La crisi del settore cerealicolo non risparmia le campagne dell’Astigiano. Le soluzioni proposte dal recente tavolo ministeriale di filiera sono giudicate inadeguate da Confagricoltura Asti che rimarca la necessità d’interventi più incisivi ed immediati, che mirino a tutelare il reddito dei produttori e stimolare la produzione di qualità, valorizzando il prodotto nazionale a dispetto di quello importato.  L’obiettivo primario è sanare in tempi celeri il forte disagio che accompagna anche il nostro territorio, soprattutto nella zona a nord del Tanaro, con una superficie di circa 36.000 ettari coltivata a frumento. Commenta Giancarlo Riva, presidente della sezione cerealicola di Confagricoltura Asti: “Il grano registra nell’Astigiano un’ottima performance in termini di produzione e rese quantitativamente discrete. Il problema è un altro ed è sotto gli occhi di tutti: i prezzi. La quotazione di 14 euro al quintale è ampiamente al di sotto dei costi produttivi, siamo ad un valore di mercato che risale agli anni ’80. Come può reggersi l’economia di una filiera in cui 100 chilogrammi di frumento valgono quanto 7 chili di pane mentre con 1o0 chili di farina si producono 120 chili di pane? La crisi, o per meglio dire la “paralisi” del mondo del grano riguarda buona parte del nord Astigiano, da Moncalvo fino al Casalese. Le risposte giunte dal tavolo ministeriale (10 milioni di euro per gli investimenti nella logistica) non sono adeguate per risollevare la sempre più drammatica contingenza”.  Confagricoltura Asti valuterà ogni tipo di azione di protesta e chiede un’attenta riflessione sull’intera filiera: “Le distorsioni del mercato stanno vanificando gli sforzi di migliaia di agricoltori. E’ finito il tempo delle promesse, la politica faccia la sua parte e rappresenti gli interessi di chi, con il proprio lavoro, garantisce che sulle nostre tavole giungano solo prodotti di prima qualità”, conclude Riva.