Tu chiamale se vuoi, fibrillazioni. La giunta Brignolo non riesce a decollare.
Dopo le prime frizioni con la lista Uniti per Asti, tutt’oggi in maggioranza ma che sostiene di non sentirsi rappresentata dopo il casus belli generato dall’elezione “unilaterale” di Maria Bagnadentro ad assessore dei lavori pubblici (senza previa e diretta consultazione del Sindaco con la lista, come denunciato dal capogruppo Anna Bosia), anche parte dell’elettorato vicino alla sinistra astigiana inizia a mugugnare per l’eccessiva fase di stagnazione in cui riversano i lavori in consiglio comunale.
La zavorra era e rimane quella dell’aumento del numero di assessori da 8 a 9, iniziativa fortemente voluta dal sindaco Brignolo giacché, come ha egli stesso più volte sostenuto, “in 9 si lavora meglio che in 8”.
La motivazione addotta non convince i rappresentanti del MoVimento 5 Stelle di Asti che, sul proprio sito, raccontano di un incontro informale avuto nei giorni scorsi con un non precisato esponente del Partito Democratico il quale avrebbe chiarito le reali necessità dell’allargamento: “Il nono assessore serve per mantenere le promesse fatte all’UDC in vista dell’alleanza al ballottaggio (vicesindaco + due assessori) e nessuno ma proprio nessuno nel centrosinistra è favorevole”.  Una “vergognosa operazione”, tuonano i 5 stelle, a cui tuttavia “tutto il centro sinistra si adeguerà”.
Alle accuse mosse dal MoVimento, il sindaco Brignolo risponde perentorio: “La lettura proposta non è corretta. Non c’è un problema UDC, che anzi è una risorsa per la coalizione, così come sono una ricchezza tutte le forze di maggioranza”.
Intanto Zangirolami e Giargia, dai banchi dell’opposizione, continuano a chiedere la diminuzione degli assessori da 8 a 6 (operazione con cui si risparmierebbero, sostengono, “ben 450.000 € in 5 anni”) mentre spiragli di trattativa giungono proprio dal capogruppo di Uniti per Asti, che in campagna elettorale aveva anch’esso ipotizzato un taglio da 8 a 6 e che ora propone un “adattamento” a 9 assessori ma al costo di 7. Una ciambella di salvataggio che la Bosia tenta di lanciare a Brignolo dopo il negativo risultato della prima votazione a maggioranza qualificata (dei 32 consiglieri votanti, infatti, almeno i 2/3 devono esprimere parere favorevole per approvare la modifica dell’articolo 12 dello statuto comunale) e in attesa della seconda, in programma nei prossimi consigli comunali, che rischia di rivelarsi un nuovo fallimento (i quattro candidati assessori non hanno la facoltà di voto).
Probabilmente si giungerà alla terza votazione, questa volta con maggioranza semplice, e i due voti assicurati dalla Bosia potrebbero risultare fondamentali per l’approvazione dell’allargamento.
E se il “nuovo che avanza” (Brignolo, ndr) rischia d’inciampare in altri impopolari passi da gambero, Galvagno gongola.  L’ex sindaco si è presentato all’ultima seduta del consiglio in tenuta pre-vacanziera: “Abbronzatissimo, sorridente, giovanile più che mai in t-shirt e giacca da mare, soltanto attorno alle 20 (abbondanti; con consiglio comunale convocato per le ore 18) e con libro sotto braccio.”
Così viene descritto da Alessandro Mortarino e Marisa Pessione in un irriverente articolo comparso sul sito Altritasti, che riporta sotto forma di brevi annotazioni da cittadini “qualunque” una carrellata di immagini e sensazioni del nuovo clima che si respira nel parlamento cittadino.
I commenti si sprecano sulla mise della coppia Arri – Brignolo, con l’esponente dell’Udc definito come “il gemello del Sindaco”: avvocato e coetaneo, si distingue come lui per il look impeccabile e i vestiti “mai stroppicciati”.
Gli mancano solo le giacche blu: “Signore, fai che Davide Arri non si compri uno stock di giacche blu, altrimenti non riusciremo più a distinguerli”, è l’ironica preghiera che rivolgono i due commentatori.
Un accenno anche al crocifisso, per la cui rimozione (in nome della laicità dello Stato) si era espresso nei giorni scorsi Giovanni Pensabene.
“C’era, in alto. Piccolo ma presente. Nessun volto extracomunitario tra la folla. Per fortuna”. Sulla spinosa questione, per la quale è possibile verrà presentata una specifica mozione, Brignolo prende posizione: “Preferirei non fosse proposta una votazione del genere; se proprio fossi costretto a votare, voterei contro la rimozione del crocifisso”.
Nell’articolo di Mortarino e Pessione non mancano poi i commenti sulle “scarpette col tacchetto a punta e allacciate sul dorso del piede” di Mariangela Cotto”: una “vera tortura indossarle in assemblee che durane ore filate”.
E quindi “poveri consiglieri comunali, vessati e torturati”, punzecchiano ancora i due, aggiungendo come anche il “fisico prestante di Zangirolami” non abbia retto allo sforzo e che, accusato un lieve malore, il capogruppo del MoVimento 5 Stelle sia stato costretto ad abbandonare i lavori.
Infine la sferzata: “Il pubblico non pare essersi divertito: a quando un consiglio comunale un po’ più educativo? Prima c’è la modifica statutaria da approvare. Poi il bilancio. Poi. Sono già finiti i cinque anni di mandato? Oops … non c’è stato tempo per occuparsi dei cittadini”.

Fabio Ruffinengo