L’Unione Industriale della Provincia di Asti ha reso noti i risultati dell’indagine congiunturale relativa al secondo trimestre 2012. All’indagine hanno risposto il 50% delle imprese intervistate appartenenti a tutti i settori e dimensioni, rappresentative di un campione di circa il 60% degli addetti dell’industria manifatturiera locale.
Dal campione ricordiamo che sono escluse le aziende appartenenti al settore edile per le quali è predisposta un’apposita indagine di settore i cui risultati vengono curati e divulgati da Ance Piemonte nonché le aziende appartenenti ai servizi.
Dopo il crollo nel clima di fiducia riscontrato dall’indagine relativa al primo trimestre la percezione delle aziende intervistate relativamente al secondo trimestre sembra timidamente migliorare sebbene la nuova fase recessiva verso cui pare avviata l’economia italiana pone alle imprese ancora molti problemi e difficoltà.

Dalla rilevazione emerge infatti un incremento delle aspettative rispetto al trimestre precedente per quanto riguarda tutti gli indicatori eccetto l’utilizzo della capacità produttiva. Dopo il crollo riscontrato dalla scorsa indagine torna in territorio abbondantemente positivo l’indice relativo agli ordini export e seppur permanga negativo migliora sensibilmente quello concernente gli ordini totali. Negativi anche i dati relativi ad occupazione, produzione totale ed investimenti. Diminuisce però la previsione al ricorso alla cassa integrazione.

I saldi ottimisti–pessimisti relativi a produzione e ordini totali sono negativi (rispettivamente – 2,1% e – 2,2%) mentre quello riguardante gli ordini esteri torna invece sui livelli dell’ultimo trimestre 2011 e si attesta a + 18% .

Come negli ultimi trimestri dello scorso anno la domanda risulta ancora sostanzialmente trainata dall’export e conseguentemente piuttosto debole.

Il timido miglioramento delle aspettative si riflette nelle variazioni sui programmi di investimento. Aumentano infatti di circa 4 punti percentuali le aziende che hanno in previsione un incremento dei propri investimenti sebbene non decollino ancora anche a causa del peggioramento della situazione di liquidità e la crescente difficoltà nel reperire credito a costi competitivi presso il sistema bancario. Elemento di forte criticità continua infatti ad essere quello relativo alle tempistiche di pagamento. Il numero di aziende che dichiara ritardi si amplia ancora sensibilmente rispetto al trimestre precedente e si passa da un già preoccupante 63,8% al 71,7% (dato tra l’altro decisamente più elevato rispetto alla media regionale secondo cui il 61,7% delle aziende dichiara ritardi).

Le previsioni occupazionali permangono negative (-6,7%) ma migliorano rispetto al trimestre precedente e nei confronti dello stesso indicatore a livello regionale guadagnano 1,6 punti percentuali (in Piemonte infatti il saldo relativo alle previsioni occupazionali è -8,3%).

Un altro dato che continua a preoccupare relativamente alla lettura complessiva degli indicatori è la composizione del carnet ordini: il 38,6% delle imprese dichiara di avere lavoro assicurato per meno di un mese mentre il tasso di utilizzo della capacità produttiva diminuisce rispetto al trimestre precedente (70,36% rispetto a 74,11%).

L’ultimo punto esaminato dall’indagine riguarda le previsioni di ricorso alla CIG. La quota di imprese che dichiara di prevedere un ricorso a questo ammortizzatore torna a diminuire dopo due trimestri.

I dati astigiani sembrano confermare quindi la tendenza nazionale che emerge dai dati divulgati dal Centro Studi Confindustria nel mese di marzo: perdurano l’incertezza nella ripresa e le difficoltà per il mercato del lavoro ma esistono timidi segnali di svolta che potrebbero concretizzarsi però non prima dell’estate.
L’anticipatore Ocse ha accentuato per l’Italia il cambio di rotta in gennaio: +0,4% su dicembre, quando era salito (+0,1%) per la prima volta da un anno. Proprio questo dato dovrebbe preludere ad una svolta congiunturale a partire dai mesi estivi.
Le performance italiane vanno ovviamente contestualizzate nel quadro internazionale. Nell’Eurozona l’incertezza resta elevata circa l’efficacia della politica economica sia nello sbloccare la stretta del credito (che colpisce di più le PMI italiane) sia nel risanare i conti pubblici senza spirali recessive e sul clima post elezioni in Francia e Grecia. Altre incognite sono rappresentate negli USA dall’esito delle presidenziali e dal percorso di rientro del deficit pubblico, in Cina dalla riuscita dell’atterraggio morbido, con spostamento del baricentro dello sviluppo verso i consumi.
Dalle ultime analisi del Centro Studi Confindustria si riscontra inoltre un rincaro delle materie prime, specie del petrolio. Ciò ribadisce come la domanda internazionale tira, ma peggiora il potere d’acquisto dei Paesi consumatori e si aggiunge all’alta disoccupazione come fattore che impone cautela sulle prospettive di sviluppo.

Si riportano ora in dettaglio i principali risultati dell’indagine.

Il saldo ottimisti–pessimisti relativo alle attese sui livelli produttivi rispetto al trimestre precedente migliora sensibilmente (da – 17,3% a – 2,1% ) seppur continui ad essere negativo.
A ciò si accompagna un aumento dell’indicatore relativo agli ordini. Il saldo infatti passa da -25,6% a – 2,2% . Le aspettative sull’export sono invece nuovamente incoraggianti. Si torna dopo il crollo riscontrato nel trimestre precedente ai livelli dell’ultima rilevazione del 2011 e conseguentemente su livelli positivi con un buon 18%.

La composizione del carnet ordini peggiora leggermente rispetto al trimestre precedente. La percentuale di aziende che dichiara ordinativi garantiti per meno di un mese rimane costante (38,6%) mentre il 52,30% delle aziende afferma invece di avere ordini sufficienti per 1 – 3 mesi e diminuisce sensibilmente il numero di aziende che afferma di averne per più di tre mesi. (Solamente il 9,10% rispetto al 18,20% risultato dalla prima rilevazione del 2012).

Il tasso di utilizzo degli impianti cede diversi punti rispetto al trimestre precedente (70,36% rispetto a 74,11%).

Sebbene il saldo relativo ai programmi di investimento permane negativo ( -2,1%) la percentuale di aziende che ne prevede un aumento migliora leggermente rispetto all’ultima rilevazione e si passa dal 6,4% al 10,9%. Solamente il 17,4 % delle imprese prevede investimenti per ampliamenti mentre il 43,5 % ha intenzione di effettuare investimenti per rinnovo di macchinari.

Per ciò che concerne la situazione di liquidità delle imprese il 71,7% segnala ritardi negli incassi, una quota che continua ad aumentare. I tempi medi di pagamento risultano 97,8 giorni per ciò che concerne i privati mentre si sale a 186,88 giorni per il settore pubblico.

L’andamento ancora debole degli ordinativi si riflette anche sulle prospettive occupazionali che permangono negative. Il saldo ottimisti-pessimisti tuttavia recupera circa quattro punti percentuali rispetto allo scorso trimestre ( – 6,7 rispetto a – 10,6%).

Nota positiva è l’indice relativo al riscorso alla CIG che torna a diminuire. Il 21,7% delle imprese ne prevede l’utilizzo contro il 26,1% del primo trimestre dell’anno.