CAMERA DI COMMERCIO DI ASTINell’ambito della undicesima Giornata dell’Economia la Camera di Commercio di Asti ha presentato questa mattina, a Palazzo Borello, il rapporto annuale sulla situazione economica locale. Alla presenza delle massime autorità politiche ed economiche, e di Piero Martinotti, presidente della Camera di Commercio di Alessandria in rappresentanza di Unioncamere Piemonte, il presidente Mario Sacco ha descritto un quadro pervaso da forti criticità in tutti i comparti (si veda la sintesi allegata). Sacco ha tenuto a sottolineare due dati particolarmente preoccupanti: la grave battuta d’arresto del comparto edile e il tasso di disoccupazione giovanile, che ormai tocca quattro giovani su dieci tra i 15 i i 24 anni. A livello strutturale e congiunturale, gli unici segnali in controtendenza arrivano dal settore turistico-alberghiero (che in un anno ha visto crescere il numero delle imprese dell’1,3%) e dall’export che ha chiuso il 2012 con un fatturato in crescita dello 0,7% rispetto al 2011, comunque largamente inferiore alla crescita registrata a livello piemontese e nazionale. Maurizio Cisi e Fabio Sansalvadore del Centro di Ricerca per il Monitoraggio del Sistema imprenditoriale astigiano dell’Università di Torino hanno evidenziato punti di forza e di debolezza del sistema locale, costituito in prevalenza da piccole imprese a conduzione familiare. Se da una parte la piccola dimensione e lo stretto rapporto che lega titolari a dipendenti spiega la scarsa propensione delle aziende a ricorrere alla messa liquidazione o alle procedure concorsuali, dall’altra parte la stessa dimensione ridotta si rivela un limite nella capacità di aggredire nuovi mercati così come nella propensione all’innovazione. Sotto questo profilo, Cisi ha voluto sottolineare l’efficacia dei contratti di rete che consentono alle imprese di aumentare la propria competivività sia attraverso economie di scala per l’acquisto di beni e servizi sia attraverso la condivisione di strumenti di marketing. Il dibattito seguito alla presentazione dei dati economici ha fatto emergere in tutta la sua drammaticità la tensione vissuta quotidianamente dagli operatori economici. “Stiamo attraversando una crisi epocale – ha denunciato Luciano Mascarino, rappresentante del Gruppo Costruttori Edili dell’Unione Industriale di Asti – le nostre aziende vanno avanti con commesse a tre mesi. Senza l’aiuto di una banca locale forte, che ha fiducia in noi, non potremmo andare avanti. Bisogna assolutamente abbassare il cuneo fiscale che grava sul costo del lavoro”. “Le piccole e medie imprese sono alla disperazione, sette mesi e mezzo del loro lavoro va in tasca allo Stato, siamo strozzati alla burocrazia”, ha aggiunto il direttore di Confartigianato Giansecondo Bossi rilanciando un problema sollevato da più parti. Dalla platea si sono quindi levate anche proposte operative tese a superare il momento difficile che, a detta degli esperti, non sarà comunque breve. “Mettiamo in comune le energie e le idee su progetti seri di rilancio del territorio e delle nostre imprese”, ha suggerito Antonio Ciotta, direttore di Coldiretti Asti. “L’apertura ai mercati esteri è fondamentale – ha segnalato il direttore generale di CrAsti, Carlo Demartini – siamo sempre disponibili a parlare di progetti innovativi e ad aiutare le imprese sane a crescere”. “Lavoriamo tutti per rimettere in marcia il treno dell’economia locale: interpretiamo il futuro da protagonisti e non da vittime”, l’appello di Aldo Pia, nella triplice veste di presidente della Cassa di Risparmio di Asti, di numero uno di Ascom Confcommercio e di vice presidente della Camera di Commercio di Asti. Un invito a guardare con speranza al futuro è arrivato anche