SALDIA pochi giorni dalla chiusura del saldi la Confcommercio di Asti fa alcune considerazioni non solo sull’andamento dei medesimi, ma prendendo spunto proprio dai dati che l’ente ha potuto rilevare.  Ad agosto è continuato il “calo” dei consumi già rilevato nei mesi di giugno e luglio e questo, purtroppo, è il dato che emerge dal monitoraggio fatto da Confcommercio collegato all’andamento dei saldi  estivi dove, se compariamo i dati con il 2013 , riscontriamo complessivamente un modestissimo miglioramento ( +0,78% ) a livello nazionale, quasi non percepito, mentre al contrario alcuni settori sono in forte e pesante calo.  Quello che emerge in buona sostanza è che il 60% delle imprese denuncia una sostanziale invarianza degli incassi a fronte di un 40% che ha registrato un peggioramento rispetto al 2103. Asti , purtroppo, rientra in questo 40%. “Come avevamo previsto ai primi di luglio – sottolinea Claudio Bruno – dopo un avvio abbastanza buono la   corsa agli acquisti si è molto raffreddata, determinando un bilancio che non può essere considerato positivo e anche il famoso bonus non ha prodotto gli effetti auspicati per le ns imprese il settore che ha maggiormente sofferto  è stato quello della moda e dell’abbigliamento che, fatti salve le performance rilevate nelle grandi città come Milano +4% , Bari +2% ,   Venezia +3% , Palermo +5% e Torino dove si è rilevato solo un +1% , ha palesato grandi difficoltà a partire dai centri minori come Asti dove i negozi hanno registrato nel complesso un peggioramento rispetto al  2013 con una variazione rilevata che va da un -5% sino ad un max in alcuni casi del -15%”. Nonostante sia ancora grande l’attenzione posta dai consumatori verso il Made in Italy ed alla qualità dei prodotti , “in Italia purtroppo l’andamento dei consumi registra ormai un calo significativo che pare   inarrestabile . Per rimanere nel campo dell’abbigliamento la spesa pro capite nel 2012 è scesa del 1,8%   rispetto all’anno precedente, ancora più pesante nel 2013 con un – 3,1% e la stessa percentuale è   stata registrata dall’ultimo indicatore dei consumi di Confcommercio nel primo semestre del 2014 e la   dimostrazione è data dallo scontrino medio che non ha superato i 100 euro ( 98 euro è il dato rilevato da Confcommercio). Solo alcune regioni come la Emilia Romagna (+0,52%) la Lombardia (+0,48%) ed il Trentino Alto Adige (+6,76%) hanno fatto rilevare un dato positivo , mentre a partire dal Piemonte (-3,10%) il trend è negativo   cosi come nel resto d’Italia con picchi che in alcuni casi superano il -13,00%” . “Ribadiamo che in questo contesto poco o nulla hanno inciso gli 80 euro – conclude Bruno – e ben  altre riflessioni vanno fatte tenendo conto proprio di questi dati , fortemente preoccupanti , per fornire   alla piccola e media impresa soluzioni e condizioni di ripresa , magari cominciando proprio dal fenomeno   della contraffazione che oltre a generale un mercato parallelo di forte e sleale concorrenza pone  questioni di sicurezza ambientale e di evasione totale.  Non vogliamo infine neanche dimenticare che  le spese effettuate dagli italiani con pagamento tramite carte di credito sono diminuite del 3,3 % rispetto   al 2013 , centrerà mica anche l’obbligo del “pos” per le spese superiori 30 euro o l’uso del contante   limitato che denotano un certo strabismo europeo?”