L’ex ministro dell’Ambiente Edo Ronchi è intervenuto ieri sera al Centro Culturale San Secondo per parlare di rifiuti: all’attenzione la nuova direttiva europea 2008/98. Ad ascoltarlo un pubblico di operatori del settore e di amministratori pubblici, a partire dai presidenti del CBRA, Padovani, e Gaia, Paracchino. Durante l’incontro, organizzato dalla consigliera regionale Angela Motta e dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, di cui Ronchi è presidente, non sono mancati, da parte del pubblico, riferimenti alla situazione locale: dall’ipotesi del termovalorizzatore per le province di Asti e Alessandria, all’individuazione di un nuovo sito per discarica (incombenza che segna il passo), al potenziamento della raccolta differenziata.

Accanto a Ronchi, per rispondere alle domande, gli altri ospiti: Maurizio Pernice, avvocato e esperto in materie ambientali, Roberto Di Molfetta (Comieco), Roberto Cavallo, presidente della Cooperativa Erica.

L’ex ministro ha tracciato i punti salienti della nuova direttiva comunitaria, che prevede che entro il 2020 almeno il 50% dei rifiuti domestici e assimilati sia avviato al riciclo insieme al 70% degli scarti da costruzione. “L’obiettivo fondamentale – ha ricordato Ronchi – è prevenire la produzione dei rifiuti, rendendo residuale lo smaltimento in discarica. Per fare questo occorrerà portare al 55% la media italiana della raccolta differenziata e al 25% quella del recupero energetico. C’è molto da fare, ma va sottolineato che la normativa costituisce una grande opportunità non solo per i benefici ambientali, ma anche per quelli occupazionali”.

L’Astigiano, ha indicato Roberto Cavallo, vanta buoni risultati nella differenziata (oggi al 60%), ma certo in un’ottica di prevenzione nella produzione dei rifiuti dovrà fare ulteriori sforzi: “Per esempio – ha suggerito il presidente di Erica – riducendo l’uso di stoviglie di plastica nelle sagre, passando ai pannolini lavabili in alternativa a quelli usa e getta, potenziando l’utilizzo delle compostiere domestiche, imparando a destinare il cibo non consumato nelle mense scolastiche e aziendali ai centri di accoglienza per indigenti anziché gettarlo in discarica”.

Rispondendo alle domande del pubblico (è intervenuto, tra gli altri, Giorgio Ferrero, candidato nelle liste Pd, come indipendente, all’Europarlamento), Ronchi si è dichiarato scettico sull’ipotesi di attivare un termovalorizzatore per le province di Asti e Alessandria: “Il bacino di utenza è troppo piccolo, semmai concordo sulla necessità di prevedere un impianto per le sei province piemontesi pur continuando a ritenere quella degli inceneritori una soluzione arretrata e costosa, che tra l’altro – come indica la nuova direttiva europea – non potrà prevalere sugli altri sistemi di trattamento rifiuti”.

Da parte della consigliera Angela Motta l’impegno, rispondendo a una sollecitazione dell’ambientalista Alessandro Mortarino, di chiedere all’assessore De Ruggiero che una delle prossime audizioni della Commissione Ambiente possa svolgersi ad Asti: “Ciò consentirebbe – indica l’esponente Pd – di fare chiarezza sull’ipotesi del termovalorizzatore soprattutto in relazione al bacino di utenza: il documento sottoscritto tra le sei province, in accordo con la Regione, parrebbe oggi superato con l’intesa raggiunta tra Asti e Alessandria per un impianto comune. E intanto resta un fatto grave che l’Astigiano continui a non sapere quale sarà la discarica che dovrà succedere all’invaso di Cerro”.