione da me presentata, ha confermato la fondatezza dell’allarme dei sindaci e ha confermato un quadro davvero desolante: per il tartufo piemontese le risorse sono drasticamente diminuite”: così dichiara il consigliere regionale Angela Motta (Partito Democratico), in occasione del question time relativo ai contributi regionali alle fiere (internazionali, nazionali e regionali) del tartufo.
L’assessore Ravello – spiega il Consigliere Angela Motta – ha confermato che i bandi regionali previsti dalla legge 74/96 e dalla legge 63/78 non sono stato aperti dall’assessorato alla montagna e dall’assessorato all’agricoltura per mancanza di fondi, mentre le risorse destinate dall’assessorato al commercio sono passate dai 600.000 euro dell’anno scorso agli attuali 343.000 euro, quindi con una corposa riduzione che metterà in grande difficoltà le amministrazioni comunali organizzatrici delle fiere. Inoltre, secondo l’assessore sarebbe opportuno concentrare ogni risorsa in un unico soggetto a controllo regionale e provinciale e per questo sarebbe necessaria una revisione della legge regionale 16/2008, che venne varata dal governo di centrosinistra proprio per tutelare e valorizzare il tartufo. Ammesso e non concesso che questa sia una soluzione utile, i numeri confermano una sola triste verità: il tartufo piemontese è senza soldi. E’ comprensibile che in una fase di così grave crisi finanziaria altre possano essere le priorità, ma è sbagliato sottovalutare l’importanza in termini economici e turistici di eventi come le fiere e soprattutto è grave che la Regione abbia lasciato nell’incertezza i Comuni, penalizzandoli nella fase della programmazione”.