La travagliata vicenda della presentazione delle liste elettorali per le prossime regionali,  l’approvazione, nella serata di ieri, del decreto “salva liste”, e il tam tam di proteste che ne sta seguendo, ad Asti fa tornare in mente una vicenda di tre anni fa, quando per le comunali venne respinta la lista di Rifondazione Comunista perchè i presentatori avevano dimenticato in sede una parte delle accettazioni di candidature.

Non volle sentire ragioni il Segretario Generale del Comune – ricorda Giovanni Pensabene in una nota diffusa oggi – nonostante fossimo in grado di esibire nell’immediato quelle accettazioni. Ci diede torto la Commissione elettorale Provinciale, ci diede torto il TAR. La vicenda del partito di Berlusconi in Lazio e in Lombardia si avvia ad una soluzione diversa, con un decreto mettono tutto a posto. Non avevo dubbi e come me non ne aveva Vittorio Butera, un poeta dialettale Calabrese, che a metà del 1900 scriveva questa breve poesia: ‘A legge ‘u sai ‘cchi d’è?/ è ‘na rete ‘a ‘llastica, dduve si ‘ncunu ‘ncappa/ ‘cc’è resta si è furmicula, ma si è vitiallu scappa! (la legge lo sai cos’è?/ E’ una rete a maglie, in cui se qualcuno incappa/ resta impigliato se è una formica, ma se è un vitello scappa!). Ovvero le regole valgono solo per i “piccoli”, i potenti continuano a comportarsi da prepotenti e arroganti. Loro le regole le scrivono ma non le rispettano e se qualche giudice cerca di fargliele rispettare si comportano come il personaggio di De Andrè in “Storia di un impiegato”: “prima cambiarono il giudice, subito dopo la legge”.