Quelli del censimento sui locali commerciali sfitti del centro storico sono dati che parlano da soli. Per il quarto anno consecutivo la Confesercenti Asti ha portato a termine un’indagine scrupolosa riguardante i negozi chiusi, causa crisi economica e caro affitti, scoperchiando il vaso di Pandora su una realtà problematica.
L’incremento di chiusure in un anno è stato dell’8.5% che vuol dire 180 attività che hanno cessato il lavoro. Una situazione che coinvolge circa 450 persone e che intimorisce sempre di più. Se i dati astigiani sono in media rispetto a quelli nazionali, la situazione rimane sempre critica dando vita a una serie di riflessioni e mea culpa anche da parte delle associazioni di categoria.
“La gestione economica improntata alle grandi società e alle grandi dimensioni ha sicuramente danneggiato la piccola impresa – spiega Mauro Ardissone, presidente di Confesercenti Asti -. Se si considera il fatto che in una realtà come Asti i grandi centri commerciali vengono costruiti tutti fuori città, ecco spiegato lo spopolamento del centro, con l’inevitabile chiusura dei piccoli esercizi commerciali. Anche i negozianti hanno però le loro colpe. Questo è un lavoro per il quale ci si deve aggiornare, si deve studiare e per il quale bisogna prestare la massima attenzione alle tendenze di mercato”.
Anche il caro affitti non gioca certo a favore dei piccoli imprenditori. I dati forniti dalla Confesercenti parlano di un costo pari al 20% del fatturato: facendo un esempio concreto, per un negozio di 50 mq, nella zona di corso Alfieri, piazza San Secondo, si arriva a sborsare fino a 5 mila euro mensili. La situazione astigiana è di quelle che fanno, però, paura. Quest’anno i negozi chiusi nell’area di piazza Torino, piazza Roma sono 14 (con un +3 rispetto ai 12 mesi precedenti). La zona più critica risulta essere quella del vecchio ospedale con l’addio a 16 esercizi commerciali (+4), mentre fra piazza Alfieri e piazza I maggio sono stati 18 (+3). In linea teorica si tratterebbe della dipartita di circa il 20% di tutti i negozi del centro storico (sono circa un migliaio) e i dati, senza una soluzione a portata di mano, rischiano di peggiorare nel giro di pochi anni.