Nel 2017 l’Istat stima in Piemonte un aumento degli occupati di 8 mila unità e un calo dei disoccupati di 4 mila (-2,3% da 187 mila unità del 2016 a 182 mila del 2017). Il tasso di occupazione cresce di quasi un punto percentuale, arrivando a sfiorare nella fascia d’età 20-64 anni il 70%, e si assiste a un lieve calo del tasso di disoccupazione che scende dal 9,3 al 9,1%. Lo rivelano i dati, diffusi nei giorni scorsi dall’Istituto di Statistica, ed elaborati dall’osservatorio regionale del mercato del lavoro. L’incremento dell’occupazione si concentra in prevalenza tra gli uomini e il lavoro dipendente (+37 mila unità), mentre si riduce sensibilmente il lavoro autonomo (-29 mila unità). In realtà l’anno appena trascorso si può suddividere per il Piemonte in due periodi distinti: nel primo semestre l’occupazione segna un lieve regresso e resta invariato il numero dei disoccupati, mentre la ripresa si consolida, in particolare, nell’ultimo trimestre, quando i posti di lavoro aumentano di 36 mila unità e le persone in cerca di occupazione sono 18 mila in meno.

Sul piano settoriale, aumentano in modo significativo gli occupati sia nel ramo dei servizi (+18.000 addetti, pari a +1,6%) che nelle costruzioni (+4.000 unità, pari a +3,7%), comparto che negli ultimi tre mesi dell’anno, in particolare, sembra risollevarsi dalla precedente situazione di difficoltà. Stabile il ramo commercio e ristorazione, in lieve arretramento l’agricoltura, mentre, in linea con quanto avviene in altre regioni come Lombardia ed Emilia, si registra una flessione degli occupati nell’industria manifatturiera (-11.000 addetti pari a -2,5%).

Osservando le tipologie contrattuali, nell’ambito del lavoro dipendente, i contratti a tempo determinato, secondo un trend riconoscibile anche nel resto del Paese, aumentano (+19,5% rispetto al 2016)in misura più consistente degli indeterminati (+0,7%), ma, sebbene in crescita, dall’11% del 2016 al 12,8 del 2017, l’incidenza del lavoro precario in Piemonte resta la più bassa in Italia, subito dopo la Lombardia (11,3%), a fronte di una media nazionale del 15,4%.

Tra gli occupati nel 2017, inoltre, si osserva un aumento di ben 25.000 unità (+7,1%) di persone in possesso di laurea o comunque di titolo post diploma, a fronte di una flessione degli occupati con tutti gli altri livelli di istruzione. Positivi, poi, i dati riferiti ai giovani: l’Istat stima infatti nella fascia 15-24 anni un incremento dell’occupazione (+6.000 unità, pari a +9,1%) e una lieve flessione della disoccupazione (-2.000 unità, -4,6%), variazioni che producono un significativo calo del tasso di disoccupazione (dal 36 al 33%) e un aumento di quello di occupazione (dal 18 al 19,5%).

Un quadro che trova conferma nelle procedure di assunzione rilevate dalle comunicazioni obbligatorie delle imprese, nell’ambito delle quali la componente giovanile è quella che registra la percentuale di crescita maggiore (+29%), a cui contribuisce in misura rilevante il rilancio dei contratti di apprendistato (+20%). Nel loro complesso gli avviamenti al lavoro crescono in Piemonte del 14,6% (+80 mila unità), trainati soprattutto dai contratti a termine.

Le province

L’andamento delle singole province premia l’area metropolitana di Torino, dove gli occupati crescono passando dai 928 mila del 2016 ai 938 mila del 2017 mentre i disoccupati scendono da 108 mila a 97 mila (-10%). Peggiora invece il quadro statistico nei bacini di Alessandria e Novara, gli unici con un tasso di disoccupazione superiore all’11% (rispettivamente 11,6 e 11,2), mentre si mantiene stabile l’occupazione ad Asti (90 mila unità). Resta confermata, poi, la posizione di eccellenza di Cuneo, con un tasso di occupazione al 73,9% e un tasso di disoccupazione al 6,1%. In calo, infine, l’occupazione nel Vco (-2mila unità) e nel Vercellese (-1 mille unità).

Pur in un quadro caratterizzato ancora da elementi di criticità, il mercato del lavoro in Piemonte – spiega l’assessora regionale Gianna Pentenero – mostra, in particolare nella seconda metà del 2017, segnali di ripresa che paiono abbastanza consolidati. Positivo, anche se di certo non sufficiente, l’incremento occupazionale tra i giovani, mentre preoccupa la fragilità che sembra ancora caratterizzare l’industria manifatturiera. Proprio sul contrasto, da un lato, alla disoccupazione giovanile, dall’altro alle crisi industriali, stiamo concentrando la nostra attenzione, con iniziative, realizzate anche in collaborazione con l’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro, volte a favorire la riqualificazione, l’inserimento e il reinserimento professionale dei lavoratori che provengono da aziende in crisi e dei giovani”.