Comune e sindacati Cgil, Cisl e Uil hanno raggiunto un accordo finalizzato a inserire nella politica fiscale e tariffaria della Città di Asti alcuni principi che agevolano le fasce più deboli e i lavoratori dipendenti e i pensionati. Com’è noto la difficile situazione economica degli Enti locali costringe le Amministrazioni a manovre che appesantiscono il carico sui cittadini, tuttavia il Comune ha recepito alcune indicazioni che tentano di introdurre maggior equità e attenzione alle fasce deboli. Con riferimento all’addizionale Irpef., che deve essere aumentata, il Comune ha recepito l’indicazione proveniente dai sindacati di introdurre una fascia di esenzione per i redditi minimi e di applicare, per le fasce superiori un principio di progressività. Viene pertanto introdotta per la prima volta una fascia di esenzione totale (prima inesistente) per i redditi imponibili fino a 7.500 euro annui. Per i redditi superiori l’addizionale viene aumentata per con un principio di progressività: 0,54 per redditi fino a 15.000 euro; 0,66 per redditi fino a 28.000 euro; 0,80 per redditi superiori. E’ stata infine accolta la richiesta di rimodulare le fasce Isee in relazione alle tariffe di mense e asili. Con riferimento agli asili nido, che prima avevano una tariffa uguale per tutti i nuclei famigliari con Isee tra 0 e 12.000 euro, viene introdotta una prima fascia relativa ai nuclei più sfortunati economicamente (da 0 a 6.500 euro, soglia individuata come “minimo vitale” dalle leggi previdenziali) in cui viene ridotta sensibilmente la tariffa (da 178 a 130 euro). L’incremento pari all’indice Istat del gettito complessivo delle tariffe (pari a circa il 3%) previsto dal bilancio 2013 viene quindi “spalmato” sulle fasce superiori. Su specifica richiesta delle organizzazioni sindacali si è provveduto, per le fasce superiori a quella del “minimo vitale”, ad agevolare i nuclei famigliari con reddito prevalentemente da lavoro dipendente o da pensione: senza peggiorare la condizione dei titolari degli altri redditi (le cui soglie sono rimaste invariate); sono state innalzate di circa 2000 euro in media le soglie preesistenti, per i nuclei famigliari aventi reddito prevalente da lavoro dipendente. Analogo principio è stato adottato per le tariffe relative alle mense, con in più l’introduzione di una soglia intermedia (prima non prevista) per agevolare i titolari di redditi tra i 10.632 euro (12.000 per dipendenti e pensionati) e i 16.000 euro (18.000 per dipendenti e pensionati), prima accomunati a quelli fino ai 24.000 euro. Al fine di agevolare le famiglie numerose, è stata introdotta una ulteriore agevolazione tariffaria, sia per mense che asili, per il terzo figlio (e oltre) che si aggiunge a quella già vigente per il secondo figlio. Sono stati infine concordati i criteri per i rimborsi dell’Imu sulla prima casa: rimborso previsto dall’Amministrazione proprio su richiesta delle organizzazioni sindacali, per i nuclei famigliari con redditi più bassi. Si è concordato che sarà rimborsata l’Imu sulla prima casa ai titolari di Isee inferiore a euro 11.000 per redditi prevalentemente da lavoro dipendente o pensione e ai titolari di Isee inferiore a euro 6.500 per gli altri redditi. Per i proprietari di prima casa gravata da mutuo le soglie Isee salgono: sarà infatti rimborsata l’Imu fino alla soglia Isee di 13.000 euro per redditi prevalentemente da lavoro dipendente o pensione ed di euro 8.000 per gli altri redditi.