Migliora la puntualità nei pagamenti delle imprese in Piemonte ed anche in provincia di Asti, dove nel primo trimestre 2012 il 52,9% delle imprese ha saldato alla scadenza le fatture ai fornitori, rispetto al 50,47% di un anno fa. Un miglioramento che tuttavia vale alle aziende astigiane solo il terz’ultimo posto nella classifica delle province piemontesi più virtuose. Entrando nel dettaglio, il 43,4% delle imprese di Asti ha saldato le fatture ai propri fornitori entro un mese oltre i termini pattuiti con i partner commerciali, il 2,1% tra i 30 e i 60 giorni di ritardo, l’1% tra i 60 e i 90 giorni, lo 0,4% tra i 90 e i 120 giorni, lo 0,2% oltre il limite dei 120 giorni.

A dirlo è l’analisi di CRIBIS D&B, la società del gruppo CRIF specializzata nella business information, che ha realizzato lo Studio Pagamenti del Piemonte relativo ai primi tre mesi 2012.

La perfomance di Asti, tuttavia, è sia migliore della media regionale (49% di imprese virtuose) che di quella nazionale (46,6%) e si colloca al terz’ultimo posto nella classifica della puntualità tra le province piemontesi. In regione, infatti, la provincia più puntuale è Verbano-Cusio-Ossola (con il 56,4% di imprese virtuose), seguita da Cuneo (56,1%), Biella (54,5%), Vercelli (54,4%), Novara (53,7%), Asti (52,9%) e Alessandria. Chiude, distaccata Torino (43,1%).

A livello regionale, la ricerca di CRIBIS D&B evidenzia un miglioramento nelle tempistiche dei pagamenti: le imprese virtuose in Piemonte sono passate dal 44,21% dello scorso anno al 49% attuale. Una performance leggermente superiore ai valori medi rilevati a livello nazionale, pari al 46,6%. Il 45,8% delle imprese piemontesi ha saldato le fatture entro un mese di ritardo, il 3,2% tra i 30/60 giorni di ritardo, l’1,2% dopo 60/90 giorni, lo 0,5% dopo 90/120. La percentuale di pagatori oltre i 120 giorni è pari allo 0,3%.

“Le dinamiche che si riscontrano in Piemonte sono assimilabili a quelle nazionali, dove nel 2011 i comportamenti di pagamento mostrano un miglioramento rispetto al 2010. Questo però – mette in guardia Marco Preti, amministratore delegato di CRIBIS D&B – è un dato che va letto controluce per comprendere correttamente i fenomeni sottostanti, non tutti positivi. In parte il miglioramento è dovuto al fatto che il ritardo si è ‘istituzionalizzato’, cioè è stato incorporato nei termini di pagamento definiti contrattualmente. Da una survey qualitativa realizzata da CRIBIS D&B nel marzo 2012 su oltre 500 credit manager italiani risulta che oltre il 90% degli intervistati ha ricevuto richieste di aumento dei termini di pagamento e il 62% degli intervistati ha individuato in questo una delle maggiori problematiche che la sua azienda ha dovuto affrontare nell’ultimo anno. Ciò  è grave, perché sarà difficile per il fornitore, una volta concessi termini di pagamento più lunghi, tornare a tempi più brevi in futuro.”

“Un secondo aspetto riguarda l’eterogeneità dei comportamenti: sono le micro realtà (le più numerose) ad emergere per una più alta concentrazione nella classe di pagamento puntuale, mentre per le imprese di grandi dimensioni solo il 13% dei casi analizzati riesce a rispettare gli accordi contrattuali. Situazione analoga a livello settoriale, dove a livello nazionale troviamo comparti merceologici come l’Agricoltura o i Servizi finanziari che evidenziano pagamenti nei termini in oltre il 52,5% dei casi, mentre nella Grande Distribuzione in meno del 22% dei casi. Infine –  fa notare Preti – a questi aspetti negativi va affiancato anche un elemento positivo, cioè la maggiore attenzione da parte delle imprese alla gestione dei tempi di pagamento, del credito commerciale e più in generale del Working Capital. Negli ultimi anni le aziende hanno investito molto in procedure e strumenti che consentano di intercettare i segnali di deterioramento dell’affidabilità di un’azienda, di mantenere sotto controllo la capacità del proprio portafoglio clienti di generare ricavi, di intervenire tempestivamente con azioni di prevenzione e limitazione del rischio e, soprattutto, di fare previsioni sui propri flussi di cassa. Un’operazione che potrà dare benefici anche dopo la fine della crisi”.
“In questo contesto, il nostro contributo è in primo luogo supportare le aziende con strumenti e informazioni per la gestione del portafoglio clienti e dei pagamenti commerciali. E, in un’ottica più generale, di contribuire a rendere più trasparente il mercato. Soluzioni come CRIBIS iTRADE, che prevedono la condivisione di informazioni sui pagamenti al fine di identificare un profilo dell’azienda come pagatore oltre a mettere a disposizione strumenti di analisi e monitoraggio, possono rendere il mercato più trasparente referenziando le aziende che hanno comportamenti di pagamento virtuosi e identificando coloro che invece hanno comportamenti non corretti”.

Grande il divario tra le imprese piccole e quelle di maggiori dimensioni. Più sono grandi, peggio pagano. A livello regionale le micro imprese (fatturato inferiore a 2 milioni di euro e meno di 10 dipendenti) sono state puntali nel 51,6% dei casi; le piccole (meno di 10 milioni di euro e sotto i 50 dipendenti) nel 38,2%; le medie (fatturato inferiore ai 50 milioni di euro e meno di 250 dipendenti) nel 24,1%; le grandi (fatturato superiore ai 50 milioni di euro e più di 250 dipendenti) solamente nel 10,9% dei casi. Nei pagamenti oltre i 4 mesi, invece, le differenze si annullano: mediamente lo 0,2% salda oltre questo limite.

I comparti che mostrano le migliori performance di pagamento in regione sono l’Agricoltura, foreste, caccia e pesca (60,1% di aziende puntuali) e i servizi finanziari (54,2%). Al contrario, i settori meno virtuosi sono l’industria e produzione (44%) e l’industria estrattiva (46,5%). Nella categoria di ritardi gravi oltre i 120 giorni la media di tutti i comparti è dello 0,2%.