arazziIl Museo degli Arazzi si farà: è stata approvata ieri dal consiglio comunale la pratica con cui il Comune accetta la donazione di 18 grandi opere e accoglie in prestito le 24 tessiture che completano la collezione messa a disposizione dall’artista astigiano Ugo Scassa: “un patrimonio unico al mondo che sarà esposto nei prestigiosi locali di Palazzo Alfieri e della palazzina di via Goltieri che ospitava la Biblioteca Civica, nel cuore della Città” commenta il sindaco Fabrizio Brignolo. “Con questa delibera –aggiunge il sindaco- abbiamo scongiurato il rischio di far perdere ad Asti l’ennesima ricchezza e anche il rischio di cadere nel paradosso, gettando alle ortiche le opere di un artista astigiano, apprezzato dai più grandi musei del mondo, se si pensa che gli arazzi di Ugo Scassa sono stati acquisiti ad esempio dai Musei Vaticani, dal Mobilier National di Parigi, dal Museo d’Arte Moderna di Roma dal Museo d’Arte Moderna di Firenze”. Le minoranze hanno duramente contestato la delibera ritenendo eccessivamente gravosi gli oneri assunti dal Comune e la pratica incompleta, per la mancanza di un’adeguata stima economico finanziaria dell’operazione e dei costi di gestione del museo. Il Comune, accettando la donazione, si impegnerà ad esporre per 25 anni le opere nei locali prescelti e a consentire all’artista, che ha 87 anni, e alla di lui moglie, di poter, per la durata della loro vita, continuare a utilizzare due dei sette telai donati al Comune per allestire il museo e di abitare nell’alloggio ricavato tra gli uffici e i magazzini del museo. L’amministrazione ha replicato che il museo viene realizzato praticamente senza costi, perché i locali sono stati ristrutturati con i fondi europei del progetto PISU e destinati genericamente ad attività culturali ed espositive; per gli allestimenti sono state recuperate tutte le strutture (pannelli, luci, telecamere di videosorveglianza) presenti nel precedente museo della Certosa, né il Comune spende denaro per trasloco e allestimento. Per quanto riguarda il futuro, la struttura entrerà nel circuito museale della Città che vene gestito “in economia”, spesso ricorrendo a lavoratori socialmente utili.