ANZIANIL’altolà del ministro del Lavoro è arrivato dopo la circolare dell’Inps che, seguendo un recente orientamento della Corte di Cassazione, ha stabilito di far riferimento, per il riconoscimento dell’assegno destinato agli invalidi al 100%, non più solo al reddito del richiedente, ma anche a quello del coniuge. Si è così tenuto conto delle rimostranze delle associazioni dei pensionati. Il dicastero ha quindi avviato un’istruttoria chiedendo all’Istituto di sospendere l’applicazione della nuova normativa e di valutarne attentamente tutti gli aspetti, anche quelli di equità. Come spiega il ministero, il nuovo orientamento della Corte rende molto più difficile l’accesso al beneficio pensionistico. E la circolare dell’Inps che vi ha fatto seguito – e che prevede l’applicazione del nuovo meccanismo già dal primo gennaio di quest’anno – «ha comprensibilmente creato forte preoccupazione sociale, in quanto il nuovo indirizzo si pone in antitesi con quanto operato negli ultimi 30 anni, in coerenza con i pronunciamenti della stessa Corte di Cassazione degli anni precedenti». 
Il dicastero di via Veneto sottolinea che la Corte pone peraltro in evidenza l’esistenza di normative diverse per le prestazioni riservate agli inabili totali e parziali e, se le sue sentenze fossero recepite soltanto attraverso provvedimenti amministrativi, «si dovrebbe applicare un’unica soglia reddituale per l’accesso alla prestazione di inabili single e inabili coniugati, il che porrebbe evidenti problemi di equità». Tutte questioni di fronte alle quali il Welfare ha voluto prendere esplicita posizione, nella convinzione «che il problema debba essere affrontato in modo organico e socialmente equo attraverso un intervento normativo». Con le Camere sciolte, però, l’unica soluzione possibile è stata per la Fornero quella di avviare un’apposita istruttoria. Case di riposo: molte le criticità “Già sapevamo che le cose non andavano bene per quanto riguarda le case di riposo – spiegano il presidente ANAP Ferruccio Marello e il vice presidente Luigi Poggi -. Un’ulteriore conferma viene ora da un’inchiesta condotta da Altroconsumo. Lunghe attese, criteri di accesso poco trasparenti, rette alte e personale non sempre gentile: ecco il quadro della situazione”. 
Tramite un questionario (sia cartaceo che online), Altroconsumo ha chiesto a un campione di persone di raccontare la loro esperienza diretta con le case di riposo italiane: problemi, difficoltà, liste di attesa e criteri di accesso. Ed ecco, in sintesi, i risultati dell’inchiesta. Diversi tipi di assistenza. Nella categoria case di riposo rientrano diversi istituti e le differenze riguardano due aspetti importanti: il genere di assistenza e la divisione delle spese. Gli anziani non autosufficienti aumentano e le vecchie case di riposo si stanno trasformando sempre di più in Rsa (residenze sanitarie assistenziali). Non si tratta di strutture ospedaliere a tutti gli effetti, ma chi necessita di specifiche cure trova in questi istituti una diversificata assistenza medica. Gli anziani parzialmente autosufficienti, invece, possono trovare assistenza anche in una classica casa di riposo. Queste strutture possono essere pubbliche, convenzionate (le spese sono in parte a carico del Servizio sanitario nazionale e in parte a carico dell’utente o del Comune) o private (a pagare è il paziente). I criteri di accesso. Il primo passo è quello della scelta. Per entrare, però, scegliere non basta. Molti degli intervistati (63%), infatti, hanno dovuto inserire il proprio familiare in una lista d’attesa. I criteri in base ai quali si decide l’accesso agli istituti sono principalmente due: l’ordine di presentazione della richiesta (51%) e le condizioni di salute del paziente (39%). Il 35% delle persone intervistate giudica insufficiente la trasparenza nei criteri di accesso alla casa di riposo. Chi paga? I criteri per la determinazione della retta sono principalmente due: è uguale per tutti nel 48% dei casi; nel 36% invece la differenza è determinata dall’autosufficienza o meno dell’ospite. Il costo medio della retta base mensile (che nella maggior parte dei casi include cibo, consumo di elettricità e consulti del medico generico) è di 1.620 euro. Si alza per gli anziani bisognosi di più assistenza. In Italia solo il 16% dei pazienti riceve un aiuto finanziario da parte delle istituzioni per il pagamento della retta . Nel 69% dei casi le spese per l’istituto superano le entrate dell’anziano.