da Giovanni Vassarotti, giovane artigiano componente del Comitato per l’imprenditoria giovanile recentemente costituito dalla Camera di Commercio di Asti. Il deputato Massimo Fiorio ha, per parte sua, invitato la platea a guardare con fiducia ai provvedimenti per l’occupazione giovanile e per lo sblocco delle opere pubbliche contenuti nel “Decreto del fare” approvato sabato scorso dal Governo. Il prefetto Pier Luigi Faloni, tirando le fila degli interventi, ha confermato la massima disponibilità al confronto sul fronte caldo della burocrazia, auspicando una collaborazione virtuosa tra pubblico e privato “nell’interesse collettivo”. Asti, ha aggiunto il Prefetto “può diventare un modello di governabilità integrata: confrontiamoci sui problemi normativi, sperimentiamo soluzioni a livello. Laddove non sarà possibile agire a livello locale porteremo il problema in sede nazionale”. Gli indicatori economici, in sintesi A fine 2012 le aziende della provincia di Asti iscritte al Registro delle Imprese sono 25.387, 563 in meno rispetto all’anno precedente. Nel corso dell’anno sono state registrate 1.540 nuove iscrizioni a fronte di 1.686 cessazioni, corrispondenti ad un tasso di sviluppo di -2,2%. L’andamento negativo ha coinvolto tutta la regione che ha fatto registrare un tasso medio di sviluppo pari a -1,3% contro un calo dello 0,33% a livello nazionale. Dall’esame delle variazioni annuali dello stock per settore di attività, si osservano dati in lieve crescita per le attività di alloggio e ristorazione (+1,3%) e per i servizi (+0,3%); risultano, invece, negative, le variazioni registrate dagli altri settori economici. L’agricoltura, con un totale di 7.465 imprese, perde 233 unità produttive (-3%). Le attività manifatturiere sono complessivamente 2.264 e registrano un calo di 33 unità (-1,4%); i settori che evidenziano i saldi negativi più consistenti sono quelli della fabbricazione di macchinari, di apparecchiature elettriche, di articoli in gomma e materie plastiche, l’industria dei legno e dei prodotti in legno. Le costruzioni che fino al 2011, pur denunciando una situazione di crisi, avevano resistito, nel 2012, hanno visto la cessazione di 418 unità a fronte di 234 nuove iscrizioni corrispondente ad un tasso di crescita negativo (-4,6%). Dai dati registrati dalla Cassa Edile della provincia di Asti, gli operai impiegati hanno registrato una diminuzione di 201 unità con riferimento all’anno 2012 e di quasi 1.000 unità se si prende in considerazione l’ultimo quinquennio. Il commercio denuncia un calo di 99 imprese, operanti sia nel comparto al dettaglio che all’ingrosso, mentre le imprese di trasporto e magazzinaggio sono diminuite di 21 unità (-4,2%). Se osserviamo l’evoluzione del sistema imprenditoriale astigiano nell’ultimo decennio, vediamo un forte ridimensionamento dell’agricoltura che passa da 9.765 imprese nel 2003 a 7.465 nel 2012 (-23,6%), delle attività manifatturiere (da 2.682 unità produttive nel 2003 a 2.264 nel 2012, con una variazione di -15,6%) e dei trasporti (da 677 unità nel 2003 a 481 nel 2012, pari a -29%). Il calo, anche se in misura più contenuta, coinvolge anche le attività commerciali che passano da 5.312 nel 2003 a 5.093 nel 2012 (-4,1%). Per contro le imprese turistiche ricettive e della ristorazione in 10 anni sono cresciute di 534 unità (+64,5%) ed i servizi di 853 unità (+26,8%). Imprese artigiane in calo del 3,7% Il comparto artigiano, con 6.729 imprese, rappresenta oltre un quarto del sistema imprenditoriale della provincia di Asti. Nel 2012 si sono iscritte 516 imprese a fronte di 772 cessazioni con  un saldo  negativo  di  256 imprese  e un conseguente tasso di sviluppo pari a – 3,7%. La perdita più consistente di imprese è