Frammenti di cellulari, monete scivolate da tasche distratte, tappi gettati via e rimasti intrappolati nell’asfalto o nel cemento: insieme ad altri strani oggetti che si possono trovare incastonati nelle pietre da costruzione delle città, sono i “reperti” fossili della nostra epoca.
A questa loro presenza nei luoghi in cui viviamo è dedicata la mostra fotografica “Fossili urbani. Riflessioni semiserie sui processi di fossilizzazione” che sarà inaugurata venerdì 10 novembre, alle 18, nelle sale di esposizione temporanea del Museo Paleontologico.
Promossa da Parco Paleontologico Astigiano e Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Torino, con il patrocinio di Comune e Regione, la mostra resterà aperta fino al 4 febbraio nei seguenti giorni: da lunedì a giovedì 10-16, sabato, domenica e festivi 10-13/15-18 (chiuso venerdì, Natale e Capodanno). Ingressi: 3 euro (interi).
Nata dalla curiosità della fotografa Francesca Cirilli e dal confronto con i paleontologi dell’Università di Torino, l’esposizione è costituita da decine di immagini sugli oggetti fossilizzati e vuole  provare a rispondere a una domanda cruciale e complessa: che cosa rimarrà di noi tra un milione o cento milioni di anni? Come oggi nella pietra arenaria ritroviamo le conchiglie del mare pliocenico, in un lontano domani quali reperti racconteranno il nostro tempo e ci rappresenteranno?
“Ogni anno – indicano i promotori – vengono prodotti 1.600 milioni di tonnellate di asfalto, 3.400 miliardi di tonnellate di cemento e movimentati sedimenti pari a 3 volte quelli trasportati naturalmente da fiumi e torrenti. Strade e palazzi, integri o ridotti a macerie, costituiranno quindi una delle più durevoli evidenze geologiche dell’Antropocene, l’epoca che stiamo vivendo. La mostra è un invito a considerare i fossili come dati, archivi di informazioni, indipendentemente dalla loro bellezza o rarità; per questo nel gioco dei fossili urbani un tappo incastrato nell’asfalto è prezioso quanto un dinosauro. Per un paleontologo del futuro, a qualsiasi specie appartenga e da qualsiasi sistema interstellare provenga, quel tappo permetterà di raccontare la storia di chi lo ha prodotto: l’uomo. Sta a noi decidere quali resti siano i migliori testimoni della nostra epoca”.
L’esposizione, che ha un carattere itinerante, raccoglie gli scatti di Francesca Cirilli insieme a un gruppo selezionato di immagini amatoriali e documentarie. Dopo essere approdata nei più importanti musei di scienze italiani (Trento, Genova, Trieste, ecc.),  ad Asti ha trovato nuova linfa nelle immagini e testi curati dal Museo Paleontologico e dagli ideatori della mostra Francesca Lozar, Massimo Delfino e Marco Giardino, professori del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Torino.
E’ stato anche lanciato il concorso fotografico “Urban Fossil Hunter” con l’obiettivo di individuare e fotografare i reperti nelle strade, nelle pareti, negli interstizi delle città in cui viviamo o dei luoghi che attraversiamo. Sul sito www.astipaleontologico.it si possono visualizzare il regolamento e la pagina Facebook dell’evento.