Paesaggio del Comune di Asti (AT) – Piazza Vittorio AlfieriSi è svolta nei giorni scorsi l’asssemblea dei soci di astiturismo – Atl per un confronto sulle modifiche alla legge Regionale 75 del 1996, ovvero la legge che decretò la chiusura delle Apt (enti regionali) e l’avvio del sistema delle Atl (consorzi a partecipazione pubblica e privata).  Con la riforma che si accinge ad essere portata in Giunta Regionale dall’assessore Antonella Parigi, verrebbe creato un nuovo organismo regionale di coordinamento e le Atl verrebbero unite per aree prodotto con l’istituzione di sei distretti turistici e l’accorpamento di Asti ad Alba. All’assemblea di AstiTurismo – Atl è intervenuta l’assessore Parigi spiegando le ragioni che stanno alla base di questo riordino, ovvero l’aggregazione di servizi e un sistema di promozione che operi oltre i confini amministrativi e che metta insieme aree omogenee; un “adeguamento” ha spiegato l’assessore “che coinvolge tutto il Paese perché le Regioni stanno lavorando con il Governo per un sistema turistico nazionale più efficiente. Il Piemonte è infatti una delle poche regioni che in questi anni ha registrato un trend positivo, mentre il resto d’Italia ha perso importanti quote di mercato”. Una riforma che però lascia alcune incertezze, perché la nuova grande Atl Unesco, che in un primo momento sembrava potesse includere anche l’Alessandrino, verrebbe istituita ad Alba portando così a due le Agenzie turistiche in Provincia di Cuneo e nessuna nell’Astigiano dove peraltro i Comuni interessati dal riconoscimento Unesco sono 41 a fronte dei 29 dell’Albese e 31 in provincia di Alessandria. Tre le domande che la presidente dell’Atl di Asti, Maria Teresa Armosino ha posto all’assessore Parigi al fine di approfondire meglio il futuro del turismo astigiano c’è stata la sorte delle sedi operative sui territori delle Atl che vengono sostanzialmente cancellate, quali e quante le possibili risorse che resterebbero al territorio e come verrebbero ripartite tra Asti e Alba e, infine, come verranno gestiti i crediti nei confronti della Regione. “L’ATL di Asti ha un bilancio di estremo equilibrio – ha specificato Armosino  – un modello di cauto e buon operato che non vorremmo venisse penalizzato”. Rassicuranti le risposte dell’assessore Parigi che ha garantito la sopravvivenza di unità locali per i servizi di accoglienza e il pagamento dei contributi che le Atl attendono da tempo, precisando inoltre che verranno garantiti tutti i posti di lavoro. Meno chiare, in questa fase, ancora le destinazioni delle risorse economiche “Ci sarà un fondo comune che sarà in capo alla nuova Atl, mentre sui territori si lavorerà per centri di costo – ha detto Parigi – Ovviamente alla legge seguirà un piano di fattibilità e le ATL avranno piena autonomia nell’organizzarsi”. Risposte che però non hanno accontentato diversi soci di AstiTurismo che vedono in questo progetto di legge, troppo vago su alcuni aspetti e troppo preciso su altri, un impoverimento del territorio astigiano. Vivaci pertanto le reazioni, con una vera e propria levata di scudi e un caloroso invito all’Assessore affinché riveda l’imposizione d’ufficio della sede ad Alba. Chiaro l’intervento di Domenica Demetrio, rappresentante della Regione Piemonte nel Cda, che a tal proposito ha chiesto quale criterio è stato utilizzato. “In fondo- dice Demetrio –  Asti è capoluogo di Provincia e ha visto crescere i flussi turistici in modo considerevole in questi anni”. Così come quello di Mario Sacco, vice presidente ATL, che vede in questo progetto “vanificati anni di lavoro e di collaborazioni con Alessandria che verrebbe esclusa da questo progetto di grande ATL del Sud Piemonte. Da parecchio tempo Asti e Alessandria lavorano insieme per la promozione del Monferrato, in questo modo si disperde tutto il lavoro fatto fino ad oggi”. Tesi che trova anche il supporto di Andrea Cerrato, assessore al Turismo del Comune di Asti il quale precisa “che con Alessandria si sono fatti grandi passi avanti, sarebbe un balzo indietro di almeno tre anni”. Entra nel merito anche Andrea Sodano, rappresentante della Fondazione Cr-Asti, “percepisco nella Regione un atteggiamento impositivo e non sussidiario. Si potrebbe dire che si rimanda ad un accordo tra le parti la scelta di una sede e non imporla per legge”. Nessun commento da parte del sindaco di Asti che, interpellato, non si è espresso. Ferma la risposta dell’assessore Parigi: “La sede non posso cambiarla, posso però affermare che ci sarà un ruolo nel CDA per Asti, o addirittura si potrebbe pensare di dare ad Asti la Presidenza. Alessandria rappresenta un territorio diverso. Asti e Alba sono molto più omogenee e si integrano meglio. Alba deve diventare l’hub dal quale poi far partire flussi turistici su tutta l’area Unesco”. Affermazione che ha fatto sobbalzare più di uno degli intervenuti e alla quale Mario Sacco ha risposto dicendo “che non si possono barattare un territorio e dei servizi in cambio di una poltrona. Si tratta di capire se si vuole passare ad un sistema turistico per prodotti, oppure restare per destinazioni, sistema che finora ha premiato la Regione come confermano i dati”. Interventi supportati anche da alcuni sindaci del territorio nella vivace discussione che ne è seguita, molti dei quali concordi nel sostenere che Asti e il suo territorio, che per valori numeri rapportati all’offerta ricettiva locale non hanno nulla da invidiare ad altre destinazioni, necessitano di investimenti, garanzie e non di perdere ulteriore prestigio o di essere inutilmente umiliati: una legge che a conti fatti penalizza Asti, Novara e Biella, dove, ad eccezione di quest’ultima, è doveroso ricordarlo, si sono registrate le percentuali di crescita turistica più elevate.