SAN DAMIANO – Il tessile a San Damiano non ha vita facile. Dopo la triste fine della lunga storia della Facis, per molti anni la principale realtà tessile della provincia, ora getta la spugna la Vancini, un’azienda con sede storica a Genova, che da qualche anno aveva insediato uno stabilimento a San Damiano.
In breve, il sito sandamianese è diventato il principale polo produttivo del gruppo, dando lavoro a 24 dipendenti e a un interessante indotto di contoterzisti.
La Vancini produce abbigliamento professionale ed anti-infortunistico, oltre a abbigliamento tecnico e divise militari.
Le produzioni Vancini sono rivolte in particolare al settore pubblico e para-pubblico; amministrazioni comunali, regionali e provinciali, Asl, istituti di vigilanza, aziende di trasporti.
La Vancini è, o forse è meglio dire era, tra le prime aziende italiane nella fornitura di vestiario alle polizie municipali e al personale delle aziende di trasporto pubblico.
Significativa anche la presenza nelle forniture militari, in particolare per i compartimenti del Ministero della Difesa di Roma e Padova, per le marine militari di La Spezia e Taranto, per l’aeronautica militare di Milano e anche per la guardia di Finanza.
Sembra proprio che sia stato questo forte posizionamento nelle forniture per la pubblica amministrazione e per le forze armate ad averla messa in crisi.
La proprietà ha infatti deciso di mettere in liquidazione l’azienda, soffocata da una situazione finanziaria giudicata impossibile da sostenere: in particolare pare vi sia uno stock di crediti da incassare di svariati milioni di euro, di cui ben sei verso le amministrazioni pubbliche.
Una situazione ritenuta insostenibile, che ha aperto le porte alla richiesta di mobilità per l’intero organico: i 24 di San Damiano (9 da giugno già in cassa integrazione), i 6 della sede amministrativa di Genova, i due commerciali dislocati a Torino.
Scarse le speranze di salvare l’attività, anche se il sindacato sta cercando di coinvolgere le istituzioni per trovare una soluzione che salvaguardi la struttura produttiva: “abbiamo chiesto un incontro  al comune di San Damiano, – spiega Isidoro Gioiello responsabile dei tessili Cisl – ma sinora abbiamo ricevuto solo un generico impegno a convocare le parti in causa”.
Intanto le rappresentanze sindacali hanno chiesto un incontro presso il ministero del lavoro, per tentare di trasformare la mobilità in cassa integrazione straordinaria per 24 mesi, un sistema per rendere meno traumatica la perdita del posto di lavoro e tenere uno spiraglio aperto a un eventuale cessione del ramo d’azienda nel corso della procedura di liquidazione.
Massimiliano Bianco