Ad Asti, così come in molte altre città del Piemonte, quella dello smog è una situazione critica ormai conclamata: ad appena tre mesi dall’inizio dell’anno ad Asti come in quasi tutti i capoluoghi piemontesi si è già oltre il bonus annuo di 35 giorni di superamento dei livelli di smog consentiti dalla legge. Ma a preoccupare è anche l’inquinamento acustico che ad Asti raggiunge livelli ben al di sopra di quelli consentiti dalla legge in tutti i punti monitorati. E anche se sembra un problema marginale, l’eccessivo rumore ha conseguenze dirette sul benessere e sulla qualità della vita e sta diventando sempre più una minaccia per la salute pubblica secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Per combattere smog e inquinamento acustico occorre un decisivo cambio di passo nel pensare lo sviluppo di una città: per questo Legambiente lancia la sua sfida alle amministrazioni delle città piemontesi per una nuova idea di mobilità che privilegi il trasporto pubblico locale; una mobilità fatta di aree pedonali e zone a traffico 30 per agevolare anche la ciclabilità nelle aree urbane. È questo il bilancio del Treno Verde, la campagna di Legambiente e del Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane – realizzata con la partecipazione del Ministero dell’Ambiente e Tutela del Territorio e del Mare – che chiude la sua tappa ad Asti. I dati del monitoraggio e le proposte contro smog e rumore sono state presentate questa mattina in conferenza stampa da Mariateresa Imparato, portavoce Treno Verde; Fabio Dovana, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta; Fabrizio Bo, amministratore di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta; Giancarlo Dapavo, presidente Legambiente Asti, alla presenza di Francesca Raciti, direttore divisione trasporto regionale Piemonte Trenitalia; Alberto Maffiotti, ARPA Dipartimento di Alessandria ed Asti e Ennio Cadum, ARPA Piemonte. “Come ogni anno il Treno Verde segue un programma di monitoraggio della qualità dell’aria nelle città italiane per ribadire la necessità che questa diventi una priorità di governo, a scala locale, regionale e nazionale – dichiara Mariateresa Imparato, portavoce del Treno Verde -. Le città sono, infatti, il centro della sfida climatica in tutto il mondo, perché è nelle aree urbane che si produce la quota più rilevante di emissioni. I contenuti previsti nelle misure antismog devono però essere pensati in maniera diversa e garantire un diverso modo di pianificare gli spazi nelle aree urbane, investimenti nella riqualificazione e nell’innovazione nell’edilizia e nel riscaldamento, sistemi di mobilità innovativi e investimenti sul verde urbano”. Che sullo smog la situazione sia critica, sia per la città di Asti che per gli altri capoluoghi del Piemonte, lo dimostrano i dati ufficiali. Anche se siamo appena a marzo, ad Asti si è già oltre il limite annuale dei 35 giorni di superamento dei livelli di smog, nelle due centraline della città (Baussano con 43 giorni e D’Acquisto con 37 giorni). Solo nelle ultime settimane, con l’arrivo della bella stagione, la situazione sta rientrando nelle normalità con valori medi giornalieri al di sotto del limite. “Il traffico continua ad essere il primo responsabile della pessima qualità dell’aria che si respira ad Asti e i rilevamenti del Treno Verde testimoniano come una mobilità insostenibile abbia effetti negativi anche sull’inquinamento acustico –dichiara Giancarlo Dapavo, presidente di Legambiente Asti-. Chiediamo a chi si candida ad amministrare la città per i prossimi anni di esprimersi in modo chiaro su quali provvedimenti, qualora fosse eletto Sindaco, intenda adottare per favorire una Mobilità Nuova che metta al primo posto piedi, bici e trasporto pubblico”. Situazione critica anche a livello regionale dove molte città hanno già superato il bonus dei 35 giorni: le 5 centraline di Torino avevano tutte sforato il limite annuale già a fine febbraio, e nel corso dell’ultimo mese le cose sono continuate a peggiorare (Consolata 46, Grassi 51, Lingotto 43, Rebaudengo 54, Rubino 40). Ad Alessandria la centralina “D’Annunzio” ha raggiunto i 43 giorni, mentre quella di “Volta” è ferma a 34 giorni. A Vercelli la centralina “Gastaldi” ha raggiunto i 39 giorni mentre quella Coni è ferma al momento a 28. Novara (stazioni di Roma e Verdi) è arrivata a 30 e 24 giorni di sforamento, mentre le centraline di Verbania, Cuneo e Biella, pur non raggiungendo i livelli critici registrati negli altri capoluoghi, hanno registrato comunque un’inversione di tendenza negativa. “I valori registrati da inizio anno nelle città piemontesi non fanno altro che confermare l’urgenza di importanti politiche antismog su cui Regione e Comuni non possono più prendere tempo -dichiara Fabio Dovana, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta-. Occorre puntare ad una forte riduzione del traffico privato nei centri urbani offrendo alternative competitive nel trasporto pubblico e nella mobilità non motorizzata. Una strada segnata, intrapresa da gran parte delle città europee che si sono poste l’obiettivo di liberare le città dalle automobili. Per questo, oltre a sollecitare la Regione ad arrivare finalmente ad un aggiornamento ambizioso del Piano regionale antismog chiediamo vengano date garanzie sui tempi di riattivazione delle linee ferroviarie sospese a partire dal 2010 che hanno obbligato tanti pendolari ad usare per i propri spostamenti quotidiani mezzi motorizzati privati, impattanti non solo sulla qualità dell’aria ma anche sul bilancio familiare”.