Il Cardinale Angelo Sodano oggi compie 90 anni e ha deciso di festeggiare questo importante traguardo ad Asti, nella Collegiata di San Secondo, proprio dove nel 1978 fu ordinato vescovo.

Alla celebrazione, “una bella festa di famiglia”, come l’ha definita il vescovo di Asti Francesco Ravinale, hanno preso parte le massime autorità cittadine, ma anche i sacerdoti della Diocesi, il cardinale Severino Poletto, monsignor Alfonso Badini Confalonieri, vescovo di Susa, l’astigiano monsignor Giuseppe Cavallotto, vescovo emerito di Cuneo e Fossano e monsignor Edoardo Cerrato, di origine astigiana, vescovo di Ivrea.

Anche papa Francesco ha voluto ricordare l’importante traguardo con un messaggio particolare di auguri.

Proprio il Cardinal Sodano, nell’Omelia, ha ripercorso tutta la sua vita, da quel 23 novembre del 1927 quando venne alla luce a Isola d’Asti.

 

L’Omelia

“Nella liturgia v’è un canto che fin dai primi secoli della Chiesa risuona nelle nostre comunità: è il canto del “Te Deum”, che ci invita a lodare Dio in momenti particolari della nostra vita: “Noi ti lodiamo come nostro Dio, noi ti proclamiamo come nostro Signore!”.
Oggi per cantare quest’inno, io sono ritornato volentieri fra voi, in un giorno tipico della mia vita, accogliendo l’invito fraterno rivoltomi dal nostro caro Vescovo Mons. Francesco Ravinale e dal Parroco di questa comunità di S. Secondo, Don Giuseppe Gallo. Fin d’ora li ringrazio per aver organizzato quest’incontro di preghiera con tutti voi.
Un saluto particolare vorrei poi rivolgere ai Confratelli Vescovi e Sacerdoti che hanno voluto venire a concelebrare con me in questa Santa Messa di ringraziamento. Vedo poi intorno a quest’altare molte persone care, familiari, autorità, amici e conoscenti, che nel nome della comune fede in Cristo hanno voluto venire qui a pregare con un figlio di questa nostra terra astigiana, in un momento particolare della sua vita.
Proprio oggi, come in un film, passano dinnanzi a me molte date della mia vita, da quando, proprio il 23 novembre del 1927, nascevo ad Isola d’Asti in una famiglia cristiana a cui tanto devo. Pochi giorni dopo mi giungeva un altro grande dono, quello del Battesimo, che mi introduceva nella grande famiglia dei figli di Dio.
Oggi poi ripenso a tutti i doni ricevuti dal Signore nel periodo dell’infanzia e della gioventù, fino alla grazia del sacerdozio, conferitomi dal compianto Vescovo di Asti Mons. Umberto Rossi, il 23 settembre del 1950.
Cominciò allora la mia vita sacerdotale, passata dapprima nella nostra cara diocesi astense e poi al servizio della Chiesa universale.
Quando poi, all’inizio del 1978, il Papa Paolo VI di venerata memoria volle chiamarmi all’Episcopato, chiesi ed ottenni di essere ordinato Vescovo proprio qui, in questa nostra bella Chiesa di S. Secondo e di qui poi partii per le varie missioni nel mondo, che via via mi venivano affidate.
Una sorpresa fu poi per me, quando il Papa Giovanni Paolo II volle richiamarmi a Roma, come suo collaboratore nella Segreteria di Stato, conferendomi poi l’immeritato onore di far parte del Collegio Cardinalizio.
Certo il lavoro d’ufficio è un po’ diverso da quello di chi fatica direttamente nelle nostre comunità cristiane, ma avevo ben presente l’insegnamento che S. Paolo già dava ai primi cristiani, come leggiamo nella lettera ai Corinzi: “Vi sono diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversità di ministero, ma uno solo è il Signore; vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio che opera tutto in tutti” (1 Cor 12,4).
Ora, giunto all’età di 90 anni, potrei ripetere la preghiera di cui ci parla il Vangelo di S. Luca e cioè la preghiera del vecchio Simeone, che dopo aver potuto vedere il Bambino Gesù esclamò: “Adesso congeda il tuo servo, o Signore, poiché i miei occhi hanno visto la tua salvezza (Luca 2,29).
Oggi, a questa preghiera di ringraziamento ci hanno poi spinti le due letture, che or ora sono state proclamate. Nella prima lettura è stato l’Apostolo Paolo che ci ha invitato a “cantare a Dio di cuore e con gratitudine salmi, inni e cantici spirituali”. Nel Vangelo abbiamo poi ascoltato le celebri parole del “Magnificat” con le quali Maria Santissima ringraziava il Signore per tutti i doni ricevuti. E sono le parole di ringraziamento che oggi sgorgano pure dal mio cuore: “L’anima mia magnifica il Signore ed il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore”.
* * *
Fratelli e Sorelle nel Signore, terminando queste parole che mi sono sgorgate dal cuore, sento il dovere di rivolgere anche un saluto a tutti coloro che oggi, non hanno potuto essere qui con noi, perché ammalati, stanchi, disorientati, o comunque provati dalle difficoltà della vita. A loro vorrei inviare da quest’altare un messaggio di speranza, dicendo loro: “Voi non siete soli, il Signore vi è sempre vicino”. Ancor oggi Egli ci rinnova l’invito che un giorno rivolse ai suoi contemporanei: “Venite a me, voi tutti che siete affaticati e stanchi ed io vi darò ristoro” (Mt 11,28).
E’ la speranza cristiana che deve sostenerci. Senza speranza non si vive. E’ ciò che ci ha ricordato recentemente il Papa Francesco in un suo discorso in Piazza S. Pietro, il 20 settembre scorso, dicendo: “Dove Dio ti ha seminato, spera! Sempre spera. Non arrenderti alla notte: ricorda che il primo nemico da sottomettere non è fuori di te: è dentro. Pertanto, non concedere spazio ai pensieri amari, oscuri. Questo mondo è il primo miracolo che Dio ha fatto, e Dio ha messo nelle nostre mani la grazia di nuovi prodigi. Fede e speranza procedono insieme. Credi all’esistenza delle verità più alte e più belle. Confida in Dio Creatore, nello Spirito Santo che muove tutto verso il bene, nell’abbraccio di Cristo che attende ogni uomo alla fine della sua esistenza; credi, Lui ti aspetta… Vivi, ama, sogna, credi. E con la grazia di Dio, non disperare mai” (cfr. L’Osservatore Romano del 21 settembre 2017).
Con Cristo c’è poi sempre accanto a noi sua Madre Maria, che noi invochiamo come “speranza nostra” nella bella preghiera mariana della “Salve Regina”.
Con queste parole che mi sono uscite dal cuore vi saluto tutti fraternamente, nella speranza di poterci ritrovare un giorno insieme nella patria eterna del Paradiso”.