“Tu prova ad avere un mondo nel cuore e non riesci ad esprimerlo con le parole…” Correva l’anno 1978, e quel contrastato testo, anticipatore, di De Andrè (1971), riassumeva perché la riforma psichiatrica di quel maggio fosse così importante per la vita di tante persone, segregate, costrette, impedite, e purtroppo maltrattate come tanta cronaca negli anni a seguire rivelò. Si chiudevano i manicomi, non subito, nascevano i servizi di territorio, si affermava il diritto alla cura.

Ora, a 40 anni di distanza, un tempo ragionevole per prendere sul serio quel che avvenne, l’Assessorato Politiche sociali di Asti, Provincia di Asti e ASL At intendono ripercorrere le tappe di attuazione nella nostra Provincia della legge 180, “Accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori”, titolazione anonima dato l’argomento evidentemente “spinoso” per l’epoca.

Saranno una serie di appuntamenti tra maggio e ottobre prossimi, per ricostruire una storia locale non priva di particolari, che coinvolse Istituzioni, associazioni, volontariati per far crescere diritto e cura. Principi oggi dati per accettati ma il cui raggiungimento fu il frutto di impegno e confronti talora accesi ma sempre fecondi  e costruttivi.

“Non dimentichiamo – richiama Ida Grossi presentando l’iniziativa – che dentro un clima generale di  innovazione e di tutela della salute, sempre  in quell’anno decollò l’auspicata Riforma sanitaria (legge 833) che recependo il sapere e il dibattito in corso  è rimasta tuttora un punto di riferimento per tutto quel che avvenne dopo”.

Con la Riforma Basaglia, dal nome dello psichiatra che portò avanti coraggiosamente il disegno di de-istituzionalizzazione, la persona affetta da malattia mentale non è più “pericolosa” tout court, ha diritto alla cura nella comunità, di norma in regime volontario. Cambia il lessico, e lui diceva, sapendo che cosa voleva dire, “Aprire l’istituzione non è aprire una porta, ma la nostra testa di fronte a questo malato”.

Il percorso astigiano di rilettura dell’applicazione della legge 180 confluirà in una pubblicazione curata dal Nodo antidiscriminazioni della Provincia di Asti, facente capo al Segretariato sociale della Città di Asti. Chi per sua esperienza, coinvolgimento, attività culturale, istituzionale o dal basso, ha qualche cosa da raccontare potrà indirizzare il suo contributo per contribuire a ridare parola e contenuti al presente e a quanti quella storia hanno vissuto.

“Non è un’ iniziativa per togliere la polvere da una superficie – affermano il Sindaco Maurizio Rasero e l’Assessore Mariangela Cotto-. La riforma Basaglia fu un passepartout perché dietro “il matto” (era la canzone di De Andrè) c’erano e perdurano tante altre “diversità”, culturali, sociali, di genere, di comportamento, di scelte di vita che la società iniziò ad affrontare. Sono cambiati i Servizi, siamo migliorati tutti noi. Ma molto resta da fare”.

Perché come raccomandava Franco Basaglia “visto da vicino nessuno è normale”.