TORINO – Giovani vestiti da giovani tra il pubblico a sostegno della Bresso, giovani in completo grigio e cravatta verde tra quello a sostegno di Cota: fa un po’ “parenti della sposa di qua” e “parenti dello sposo di là”, è piena di pubblico, giornalisti e operatori  la sala messa a disposizione dall’Associazione Stampa Subalpina per questo faccia a faccia tra i due candidati alla presidenza della Regione.
Il primo ad arrivare è Giovanni Floris, irritato dalla censura informativa dai vertici Rai e che proprio da Torino fa partire la sua azione di resistenza con il “Giro d’Italia 4×4”, talk show itinerante che oltre al capoluogo piemontese toccherà L’Aquila, Roma e Cosenza per raggiungere idealmente tutta Italia.
In circa un’ora Bresso e Cota hanno modo di scambiarsi gentilezze, studiarsi, confrontarsi, attaccarsi, offendersi; i tempi sono quelli televisivi, le battute anche.
I temi da trattare sarebbero molti, in questa strana campagna per le regionali fatta di liste senza elettori e elettori senza liste, trasmissioni imbavagliate e grandi manifestazioni nazionali.
Floris inizia chiedendo a Cota come mai si parli così tanto di giustizia e così poco di economia, lavoro, sociale: “E’ la percezione che fanno passare i media – risponde il candidato – io sono in Piemonte e mi occupo delle mia regione”.
Sarà, eppure il pasticcio sulle liste pare per tutti il principale argomento all’ordine del giorno. Ogni giorno. “C’è un piano? O è solo disorganizzazione?” incalza Floris. “La sostanza deve prevalere sulla forma”, risponde Cota, ma Bresso precisa: “Se fosse capitato a noi nessuno si sarebbe dato la pena di promulgare un decreto salva-liste”.
Passaggio successivo: le intercettazioni. “Le persone non dovrebbero preoccuparsi tanto di quello che dicono al telefono, se si comportassero correttamente” sostiene Bresso. “A me non inquieta il contenuto della telefonata di Berlusconi – risponde il leghista – ma ciò che si sta montando: c’è un uso abnorme delle intercettazioni. Al telefono il presidente del Consiglio ha ripetuto, magari in forma più colorita, cose che ha detto anche nelle interviste”.
Tutto normale, dunque? “Ci sono polveroni mediatici che fanno perdere di vista i problemi reali. Per esempio i 500 milioni assegnati al Comune di Roma per ripianare il debito: intendo fare in modo che anche i 1206 Comuni del Piemonte chiedano la stessa somma”, dice la presidente: e questo è un tasto dolente per Cota, che può solo rilanciare con l’argomento del federalismo fiscale, “l’unico modo per chiudere i rubinetti. Bresso pensi piuttosto alle mancate politiche territoriali della sua giunta per il sostegno del lavoro a fronte dell’investimento fatto dal governo per la cassa integrazione”.
Ma la zarina non ci sta: “Abbiamo ripianato il disavanzo di un miliardo e mezzo lasciato nella Sanità dalla giunta guidata da Ghigo e in cui Cota era presidente del Consiglio regionale. La produzione industriale è cresciuta per quattro anni e all’alba della crisi, in Piemonte, il dato della disoccupazione si attestava attorno al 4 per cento. La crisi ci ha investiti ma l’abbiamo affrontata con strumenti regionali, compresi i 115 milioni messi in campo per la Cassa integrazione in deroga. Il governo non ha fatto nulla per far fronte alla crisi”.
Ha fatto moltissimo invece – ribatte Cota – a partire da una riforma epocale della pubblica amministrazione, un piano per le infrastrutture, gli ammortizzatori sociali”.
Tra gli ultimi temi messi sul piatto da Floris ecco spuntare immigrazione e sicurezza: “Non possiamo accogliere tutti – dice Cota –: le politiche del territorio devono essere inflessibili contro la clandestinità. In più bisogna usare la leva urbanistica, quella del commercio e quella sanitaria per creare un clima di integrazione reale, in cui gli immigrati non si isolino in ghetti”. “Le politiche di immigrazione e di sicurezza sono di competenza nazionale e finora non sono state ben gestite dal governo – sostiene Mercedes Bresso –. Noi siamo pronti ad avviare politiche di inclusione basate su una reale conoscenza degli immigrati, delle loro situazioni. Far uscire dal sommerso lavoro e affitti è già un grande aiuto in questa direzione”.
E cosa succederebbe se a vincere le elezioni fosse il suo avversario?” domanda Floris: “Sarebbe un disastro” risponde Cota. “Sarebbe l’annessione del Piemonte alla Lombardia” dice Bresso.

Marianna Natale