Circa duecento persone, per gran parte pazienti in carico all’Asl AT, hanno partecipato nei giorni scorsi alla giornata informativa dell’A.M.I.C.I. (Associazione malattie infiammatorie croniche dell’intestino) promossa, nella sala convegni dell’Azienda sanitaria, insieme alla Struttura di Gastroenterologia ed Endoscopia digestiva dell’ospedale Cardinal Massaia.
Sotto la lente d’ingrandimento, in particolare, la malattia di Crohn e la rettocolite ulcerosa, patologie croniche, da cui non si guarisce, che possono essere anche molto invalidanti, ma che possono essere curate attraverso un attento controllo specialistico. I gastroenterologi Edda Battaglia, Ugo Giacobbe, Paolo Niola, Emanuela Rolle, Carlo Verna, diretti dal primario Mario Grassini, sono in prima fila (attualmente seguono la maggior parte dei 489 pazienti residenti nell’Astigiano) e si avvalgono quando necessario, in un’ottica multidiscipinare, del supporto di altri esperti: dalla dietologa alla psicologa, dall’anatomopatologo al pediatra, fino al chirurgo.
“I dati epidemiologici internazionali – spiega il dottor Grassini – indicano che l’Astigiano si colloca in un ambito di incidenza della malattia medio-alto: registriamo dai 120 ai 130 pazienti ogni 100 mila abitanti contro il dato di riferimento di 50-240 malati ogni 100 mila persone”.
Attualmente non si conosce la causa di queste patologie: le ipotesi più accreditate sono che esse derivino da multipli fattori che interagiscono tra loro (come quelli ambientali e la predisposizione genetica). A essere colpiti i pazienti appartenenti, in particolare, alle fasce di età tra i 20 e i 30 anni e tra i 55 e i 65 anni. “Per il riconoscimento della malattia – sottolinea Grassini – è importante che il medico di famiglia non trascuri i sintomi: bisogna dunque dedicare attenzione alla diagnosi precoce. Non farlo non significa pregiudicare in modo irreversibile lo stato di salute del paziente, ma essere consapevoli che, se non riconosciuta in tempo, la patologia è destinata ad aggravarsi”.
Sia la malattia di Crohn che la rettocolite ulcerosa necessitano di un sistema di diagnosi “multifattoriale”, che tiene cioè conto dell’integrazione di vari strumenti di analisi (esami, controllo endoscopico, parte clinica). Toccherà poi al gastroenterologi, fulcro del sistema diagnostico terapeutico, tirare le fila, vale a dire definire la corretta diagnosi e il percorso di cura di ciascun paziente.