riferita al settore delle costruzioni che nel 2012 registra 242 nuove iscrizioni a fronte di 409 cessazioni e fa registrare un saldo negativo di 167 unità, indice evidente della grave crisi che sta attraversando il comparto. Imprese straniere in controtendenza Le imprese a titolarità straniera a fine 2012 sono complessivamente 2.275, 55 in più rispetto all’anno precedente. In controtendenza con la dinamica generale, il saldo iscrizioni (298) cessazioni (262) è stato positivo per 36 unità corrispondenti ad un tasso di sviluppo dell’1,6%. Le imprese straniere costituite da giovani sono 548 e rappresentano quasi un quarto del totale. L’imprenditoria straniera opera prevalentemente nell’edilizia (33%), nel commercio (24%), in agricoltura (9%), nei servizi ricettivi e della ristorazione (6%) e in attività manifatturiere (8%). Le aree maggiormente rappresentate sono l’Africa settentrionale con 565 titolari/soci/amministratori d’impresa, l’Albania con 550, i Paesi d’Europa non appartenenti alla Comunità Europea (490), i Paesi del Sud e Centro America (158). Imprese femminili e giovanili in calo Le imprese a titolarità femminile a fine 2012 sono 6.286 e rappresentano quasi un quarto del sistema imprenditoriale astigiano. Con 412 nuove iscrizioni e 563 cessazioni la provincia di Asti registra un tasso di crescita negativo (-1,16%), peggiore della media regionale (-0,27%). Gli ambiti di attività in cui la presenza femminile è  più forte sono l’agricoltura (36,5%), il commercio (22,4%), i servizi (22%), le attività ricettive e della ristorazione (6,8%), le attività manifatturiere (5%). Le imprese condotte da giovani con meno di 35 anni sono 2.483, in calo del 6,1% rispetto al 2011. Il 25% delle imprese giovanili opera nel settore delle costruzioni, seguono: il commercio (543 imprese, 21,9%), i servizi (443, 17,8%), l’agricoltura (419,  16,9%), le attività ricettive e della ristorazione (174, 7%), le attività manifatturiere (164,  6,6%). Imprenditoria straniera, femminile e giovanile: confronto 2012-2011 e incidenza sul totale delle imprese Occupazione: persi 1100 posti in edilizia e 1200 in agricoltura Secondo la rilevazione ISTAT sulle Forze di Lavoro, in provincia di Asti nell’anno 2012 gli occupati sono 88.800, il 2,7% in meno rispetto all’anno precedente. Il terziario assorbe 52.200 lavoratori, quasi il 60% degli occupati della provincia di Asti. Seguono l’industria che dà occupazione a 22.900 unità lavorative, le costruzioni con 7.200 lavoratori ed infine l’agricoltura con 6.500 unità. Rispetto all’anno precedente soltanto il settore terziario mostra una capacità di tenuta e conferma i valori occupazionali dell’anno precedente. La flessione più consistente si riscontra nel comparto agricolo che evidenzia un calo di 1.200 lavoratori pari ad una variazione percentuale del 15%. Il settore delle costruzioni perde in un anno 1.100 lavoratori (-13%). L’industria, che assorbe oltre un quarto degli occupati, perde circa 200 lavoratori . I lavoratori dipendenti rappresentano il 70,1% del totale, il restante 29,9% è  costituito da imprenditori e lavoratori autonomi. La provincia di Asti evidenzia una maggiore incidenza del lavoro indipendente rispetto alla media piemontese (25,7%) e nazionale (24,8%), confermata anche dal rapporto tra il numero di imprese e la popolazione, pari a 12 imprese ogni 100 abitanti. Sul totale degli occupati, 77.800 sono italiani ed i restanti 11.000 stranieri. L’incidenza dei lavoratori stranieri sul totale è del 12,4%, rapporto che pone Asti al secondo posto tra le province piemontesi (dopo Torino, 12,5%) e al di sopra della media regionale (11,1%) e nazionale (10,2%). Il 72% dei lavoratori risulta impegnato per più di trenta ore settimanali, il 