E’ stato firmato ieri in Municipio un progetto sperimentale finalizzato a riqualificare il lavoro delle assistenti familiari.
Da badante ad assistente familiare: percorso di riqualificazione del lavoro delle assistenti familiari si propone di costruire sul territorio comunale una rete di servizi a favore del lavoro di cura.
L’idea nasce dalla constatazione che il lavoro di cura svolto a domicilio dalle assistenti familiari è un fenomeno che ha avuto negli ultimi anni una notevole espansione tanto da diventare centrale nell’attuale sistema dei servizi di assistenza familiare. Esso evidenzia una problematica molto complessa e dalle molte sfaccettature che si colloca all’interno di uno scenario di profonde trasformazioni demografiche e sociali che pongono sfide impegnative alle politiche di welfare: il costante invecchiamento della popolazione anziana, con il conseguente aumento dei bisogni assistenziali, la maggiore partecipazione femminile al mercato del lavoro, la tendenza a privilegiare le cure rese in contesto domiciliare, la presenza di una consistente quota di donne immigrate che offre una risorsa di lavoro disponibile e flessibile, spesso non regolare.
Attualmente il sistema si regge prevalentemente sul “fai da te”: il passa parola per cercare una “badante” sicura. Un fai da te non sempre efficace che rischia di lasciare spazi per situazioni di lavoro irregolare, di sfruttamento delle donne dedite al lavoro di cura e qualche volta anche di pregiudizio per le famiglie che scoprono di avere in casa una persona poco affidabile.
Per tali ragioni i diversi attori territoriali coinvolti nell’erogazione dei servizi di cura a domicilio sentono sempre più forte il bisogno di intervenire per una maggiore trasparenza dell’informazione e fluidità del mercato, attraverso il miglioramento dei meccanismi di incontro domanda-offerta, e per favorire il coordinamento con la rete dei servizi pubblici, sia prevedendo dei servizi di accompagnamento e supervisione per dare un sostegno concreto all’assistente familiare e alla famiglia che si cimenta nel ruolo di datore di lavoro, sia utilizzando incentivi economici per condizionare le preferenze delle famiglie e delle lavoratrici nel fare emergere il lavoro nero.
In ottemperanza alla la Legge n. 296 del 27/12/2006 (legge finanziaria 2007), art. 1, commi 1250 e 1251, che ha promosso, tra l’altro, la sperimentazione di iniziative di qualificazione del lavoro delle assistenti familiari; alla L. 328/2000 “Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali” che detta norme per la realizzazione di un sistema di interventi e di servizi sociali improntato alla collaborazione e valorizzazione dei diversi attori presenti sul territori in un’ottica di lavoro di rete e alla Legge Regionale 8 gennaio 2004 n. 1 “Norme per la realizzazione del sistema regionale di interventi e servizi sociali e riordino della legislazione di riferimento” che al fine di favorire il benessere della persona, la prevenzione del disagio e il miglioramento della qualità della vita delle comunità locali promuove la realizzazione di servizi di rete integrando gli interventi delle istituzioni pubbliche con quelli del terzo settore e degli altri soggetti privati tra cui sono ricomprese le organizzazioni di volontariato, le cooperative sociali, gli organismi non lucrativi di utilità sociale, le associazioni e gli enti di promozione sociale, gli organismi della cooperazione, le società di mutuo soccorso, le fondazioni, gli enti di patronato, e tutti gli altri soggetti privati non aventi fini di lucro il progetto mette in rete i diversi attori del pubblico e del privato attivi sul territorio comunale.
Lo strumento per la messa in rete è il protocollo di intesa al quale hanno aderito:?la Prefettura di Asti, la Questura di Asti, la Provincia di Asti, il Comune di Asti, l’associazione “In Contatto”, il Caf della Coldiretti “Impresa Verde Srl”, la CIA – CAF patronato Patronato INAC, il  Patronato ACLI, il patronato INAPA-Confartigianato, la Confcooperative – Asti, la Caritas Diocesana di Asti in rappresentanza dei sette centri di ascolto attivi sul territorio del Comune di Asti, la San Vincenzo Dè Paoli, l’ A.V.O.,l’ A.U.S.E.R., l’Anteas, il PIAM, la V.A.O. e gli enti di formazione ALFAFORM, EnAIP, Co.ge.sa., CISA Asti Sud, IAL PIEMONTE G. Giraudi, I.RE.COOP. Piemonte S.C., Società Consortile Alba Barolo s.c.a.rl., CNOS- Fap.
Il protocollo si inserisce in una linea progettuale di attenzione al tema per il quale è già stato siglato un primo protocollo di intesa  con il quale i tre enti gestori dei servizi socio assistenziali e la Provincia di Asti si sono impegnati in attuazione al Programma P.A.R.I. 2007, realizzato con il contributo finanziario del Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali e della Regione Piemonte, a promuovere l’inserimento lavorativo prestato nell’ambito del lavoro di cura dagli/dalle Assistenti Familiari.