Domani, Mombaruzzo e Fontanile  ospiteranno il 59° “Raduno Nazionale dei Campanari” un sodalizio molto attivo che porterà nei due paesi almeno un migliaio di persone tra soci e simpatizzanti.  Sono suonatori di campane ultra moderni che dal vecchio campanaro del secolo scorso impegnato a “tirare le corde” hanno ereditato solo l’amore per l’espressiva musica delle loro campane.  I moderni campanari si esibiranno alla tastiera di una ventina di postazioni dislocate in punti strategici dei due paesi.  I sindaci Giovanni Spandonaro per Mombaruzzo e Sandra Balbo per Fontanile hanno patrocinato il raduno per valorizzare le loro colline da poco inserite dall’Unesco  nel “Patrimonio dell’Umanità”. Il sindaco Giovanni Spandonaro ha anche sottolineato il fatto come il raduno sia anche un atto di riconoscenza nei confronti dei “campanari di una volta”. Fino alla metà del secolo scorso in quasi tutti i nostri paesi il campanaro aveva un ruolo sociale: era un informatore della comunità. Con il suono delle campane, oltre ad invitare  i fedeli in chiesa  per la Messa ed i Vespri, avvertiva quando in paese c’era un incendio, c’era in arrivo un temporale, c’era un lutto o altre calamità. Con un tocco della campana avvisava che in paese era morto un bambino, con due colpi una donna, con tre colpi un uomo, con quattro un sacerdote, con cinque il vescovo, con sei un cardinale con sette il Papa.  Il suono delle campane regolava la vita della popolazione: segnalava sia le cose liete che quelle tristi. Il campanaro era dipendente dalla parrocchia per le sue funzioni di sacrestano ed era pagato anche dalla civica amministrazione per suonare l’Ave Maria del mattino, di mezzogiorno e della sera e per tenere aggiornato l’orologio del campanile. I campanari di Mongardino, di Vigliano, Isola e San Marzanotto erano in stretto contatto in modo di scandire i tocchi delle ore “quasi” in contemporanea.  Il suono delle campane segnava ufficialmente anche l’orario del lavoro dei garzoni di campagna. Nei contratti c’era scritto: Il bracciante agricolo lavora da un’Ave Maria all’altra. A Mongardino fino alla metà del secolo scorso il campanaro si chiamava Luigi Gentile conosciuto però come _”Vigiu il sacrista” ed anche come “Sa Iori” che vuole significare che “sa le ore”, le conosce.