17% lavora da 11 a 30 ore settimanali e il restante 11% dedica all’attività lavorativa meno di 10 ore alla settimana. Un giovane su quattro non studia e non lavora Le persone in cerca di occupazione sono 7.200, pari ad un tasso di disoccupazione del 7,5%, il più alto registrato dal 2004 ad oggi. Balza all’occhio l’elevata disoccupazione giovanile. Nel 2012 il tasso di disoccupazione nella fascia di età compresa tra i 15 ed i 24 anni è passato dal 26,8% al 39,3%. In media oltre un ragazzo su tre non lavora, non frequenta corsi di apprendistato e non studia. Il dato provinciale supera la media regionale di 7,4 punti percentuale  e  quella nazionale 0,3 punti. Le cose sembrano andare un po’ meglio per la classe di età da 25 a 34 anni che evidenzia un tasso di disoccupazione del 7,4%, inferiore di oltre 4 punti rispetto alla media regionale e di quasi 8 punti sul dato nazionale. Anche per la classe di età dai 35 anni in su il tasso di disoccupazione del 5,1% risulta lievemente inferiore alla media piemontese ed italiana. Cassa integrazione: quasi 6 milioni di ore autorizzate nel 2012 Nel 2012 in provincia di Asti sono state autorizzate complessivamente 5.628.117 ore di cassa integrazione, il 15,9% in più rispetto all’anno precedente. Nel contesto piemontese la provincia di Asti registra dati in crescita rispetto al 2011, la media regionale risulta invece diminuita dell’1,7%, mentre a livello nazionale si evidenzia una crescita del 12,1%. Se da un lato la CIG ordinaria è diminuita del 3,9%, la cassa integrazione in deroga risulta quasi raddoppiata. Nel primo quadrimestre 2013 il ricorso alla Cassa integrazione è stato di 2.235.072 ore, il 12,3% in più rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente. La ricchezza prodotta Il valore aggiunto a prezzi correnti conseguito dalla provincia di Asti nel 2011 ammonta a 4.878,4 milioni di euro. Il valore aggiunto procapite ammonta ad euro 21.992,14, il 12,8% in meno della media regionale ed il 5,4% in meno di quella nazionale. La composizione del valore aggiunto provinciale risulta così distribuita: •    Agricoltura 150,4 milioni di euro ( 3,1% del totale) •    Industria 1.446 milioni di euro, di cui 1.073,6 riferiti all’industria in senso stretto e i restanti 372,4 alle costruzioni (29,6% del valore totale); •    Servizi 3.282 milioni di euro (67,3% del totale) Per la provincia di Asti il valore aggiunto  derivante dal sistema cultura è di 245,2 milioni di euro (fonte Unioncamere-Fondazione Symbola). Contribuiscono alla sua produzione le industrie creative (architettura, comunicazione e branding, design, artigianato) con un apporto di 156,2 milioni, le industrie culturali (film, radio-tv, videogiochi e software, musica, libri e stampa) con 71,7 milioni, il patrimonio storico artistico (musei, biblioteche, gestione di luoghi e monumenti storici) con 3,7 milioni ed infine le attività di spettacolo ed intrattenimento con 13,5 milioni. Nel 2011 in provincia di Asti sono 6.897 le famiglie che vivono in condizioni di povertà relativa, il 4% in più rispetto al 2010, con un’incidenza del 7,1% sul totale delle famiglie. Il commercio internazionale Nel 2012 l’Astigiano ha esportato merci per un valore di 1 miliardo e 306 milioni di euro, +0,7% rispetto al 2011 (dati Istat provvisori). La crescita è largamente inferiore alla media nazionale (+3,7) e regionale (+2,9%).  