CONFAGRICOLTURA ASTI«La recente bozza di legge regionale sull’Agriturismo sana alcune lacune e incongruenze, e, a mio avviso, deve essere il primo tassello per una rete di accoglienza che coinvolga tutti i soggetti che operano nel settore. Ne va del futuro economico e sociale della nostra regione». Così Massimo Forno, presidente di Confagricoltura Asti, ha commentato il regolamento che dovrebbe essere approvato a breve dalla Regione Piemonte e dovrebbe mettere ordine in un comparto che, al netto della crisi economica nazionale e internazionale, rappresenta una voce in positivo dell’imprenditorialità rurale piemontese.

Commenti positivi alla proposta di legge regionale arrivano anche da Massimo Macchia, coordinatore astigiano di Agriturist. «È una buona cosa – ha detto – e mi auguro che venga approvata al più presto. Ne abbiamo bisogno per fare chiarezza, per regolamentare un settore che troppo è al centro di equivoci e storture. Noi di Agriturist siamo per sterilizzare il comparto da tutto quello che non c’entra con il vero agriturismo, quello che si fa in cascina, con prodotti il più possibile autoctoni».
Entrando nello specifico Forno e Macchia hanno plaudito ad alcuni aspetti della proposta di legge, quello legato alle percentuali di prodotti agricoli da utilizzare nell’agriturismo e quello relativo i coperti di ristorazione.
«È positivo – hanno detto – che l’85% dei prodotti impiegati siano da aziende agricole piemontesi, di cui il 25%  direttamente reperibili nell’azienda agricola nella quale di fa agriturismo». E da Forno è arrivato anche il richiamo ad un codice etico interno agli agriturismo piemontesi, «che fornisca tutele agli operatori e al pubblico».
Un concetto  vicino a quello sostenuto, qualche mese fa, da Fiorella Riminato, coordinatore regionale di Agriturist: «Come Agriturist di Confagricoltura – disse – siamo distanti da quegli operatori agrituristici che tradiscono i dettami dell’etica professionale che impone l’uso di prodotti del territorio autoprodotti. Il resto sono sbavature che non hanno nulla a che fare con l’agriturismo vero».