A pochi giorni dalla vittoria elettorale su Giorgio Galvagno, Fabrizio Brignolo incontra la redazione di Gazzetta d’Asti per un’intervista multimediale a tutto campo, che si può rintracciare anche sul canale you tube di Gazzetta.
Il neo sindaco non si è sottratto ad  analisi elettorali e  domande su alleanze, governo del presente,  prospettive future della città, sollecitato dal nostro caporedattore Enzo Armando e dai nostri giornalisti Stella Palermitani, Michele Cascioli, Alex Macinante e Massimiliano Bianco. Qualche naturale reticenza solo sulla composizione della giunta, il primo scoglio per ogni neo sindaco, che proprio in questi giorni vive i suoi momenti più delicati.
Lei ha messo al centro della sua campagna elettorale il lavoro, quale sarà il suo primo atto su questo versante?
C’è tanto da fare, ma bisogna essere concreti subito. Appena insediato convocherò le associazioni dei proprietari di immobili per proporre loro una seconda agenzia della casa, dedicata alle locazioni commerciali e produttive. Come per quelle residenziali abbiamo in mente sgravi Imu e fondi di garanzia sui canoni insoluti per chi accetta di affittare a canoni inferiori al mercato. E poi  indiremo subito una gara per  una rete di teleriscaldamento in modo da proporre alle aziende astigiane energia a prezzi più contenuti.
Parlando di teleriscaldamento, il pensiero corre all’Asp. Molte municipalizzate si sono focalizzate su settori innovativi, come energia elettrica e teleriscaldamento, la nostra invece sembra ancora legata ai business tradizionali: rifiuti, trasporti e acquedotto. Ha in mente interventi in questa direzione?
Li ritengo indispensabili. Grazie all’ ingresso in  settori innovativi  le municipalizzate di Torino e di altri centri a noi vicini pompano utili nelle casse comunali, che servono per finanziare asili nido e progetti sociali. Da noi non accade, è ora che anche l’Asp segua questa strada e cambi la sua mission.
Oltre al lavoro, cosa ci riserveranno i primi cento giorni?
Una forte attenzione al sociale, al problema casa, che mi sembra ogni giorno più pressante. Va rivitalizzata una struttura già presente all’interno dell’amministrazione, riconoscendo le grandi potenzialità del personale, che opera in un settore difficile, non solo per ragioni economiche ma spesso per passione e vocazione. 
Cosa “terrà” dei cinque anni di Galvagno e cosa invece cambierà di sicuro?
Concettualmente terrei tutto  quello che hanno fatto (se poco o tanto mi pare che lo abbiamo già deciso gli elettori!). La mia esperienza della macchina amministrativa mi fa dire che la continuità è spesso un valore, consente di non gettare al vento anni di lavoro. Certo valuteremo ogni progetto e non esiteremo a correggerlo se non va nella direzione che riterremo migliore per la città, ma partire da zero sarebbe uno spreco di tempo e risorse, non ce lo possiamo permettere.
Anche la Tangenziale sud ovest? Nella vostra coalizione c’è Giorgio Caracciolo, che è stato portavoce del comitato contro la TSO e la giunta Galvagno non era certo contraria…
La TSO è il classico progetto che si presta a interpretazioni trasversali. Anche la giunta Galvagno ha abbandonato le velleità autostradali che ai tempi dell’amministrazione Voglino avevamo fortemente contrastato. Da parte nostra ci impegneremo al massimo per migliorare il progetto che ora giace presso il ministero dell’ambiente e che presto dovrà tornare alla conferenza dei servizi in Regione. Il progetto su cui si discute ora è un ibrido inutile: tramontate fortunatamente le quattro corsie, che costavano tanto, avevano un impatto ambientale mostruoso e non servivano a nulla, è rimasto un tracciato a due corsie, slegato dalla viabilità cittadina, che continua però a bucare una collina. Secondo noi serve invece un percorso più vicino alla città, meno impattante, che serva anche a sgravare il traffico della zona ovest.
Il vecchio tracciato lungo Borbore…
Ebbene si, ne siamo affezionati, però restiamo aperti ad altre soluzioni, purchè non siano devastanti per l’ambiente e servano a qualcosa. Non è più tempo per il cemento a ogni costo.
Le difficoltà economiche e sociali impongono scelte coraggiose e strategiche. Qualche idea dirompente per far ripartire la città?
Innanzitutto devo dare una brutta notizia: abbiamo controllato, il tesoretto di cento milioni che ci aveva annunciato Galvagno non c’è, ma forse gli astigiani l’avevano già capito, visto come sono andate le elezioni! Non ci sono “ideane” che possono ribaltare la situazione, è finita l’epoca delle grandi opere, piuttosto ci sono tanti piccoli interventi da fare, per rilanciare gli investimenti, per dare il senso del cambio di marcia. Sono convinto ad esempio  che occorra puntare sull’economia della conoscenza, non solo sui beni materiali. A cosa servono tanti capannoni, se non ci sono le idee, i progetti per riempirli?  Penso alla nostra filiera di studi per l’enologia: l’Istituto sperimentale, i corsi di laurea triennale, la scuola agraria, il distretto canellese delle macchine agricole. Asti è il territorio ideale per ospitare la scuola di alta specializzazione, che però sembra destinata a Conegliano. E dire che fino a pochi anni fa eravamo in vantaggio, ma il disinteresse delle nostre istituzioni ci ha fortemente danneggiato. Lavoreremo a fondo per recuperare il tempo perso.