In termini di valore, il 59,7% dell’export astigiano è rappresentato da prodotti della metalmeccanica e dell’elettronica: 781 milioni di euro il totale. In questo contesto l’indotto auto (accessori e motori) perde un netto 7% in valore scendendo a 166 milioni di euro, mentre gli impianti e i macchinari  guadagnano un 7,4% totalizzando 338 milioni di vendite all’estero. Il comparto alimentare si conferma al secondo posto, con un valore assoluto di 311 milioni di euro pari il 23,8% del totale. Le bevande (vino, spumanti e liquori) hanno fatturato all’estero per 226 milioni di euro, con una perdita del 7 per cento rispetto all’anno precedente. Nel distretto alimentare la crisi economica penalizza anche i prodotti da forno e farinacei che perdono valore per l’8,4% su base annua (22 milioni esportati) mentre si apprezza del 20% l’export di carne lavorata e prodotti a base di carne (11,3 milioni). Terzo per valore è il settore della chimica, gomma, plastica con un export di 116 milioni di euro, in crescita del 17 per cento sul 2011, dato che va tuttavia soppesato con l’aumento della materia prima petrolifera.Analizzando i primi 5 mercati esteri, in assoluto, per il made in Asti si scopre che la Francia ha acquistato prodotti in metallo per un terzo del valore complessivo (82 milioni); la seconda voce di spesa è rappresentata da macchine e impianti (45 milioni), seguita da componentistica auto (31 milioni). I prodotti alimentari sbarcati in Francia ammontano a 21 milioni di valore, vini e bevande valgono circa 6 milioni di euro. Il 55% dell’export diretto alla Germania (130 milioni) è costituito da beni del comparto metalmeccanica ed elettronica; la bolletta della spesa per gli alimentari ammonta a 52 milioni di cui 32 milioni per vini, spumanti e liquori. Il Regno Unito, terzo paese in assoluto per export, vede al primo posto la voce alimentare con 43 milioni: di questi 23 milioni sono bevande, nella parte restante è rilevante la quota rappresentata dai prodotti dell’industria conserviera. Nel caso degli Stati Uniti il comparto prevalente è rappresentato dalle bevande con 58 milioni, pari al 64% dell’export totale.  Il quinto mercato per export è la Spagna, dove al primo posto vediamo nuovamente i prodotti alimentari con 63 milioni di cui 2 milioni sono bevande. La bilancia commerciale dell’Astigiano, ovvero il saldo tra import ed export, è positiva per  368 milioni, dato in miglioramento rispetto al 2011 (321 milioni). Il risultato si deve principalmente  ai due settori che trainano il made in Asti nel mondo: la meccatronica (472 milioni di merci importate a fronte di 780 milioni di merci esportate) e l’alimentare (85 milioni di import contro 311 di export ). Il credito Secondo i dati Bankitalia al 31 dicembre 2012, l’ammontare dei prestiti bancari erogati dagli istituti di credito della provincia di Asti, al netto delle sofferenze e dei prestiti contro termine, è di 4.953 milioni di euro e non presenta variazioni di rilievo rispetto all’anno precedente. I destinatari principali dei finanziamenti sono le famiglie che assorbono il 51% dell’ammontare totale e le imprese a cui va il 44%. Guardando alla consistenza dei finanziamenti oltre il breve termine, si evidenzia per il 2012 un importo erogato pari a 3.686 milioni di euro, corrispondenti ad un incremento del 30% rispetto al 2008, superiore a quello registrato a livello regionale (+12,3%) e nazionale (7,8%). La consistenza dei depositi bancari raggiunge al 31 dicembre 2012 la quota di 3.798 milioni di euro, in crescita del 3,1% rispetto all’anno precedente. Il trend appare decisamente più contenuto rispetto all’incremento registrato a livello regionale (+6,5%) e nazionale (+6,9%). Le sofferenze bancarie al 30 settembre 2012 ammontano a 290 milioni di euro. Dal confronto del dato relativo ai primi nove mesi del 2012 rispetto al dato su base annua del 2011 si riscontra una crescita del 3,2%. Gli sportelli bancari attivi in provincia di Asti a fine 2012 sono 162, tre in meno rispetto all’anno precedente. Negli ultimi 15 anni il numero degli sportelli ha registrato una crescita