“Credo che le elezioni non siano la soluzione migliore in questo momento, ma la giornata di oggi ha dimostrato che il problema dell’Italia non è solo Berlusconi: lo spread resta alto, l’attacco antidemocratico della speculazione al sistema Italia non è stato certo debellato”.
Così riflette Maria Teresa Armosino, incontrando i giornalisti a tre giorni dall’incidente parlamentare sul rendiconto finanziario che ha segnato la fine del governo di centro destra.
“Il vero problema ora è individuare le cose da fare per portarci fuori da questa spirale drammatica, non tanto chi le fa. Sono convinta che qualsiasi governo dovrà fare i conti con ciò che ci chiede l’Europa, misure obbligate, certamente poco popolari, come innalzare l’età pensionabile, mettere una patrimoniale senza necessariamente ridurre le imposte sul reddito, affrontare il nodo del pubblico impiego, tagliare massicciamente la spesa pubblica, riformare in profondità lo stato sociale. Se noi parlamentari non capiremo che è il momento della responsabilità, dei sacrifici condivisi, come faremo a spiegarli e sostenerli presso i nostri elettori?”
Il riferimento è alle posizioni di Lega Nord e Italia dei Valori, che si sono già chiamate fuori dal sostegno a un eventuale governo guidato dall’economista Mario Monti, “la strada che ha indicato a tutti in maniera clamorosa il presidente Napolitano, nominando il professor Monti senatore a vita”. Ma il riferimento è anche al Partito Democratico, che ha deciso di non votare la legge sulla stabilità a Camera e Senato, pur favorendo il rapidissimo iter del provvedimento, che verrà approvato in via definitiva già sabato. Lo stesso farà l’Udc. “Se non votano nemmeno la legge di stabilità, che contiene provvedimento molto edulcorati, che faranno con le misure ben peggiori a cui sarà costretto il governo Monti?” si chiede l’Armosino. In serata il leader Udc, ospite di Lilli Gruber a Otto e Mezzo di LA7, riteneva naturale la scelta della minoranza, in quanto la legge di stabilità si può considerare l’ultimo provvedimento del governo Berlusconi.
Ma di chi sono le colpe della situazione che l’Italia deve affrontare? “Certo il Governo e la maggioranza hanno le loro responsabilità, non le ho mai nascoste nei dibatti interni al partito, – afferma la presidente della Provincia – ma se ci presentiamo al mondo screditando puntualmente l’istituzione di Governo e sparandoci addosso, come ha fatto l’opposizione e buona parte della stampa negli ultimi anni, poi non possiamo stupirci che lo spread salga. Certo non è pensabile che l’Italia sia in una situazione peggiore della Francia, che, sotto molti aspetti, è più mal messa di noi”.
Ma quali sono i capitoli di spesa su cui intervenire? “Non credo la spesa sanitaria, è già tanto se riusciamo a non aumentarla: la società invecchia, i bisogni di assistenza crescono”. Piuttosto, nel mirino della parlamentare ci sono i cosiddetti enti intermedi: “sono un lusso che non ci possiamo più permettere, la Regione dovrebbe eliminare tutti i consigli di amministrazione delle sue partecipate e sostituirli con funzionari regionali, sarebbe un grande risparmio. Analogamente province e comuni dovrebbero accentrare tutte le funzioni all’interno degli enti, eliminando i costi delle società di scopo”.
Servirebbe a poco invece abolire le province: “l’accetterei solo se mi dimostreranno che ci sarebbe un vero risparmio: non basta dire che le funzioni passeranno alla Regione, i dipendenti regionali costano quasi il 30% in più di quelli della Provincia, il semplice adeguamento dei contratti determinerebbe un aggravio di costo”.
Nessun commento sul lacerante dibattito interno al Pdl: “sono serena e ferma sulle mie posizioni, ciò che dovevo dire l’ho detto all’interno del partito. La componente di cui sono il riferimento regionale – Progettazione – non è sorta per andare da qualche altra parte, ma solo per dare un contributo utile al governo della nostra regione”.
Ma che farà in caso di elezioni anticipate? Per ricandidarsi dovrà dimettersi da presidente della Provincia, “ho sempre portato a termine i miei mandati, perciò continuerò a fare la presidente della provincia. La politica non mi ha portato né ricchezza, né decoro sociale, non mi ha cambiato la vita. Sono la Maria Teresa di sempre, figlia di contadini, e lo resterò anche quando non sarò più parlamentare”.
Massimiliano Bianco