In campagna elettorale ha parlato di università del jazz. Un’idea suggestiva cara a Gianni Basso, rilanciata da suo padre…
Negli ultimi anni si è perso il centro giovani, un polo di aggregazione e una palestra per giovani musicisti. Occorre recuperare spazi per la musica che sappiano offrire anche opportunità formative.
Per far crescere il polo universitario astigiano manca un ostello, uno spazio che possa ospitare gli studenti fuori sede a prezzi accettabili. Che ne pensa?
E’ una delle zavorre alla crescita degli studi superiori, lo sappiamo bene. Abbiamo già la soluzione: recuperare l’ex palazzina ufficiali della Colli di Felizzano e destinarla a residenza studentesca. Lo si può fare in poco tempo, con poca spesa e i costi di gestione sarebbero in minima parte a carico del Comune.
E sullo sport che idee ha? La passata amministrazione è stata spesso accusata d’immobilismo? Pensa a un consigliere delegato o ad un assessore?
In questo caso meglio un assessorato, per gestire una serie di strutture complesse come quelle sportive. Credo fermamente che gli investimenti nello sport non siano a fondo perduto, ma a gioco lungo portino benefici sociali e addirittura sanitari, per bambini e ragazzi.
Asti è ormai ricca di tante iniziative culturali e ricreative  sbocciate dal basso. A volte però si sovrappongono e finiscono per annullarsi. Avete qualche idea per regolamentarle?
Innanzitutto penso che siano una ricchezza, la cultura è una delle leve principali per il rilancio della città. Certo non potrà mai soppiantare la manifattura, né l’eno-gastronomia a cui però deve essere affiancata per creare un’offerta turistica completa. Per evitare sovrapposizioni non penso a divieti e ordinanze che sarebbero mal digerite, piuttosto sarebbe utile creare un calendario omogeneo e proporre una promozione univoca. Lavoreremo in questo senso con i privati e le associazioni.
Brignolo sindaco, Arri Vicesindaco, Pasta e Bagnadentro probabili assessori, qualcuno parla già di lobby degli avvocati…
E’ vero, avvocati ce ne sono tanti, ma è un tratto comune della politica italiana. Gli astigiani possono però stare tranquilli. I legali non sono capaci di fare lobby, diversamente dai notai e dai farmacisti, tanto per citare altre categorie più fortunate, o meglio più abili a difendere i propri interessi. L’avvocato appena diventa amministratore tende a dimenticare la toga, credo che per la collettività sia un bene!
E’ una maggioranza diversa da quella di Voglino. Il centro è molto più forte, grazie a Udc, Moderati, cattolici del Pd. Lo ritiene un bene o un male?
Per esperienza, so che nell’attività amministrativa le differenze politiche si stemperano, le fedeltà agli ordini di scuderia si scompongono e tende a prevalere l’analisi dei problemi concreti, dove centro e sinistra spesso si trovano su posizioni comuni. Cinque anni dalla stessa parte, sui banchi di opposizione, hanno dimostrato che il modo di affrontare le questioni sul tappeto non è poi così diverso.
Avrà una maggioranza robusta, 20 a 12. Cosa farà per motivare i suoi consiglieri evitando le troppe assenze che hanno caratterizzato alcuni periodi dell’amministrazione Galvagno?
Le assenze quasi mai sono dovute a questioni personali, ma sono spie di un malessere, generato dalla mancata condivisione di scelte della giunta o dalla scarsa attenzione alle proposte dei consiglieri. Cercheremo di coinvolgere sempre i nostri consiglieri nelle scelte amministrative, evitando scollamenti. Penso che il peggior errore che possa fare una giunta è considerarsi autosufficiente dalla propria maggioranza. Lo stimolo e i suggerimenti dei consiglieri vanno ascoltati, alla fine sono loro che ci mettono la faccia con gli elettori.
Al secondo turno abbiamo assistito al sacrificio di SEL, il cui unico consigliere è stato immolato sull’altare dell’accordo con l’Udc. Vi siete impegnati a offrire al partito di Vendola una rappresentanza. Che farete?
Non lo abbiamo ancora deciso. SEL si è dimostrato un partito serio, ha espresso il proprio dissenso verso l’apparentamento con l’Udc, e li capisco, hanno perso l’unico consigliere, ma hanno continuato a sostenerci anche al ballottaggio. Non lo dimenticheremo, saremo coerenti e troveremo uno spazio anche per loro. 
La vittoria di solito ha molti padri. Quali sono i “genitori” della sua?
E’ figlia di un lungo percorso, cominciato con la designazione unanime del mio partito, la chiara legittimazione popolare delle primarie. E poi un pezzo di città ha fatto proprio il progetto che abbiamo proposto e questo ci ha dato la spinta per una vittoria che ritengo inequivocabile.

Il video completo dell’intervista è visibili sulla pagina youtube della Gazzetta d’Asti, all’indirizzo http://www.youtube.com/watch?v=XQndKULLG-Y

Massimiliano Bianco