di 25 unità. La provincia di Asti, con una densità di 7,5 sportelli bancari per 10.000 abitanti si pone al secondo posto nella classifica piemontese, preceduta Cuneo. Industria manifatturiera: nel primo trimestre 2013 produzione in calo del 5,5% L’indagine congiunturale realizzata da Unioncamere Piemonte in collaborazione con gli Uffici studi delle Camere di Commercio provinciali su un campione di 1.187 imprese industriali piemontesi rivela che nel primo trimestre 2013 la produzione industriale della provincia di Asti ha registrato un calo del 5,5% rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente. Il dato è superiore alla media piemontese (-5,1); peggio di Asti si piazzano solo Torino (-6,3) e Novara (-6,4). La situazione astigiana appare tuttavia in miglioramento rispetto all’ultimo semestre 2012, quando il segno negativo sfiorava il 9 per cento. La sofferenza maggiore tocca le grandi imprese (da 250 addetti in su) che perdono il 9,5% in produttività; le imprese da 10 a 49 addetti denunciano un calo del 6,2% mentre quelle sotto i 10 addetti si fermano al -5,9%. La perdita più contenuta (-1,4%) riguarda il campione di imprese con un numero di addetti compreso tra 50 e 250. Esaminando l’andamento dei singoli comparti, la performance peggiore in termini di produzione riguarda l’industria metalmeccanica ed elettronica (-9,5%). Pur con segno negativo appare meno preoccupante il dato dell’industria alimentare che limita il calo produttivo al 2,7 per cento. Tale risultato si deve principalmente alla capacità di tenuta dell’industria delle bevande (vino, spumanti, liquori) che  perde solo lo 0,2% confermando i segnali di progressiva ripresa scattati nella seconda parte del 2012. La domanda di prodotti industriali conserva forti criticità soprattutto sul mercato interno: le aziende del campione segnalano una perdita del 6,1% sui nuovi ordinativi rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.  Gli ordinativi esteri sono stabili rispetto al primo trimestre 2012, ma in lieve calo rispetto al periodo ottobre-dicembre 2012 (-0,7%). La forza lavoro occupata nel primo trimestre 2013 appare in calo dell’1,7% rispetto al primo trimestre 2012. Il trend gennaio-marzo 2013 lascerebbe tuttavia intravvedere un piccolo segnale di miglioramento: la forza lavoro occupata al 31 marzo è in crescita dell’1,3% rispetto al 31 dicembre 2012. Le previsioni occupazionali e i fabbisogni professionali per il 1° trimestre 2013 L’indagine trimestrale Excelsior (Camere di Commercio, in collaborazione con il Ministero del Lavoro e con l’Unione Europea) relativa alla provincia di Asti evidenzia una previsione di 680 nuovi posti di lavoro, a fronte di 670 cessazioni, da cui deriva un saldo positivo di 10 unità.  L’industria è il settore che presenta il più alto fabbisogno occupazionale con una previsione di 390 unità in entrata, di cui 280 nelle attività manifatturiere e 110 nel settore delle costruzioni. I servizi prevedono di assorbire 290 lavoratori, di cui 70 nel settore del commercio e del turismo.  Dei 680 posti di lavoro complessivi 410 sono con contratto di lavoro dipendente, 90 sono lavoratori interinali, 80 sono contratti a progetto e 100 sono collaboratori occasionali a partita IVA.   Le figure professionali più richieste sono le professioni qualificate nelle attività commerciali e nei servizi (160 unità), le professionalità tecniche (80 unità), gli operai specializzati (30 unità), i conduttori di impianti (50 unità). Le assunzioni riferite ad alte professionalità (dirigenti, specialisti e tecnici) sono 70, il 18% . Per il 66,7% delle assunzioni viene richiesta esperienza specifica ed il 14,3% dei profili professionali richiesti sono considerati di difficile reperimento.