Presentato in Municipio ad Asti il Nodo antidiscriminazioni locale, un presidio reale, importante, che rientra nell’attuazione  di due importanti leggi regionali: la 5/2016 per il contrasto alle discriminazioni e la parità di trattamento in relazione alle differenze e la legge 4/2016 riguardante la violenza di genere. Una risposta per contribuire a far emergere il sommerso connesso alla violenza e le intimidazioni che sovente si accompagnano.

 

La scelta di essere Nodo era stata deliberata dalla Giunta comunale il 31 ottobre in coincidenza della fiaccolata a ricordo del giovane che si è tolto la vita il 3 agosto scorso perché vittima di discriminazione omofobica.

Si può essere discriminati in molti modi,  il genere, l’orientamento sessuale, la disabilità, l’età, la religione, la provenienza, l’orientamento discriminante. “Aspetti, come si dice a volte in modo retorico – ha spiegato l’assessore regionale alle Pari Opportunità Monica Cerutti presentando il provvedimento – che anzichè essere un valore per la comunità divengono elemento di discriminazione. Questa è una legge che vogliamo far vivere, soprattutto per rilevare il fenomeno per cui diventa fondamentale l’azione dei Nodi  in ciascuna provincia”.

Questo quinto nodo provinciale piemontese attivato, farà capo al Comune di Asti e intende essere uno strumento con la funzione di ascolto, di sportello e di antenna, ciascuna specificata da azioni specifiche per affermare la cultura del rispetto.

Il sindaco Maurizio Rasero ha detto: “Abbiamo la convinzione che questa scelta sia utile per la sua funzione di aiuto, sostegno, una possibilità per essere accolti e ascoltati,  per  mostrare la tenuta del vivere civile nel nostro territorio”.
Tutte e due le leggi regionali sono finanziate, in particolare la legge 5 prevede un fondo a sostegno delle vittime di discriminazione  per essere accompagnate economicamente e riconoscere un patrocinio legale. Il Nodo locale non è semplicemente una dichiarazione di intenti ma è una risorsa concreta, perché identifica un luogo,  offre la possibilità di denunciare, costruire politiche di prevenzione, far emergere il positivo di quanti lavorano sull’argomento, Istituzioni e associazioni, e restituire l’immagine di una comunità sana”.

Sede fisica del Nodo saranno il Segretariato sociale,dell’Assessorato Politiche sociali in Via Natta. Si potrà segnalare telefonicamente o essere accolti, su appuntamento per raccontare episodi o il sentirsi vittima di discriminazione, cui seguirà l’eventuale presa in carco e quel che ne consegue. Anche comunicando con la piattaforma ministeriale  o ai riferimenti di tutela già esistenti  quali il Difensore civico, il Garante delle persone ristrette della libertà e il Garante dell’Infanzia e adolescenza. Il Nodo svolgerà anche una funzione di osservatorio e di attenzione all’ utilizzo del linguaggio pubblico e sui media.

Importante sarà il contributo dei Punti informativi forniti da soggetti diversi, capaci di essere una lente di ingrandimento del fenomeno e che potranno trovare un riferimento nella Banca del Dono di piazza Roma 8.

Si potrà aderire formalmente per essere “antenna”, con esplicita manifestazione di interesse, di cui sarà data comunicazione  a breve, enti o istituzioni pubbliche, organizzazioni della rappresentanza delle parti sociali e private senza scopo di lucro con sede nella provincia di Asti. Prevista una formazione obbligatoria.

Presenti all’incontro Salvatore Puglisi, comandante della stazione Carabinieri di Asti e il Vice prefetto Paolo Ponta. Sua un’analisi meditata  “Si prende di mira chi è minoranza, chi è diverso. Al di là delle emergenza dobbiamo pensare che la nostra è una società sempre più interculturale, sempre più interconfessionale. Asti  presumibilmente non discrimina stando alle statistiche, ma bisogna stare attenti e vigiliare perche la discriminazione come la violenza  è molto più sottile e insinuante per cui sono importanti queste reti e questi nodi”.